“1989 (Taylor’s Version)” è ufficialmente disponibile

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L’uscita di “1989 (Taylor’s Version)” ha reso il 27 ottobre 2023 un giorno di importanza mondiale (credete che scherzi? Fate un giro su Instagram)

“1989 (Taylor’s Version)” è la quarta ri-registrazione nel suo programma di pubblicazione non cronologico. È stato preceduto da “Speak Now” (originariamente del 2010, ri-registrato nel 2023), “Red” (2012; 2021) e “Fearless” (2008; 2021).

L’assenza di un ordine cronologico delle uscite, soprattutto nel caso di questo album, potrebbe essere dovuta alle numerose cause di plagio che vedono protagonista il pezzo principale dell’album “Shake it off” anche se attualmente sono state abbandonate.

Taylor’s Version, perché? Una breve digressione

Risale al 2019 la decisione di Taylor di reincidere i propri album registrati con la Big Machine dopo che quest’ultima ha venduto i master a Scooter Braun che ora possiede a tutti gli effetti il controllo sulla musica registrata alla Big Machine.

Ed è a questo punto che Taylor inizia a servirsi dei social media per rendere pubblico quello che è successo a proprie spese, dato che, da quanto affermato dalla cantante, ha sempre cercato di comprare i master dalla Big Machine, ricevendo sempre rifiuti.

Da questo momento in poi si susseguiranno una serie di battute e rimandi sui social, dove ogni parte, compreso Scott Barchetta, il proprietario della Big Machine, prende le parti di Scooter Braun affermando che in realtà, è stata proprio Taylor a non voler avere alcun tipo di scambio di opinione con loro.

La risoluzione? Beh, l’idea della reincisione degli album arriva proprio dal web e nello specifico da un post di Kelly Clarkson che le consiglia semplicemente di riprendere i suoi vecchi lavori, registrarli nuovamente aggiungendo nuovi pezzi, così che i fan non avrebbero più avuto motivo di acquistare le vecchie versioni.

E il resto è storia.

L’album “1989 (Taylor’s Version)”

In questa nuova versione di “1989” Christopher Rowe torna nelle vesti di produttore per un sodalizio con la Swift già iniziato dai precedenti album usciti appunto come Taylor’s Version. Ne esce un suono più ricco dalla precedente versione del 2014, che accompagna una voce più matura e concentrata della cantante.

L’uscita della rivisitazione di “1989” offre due possibilità molto importanti: la prima è per i fan che già amanti della prima versione, si ritrovano con una attualizzazione di un album storico e l’aggiunta di nuovi pezzi.

Mentre la seconda possibilità è squisitamente dedicata a chi all’epoca ancora non la seguiva, dando così modo (grazie al clamore dietro questa uscita) di accedere all’ascolto di un album che ha segnato la carriera della Swift.

E se nel 2014, anche secondo le parole della stessa Taylor, l’album voleva essere ricco di riferimenti agli anni ’80, riascoltarlo ora suona in realtà come rappresentativo degli anni 2010 e oltre, con un talvolta troppo duro e secco synthpop.

Nel complesso però l’album, escludendo le 5 nuove tracce, risulta abbastanza fedele alla versione originale del 2014. Se non fosse per una voce più matura e calda e una sonorità che da più spazio al basso rispetto alla prima versione, non sarebbe così semplice distinguere una versione dall’altra.

I grandi successi di 1989

Chi ricorda i numerosi rimandi dei brani di “1989” alla vita personale di Taylor? Facciamo un breve riassunto e capiamo come i cinque pezzi inediti si incastrino così bene a quelli già pubblicati in precedenza.

Welcome to New York” il pezzo di apertura dell’album è un omaggio, un racconto di come la città l’abbia fatta sentire al suo arrivo e di cosa provi durante la sua permanenza. The lights are so bright, but they never blind me, me | Welcome to New York, it’s been waitin’ for you.

Blank Space” è una vera e propria bomba di autoironia ispirata al modo in cui la stampa la dipinge, una serial dater, una fidanzata pazza e possessiva che rende impossibile la vita dei propri fidanzati. Lo spazio bianco è appunto quel posto in cui Taylor è pronta a scrivere il nome del suo prossimo fidanzato. Got a long list of ex-lovers | They’ll tell you I’m insane | But I’ve got a blank space, baby | And I’ll write your name.

Style” e “Out of the Woods” sono due pezzi che possono essere accomunati, se non per altro, dalla persona da cui prendono spunto i testi: Harry Styles, suo ex fidanzato.

Contemporaneamente proprio “Style” è considerata quasi all’unanimità la canzone pop per eccellenza, grazie ai 96 BPM e al cantato che si fondono in un pezzo vincitore di numerosi premi.

Shake it Off” è probabilmente il pezzo più conosciuto, cantato e ballato dell’intero album. Il brano ha debuttato negli USA al primo posto della Hot 100 con 544.000 copie vendute. Riprende nuovamente i temi di “Blank Space” facendo però un passo in avanti.  

Se i detrattori la dipingono come una persona che usa gli ex per andare a ballare ai Grammy, lei risponde che non bisogna prendere troppo sul serio le critiche, ma scrollarsele di dosso.

Clean” è probabilmente il pezzo che, sebbene meno conosciuto degli altri, racchiude in sé una potenza espressiva in cui la maggior parte di noi si può ritrovare.

C’è un periodo brutto, un periodo di una relazione tossica, un momento duro della vita: ma ad un certo punto ti senti libero, pulito e puoi ricominciare a respirare. Questo è il pezzo che, nel 2017, ha cantato a pieni polmoni dedicandolo alla propria vittoria in tribunale nel caso di molestie sessuali.

Le cinque tracce bonus “From The Vault”

I cinque pezzi inediti inseriti in questa versione lasciano un attimo spiazzati. La qualità espressiva e l’interpretazione, sempre impeccabili, non sono però, in alcuni punti, sufficienti per coprire le tematiche già masticate in altri brani che a questo punto risultano forse ridondanti.

Facendo il confronto per esempio con “Blank Space” i testi delle “From The Vault” non sono così taglienti e nitidi fatta forse eccezione per “Slut!” che le si accosta volutamente riprendendone i temi e denunciando nuovamente lo Slut Shaming a cui è stata sottoposta per diversi anni (e che ancora non riesce a togliersi di dosso).

Say Don’t Go” è stata scritta ormai 10 anni fa da Taylor Swift assieme alla pluripremiata Dianne Warren. Ad un primo ascolto suona quasi “banale”, passatemi il termine. Il pezzo non sembra infatti realmente aggiungere qualcosa a livello stilistico.

E non sembra farlo nemmeno a livello tematico. Con un secondo e terzo ascolto però si comprende la scelta di “tirarlo fuori dal cassetto” e finalmente regalarlo agli ascoltatori: è un pezzo quasi lirico in cui, diverse esperienze si fondono.

Now We Don’t Talk” e “Suburban Legends” sono probabilmente i due pezzi più in linea con la Taylor del 2014, ricalcando le sue tipiche analisi quasi forensi di relazioni malsane e tossiche. Forse quasi una sorta di ponte di collegamento all’ultimo pezzo inedito, un po’ più fortino dei precedenti.

Is it Over Now” è il pezzo migliore dei nuovi proposti. Più potente delle canzoni sulla rottura già contenute in “1989” e più arrabbiato e pungente. If she’s got blue eyes, I will surmise that you’ll probably date her | You dream of my mouth before it called you a lying traitor | You search in every model’s bed for somethin’ greater, baby.

a cura di
Sara Alice Ceccarelli

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Sara Alice Ceccarelli

Giornalista iscritta all’ODG Emilia Romagna si laurea in Lettere e Comunicazione e successivamente in Giornalismo e Cultura editoriale presso l’Università di Parma. Nel 2017 consegue poi un Master in Organizzazione e Promozione Eventi Culturali presso l’Università di Bologna e consegue un attestato di Alta Formazione in Social Media Management presso l'Università di Parma. Ama il giallo e il viola, possibilmente assieme e vive in simbiosi con il coinquilino Aurelio (un micetto nero). La sua religione è Star Wars. Che la forza sia con voi.

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