Hackney Diamonds: il ritorno dei Rolling Stones

Hackney Diamonds: il ritorno dei Rolling Stones
Condividi su

Dopo ben 18 anni i Rolling Stones tornano con un nuovo disco, Hackney Diamonds, che tutti aspettavamo. E i ragazzacci non sono per niente bolliti ma hanno ancora degli assi da giocare nelle loro maniche

Maledetto Keith Richards. Deve aver fatto un patto col diavolo come il leggendario Robert Johnson. Si narra che il bluesman fosse un musicista abbastanza scarso negli anni ’20. Poi, dopo un incontro col diavolo nel leggendario crossroads, Johnson incantò tutti con una tecnica fuori dal comune. Da quel momento fu sancita la nascita del rock’n’roll. Una maledizione che si è protratta fino ai giorni nostri, fra alcool, droghe e scandali vari. Ma mentre Robert Johnson fu il primo a cadere nel club dei 27 (che annovera, fra gli altri, Jimi Hendrix, Kurt Cobain, Janis Joplin, Jim Morrison, Amy Winehouse) il vecchio Keith è ancora là, e dà un giro a tutti quanti.

«Tutto quel che faccio è un tributo a Charlie. Mi è impossibile registrare qualcosa e non pensare a Mr. Watts che ci mette sotto il suo backbeat. Quanto mi manca!»

Keith Richards

Dedicated to Charlie

E già. Il buon Charlie Watts, il leggendario batterista dei Rolling Stones, è venuto a mancare il 24 agosto 2021. Chi fa parte di una band, come me, dopo tanti anni, prova commozione ed empatia con le parole di Keith Richards. Il suono di un batterista come Watts, così maledettamente personale e “unico”, è insostituibile. Ti entra nella testa e, quando suoni con la band, sembra come un puzzle che si incastra perfettamente col cuore e le intenzioni, il feeling e tutto il resto.

Per la verità Charlie Watts è presente nel disco in due brani registrati nel 2019:  Mess It Up e Live by the Sword. E, come il completamento del puzzle di cui sopra, sempre in Sword al basso abbiamo Bill Wyman. Per un attimo abbiamo la line up completa degli Stones dei tempi di Some Girls (1978).

Superospiti al cospetto

Ma non solo. Con Hackney Diamonds i Rolling Stones hanno fatto le cose in grande includendo musicisti come Lady Gaga (in uno stupendo duetto con Mick Jagger in Sweets Sounds of Heaven), Elton John (che suona il piano in Live By the Sword), Stevie Wonder ( alle tastiere per Sweet Sounds of Heaven) e nientepopodimenoche sir Paul McCartney (al basso su Bite My Head Off) che compare per la prima volta in un disco degli Stones (dopo sessant’anni di presunta rivalità coi Beatles). E, attenzione, Bite My Head Off non è esattamente un brano della serie come eravamo fighi nei sixties ma un vero e proprio pezzo punk, forse il più sfacciato e diretto dell’intero disco.

Non è facile spiegare il ritorno di questi signori ormai ottantenni, che, malgrado acciacchi e pancetta prominente ( tranne forse per il sempreinforma mr. Mick Jagger) tirano fuori le loro chitarre e producono magie che neanche Harry Potter.Questo disco non è stato concepito per essere un prodotto della serie “io so io, faccio finta di essere ancora negli anni 70 e, se non vi va bene, ce ne sbattiamo altamente“. Perché alla produzione abbiamo Andrew Watt, un trentaduenne che ha vinto Grammy e lavorato con gente come Miley Cyrus e Ozzy Osbourne. Il povero Watt ha dovuto fare una cernita fra più di cento demo.

Il disco

Se vi state chiedendo che caspiterina significa Hackney Diamonds eccovi serviti: Hackney è una zona di Londra e si riferisce ai sabato sera in cui ti senti violento e pronto a spaccare cose. Come ad esempio il parabrezza di un’auto con le conseguenti schegge di vetro che cadono a terra. Non proprio un esempio politicamnete corretto ma, se ci pensate bene, coerente con lo spirito di ragazzi cattivi che gli Stones hanno sempre avuto.

Il disco parte col conteggio one..two..three..four in stile cockney di Mick Jagger. Ed ecco il riff di Richards che apre Angry, inconfondibile, come il sugo sugli spaghetti e il caffè la mattina al bar. E cazzo, quando parte l’assolo di questo vecchio, immenso rocker artritico pensi che niente può fermare il rock’n’roll ed è qui, ancora vivo e sfida il tempo e le stagioni.

Get Close ha un mood decisamente più moderno e catchy col suo ritornello. Sembrerebbe quasi un pezzo degli Stereophonics. Depending on You è una ballad che rimanda un pò ai vecchi tempi ma può trasformarsi in un pezzo in stile Oasis quando meno te l’aspetti. E, che ve lo dico a fare, la sopra citata Bite My Head Off è quasi un pugno in faccia con quel basso distorto di Macca e spirito da punk rocker. Beatles e Stones insieme, roba da far tremare le ginocchia solo a pensarci.

Whole Wide World cassa in quattro e un brano più in stile british che da americano con la puzza di piedi. Neanche il tempo di sentirci a disagio che Dreamy Skies ci viene in soccorso riportandoci su vecchie praterie e tramonti sognanti. Mess it Up rimette a posto le coordinate e si muove in un equilibrio fra passato e presente, fra vecchie glorie e nuove suggestioni.

Live By The Sword si muove su coordinate rock-blues care ai Rolling Stones. Che piacere sentire il piano di Elton John che sembra divertirsi come un bambino ad una gita. Driving Me Too Hard ha aperture pop molto accattivanti. Tell Me Straight ed ecco sua maestà Keef risorgere dalle ceneri con la sua voce scartavetrata.

Ed eccoci a Sweet Sounds of Heaven dove il pianismo e i sottofondi di Stevie Wonder rendono al brano una luce gospel che ne eleva i contenuti e lo spirito. Il resto lo fa Lady Gaga coi suoi interventi vocali e il suo entusiasmo coinvolgente. Forse il pezzo che fa la differenza, coi suoi 7 minuti e passa, compresa una reprise in diretta e i fiati che fanno il loro gioco.

Il finale è affidato a una cover. Ma non è una cover qualsiasi. Si tratta del brano Rolling Stone Blues di Muddy Waters da cui la band prese il nome quasi sessant’anni fa. A proporla è stato il produttore Watt. Jagger e Richard si sono resi conto che è il brano che non avevano mai proposto.

Con Hackney Diamonds si chiude un cerchio, ritornando alle origini dei Rolling Stones. Di quei due ragazzi che viaggiavano sullo stesso autobus per andare a scuola. Uno dei due aveva un pacco di vinili blues, una passione che li univa entrambi. Non avrebbero mai creduto che da qual momento si realizzava un sogno bellissimo che ci avrebbe coinvolto tutti. E, attenzione, i ragazzacci diversamente giovani, ci tengono a dire che non è finita qui.

a cura di
Beppe Ardito

Seguici anche su Instagram!
LEGGI ANCHE – Elio e Le Storie Tese – Teatro Le Muse, Ancona – 20 ottobre 2023
LEGGI ANCHE – Negrita – Mamamia, Senigallia – 21 ottobre 2023
Condividi su

Beppe Ardito

Da sempre la musica è stata la mia "way of life". Cantata, suonata, scritta, elemento vitale per ridare lustro a una vita mediocre. Non solo. Anche il cinema accompagna la mia vita da quando, già da bambino, mi avventuravo nelle sale cinematografiche. Cerco di scrivere, con passione e trasporto, spinto dall'eternità illusione che un mondo di bellezza è possibile.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *