Robin Hood – Un uomo in Calzamaglia: quando la parodia supera l’originale

Robin Hood – Un uomo in Calzamaglia: quando la parodia supera l’originale
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Uno dei film più iconici di Mel Brooks quest’anno compie 30 anni. Nonostante l’età, la pellicola rimane uno dei film parodistici più di successo dell’ultimo trentennio, il principe di Locksley rimane uno dei personaggi più riconoscibili e riconosciuti dell’immaginario collettivo e nella declinazione comica ha avuto quella marcia in più rispetto al classico film con Kevin Costner.

Quando si pensa ad un genere spesso e volentieri viene in mente un regista a cui associarlo. Nel caso dei film parodistici, prima dell’arrivo della famiglia Wayans e dei loro Scary Movie, il regista a cui si pensava, e che in molti casi viene in mente ancora oggi, è Mel Brooks grazie a personaggi come il suo Robin Hood.

Il movie maker americano ha riscritto le regole delle parodie nel 1974 quando fece uscire due dei capisaldi del genere: Mezzogiorno e Mezzo di Fuoco e Frankenstein Junior. Da quel momento una serie di successi per il genere come Balle Spaziali, La Pazza Storia del Mondo e per ultimo Robin Hood – un Uomo in Calzamaglia.

Il 1991 fu un anno florido per il mondo cinematografico e senza ombra di dubbio una delle punte di diamante fu Robin Hood – Principe dei Ladri, il film accolse subito i favori di pubblico e critica, ma diede il fianco a diventare un’interessante presa di mira per le parodie.

Mel Brooks nel 1993 non si fece scappare l’occasione di prendere spunto dal film uscito due anni prima e il 28 luglio fece uscire il suo Robin Hood – Un Uomo in Calzamaglia, la parodia che nelle intenzioni del regista avrebbe dovuto far dimenticare l’originale, ma come spesso accade fu un flop.

Dalla serie TV alla parodia definitiva

Robin Hood – Un uomo di Calzamaglia è la realizzazione su pellicola di tutte le idee raccolte dallo stesso Brooks quasi 10 anni prima nella serie TV Le rocambolesche avventure di Robin Hood contro l’odioso sceriffo, telefilm trasmesso nel 1975 in 13 episodi, che pur avendo in se le spiccate qualità parodistiche del regista americano non ebbe successo e quindi non proseguì sul piccolo schermo.

La storia è la classica del principe dei ladri: Il prode Robin di Locksley dopo esser scappato dalla Terrasanta, torna a nuoto in Inghilterra, non prima di aver promesso al suo compagno di cella Starnit di salvare il figlio Etcì, scoprendo che durante la sua permanenza all’estero le terre della sua famiglia sono state espropriate.

Dopo aver salvato Etcì e aver recuperato il suo fido servitore cieco, Bellosguardo, Robin decide di far di tutto per riavere ciò che era suo e si rivolta contro il Principe Giovani e lo Sceriffo di Ruttingham. Camminando per la foresta si imbatte nei ladri che la popolano e con loro crea gli “Allegri Compagni della Foresta”, capitanati da Robin Hood e dal tonto Little John.

Dopo una serie di peripezie il nostro eroe riesce nel suo intento, conquistando anche l’amore di Lady Marion di Batman ristabilendo, grazie anche al ritorno di Re Riccardo, i vecchi equilibri che vigevano in Inghilterra concludendo la storia nel più classico dei lieto fine, a parte che per una chiave.

Il film incassò 72 milioni di dollari, ma è nella sua seconda vita in cassetta che ebbe la vera consacrazione. Il film divenne un vero e proprio cult da vedere e rivedere tanto da diventare, sul piccolo schermo italiano, l’equivalente di Una Poltrona per Due. Non c’era estate in cui nel palinsesto serale non venisse trasmesso il film di Mel Brooks.

Corsi e ricorsi storici

Questo non è il primo caso di successo postumo. Forse il caso più eclatante è senza ombra di dubbio The Rocky Horror Picture Show, ma ne parleremo in un approfondimento a parte dove racconteremo i fasti dei Midnight Movies.

Ma cosa ha reso iconico questo film?

La pellicola ricalca in maniera più o meno fedele Robin Hood – Principe dei ladri. Naturalmente il tono è molto più scherzoso e per certi versi avvincete, rispetto al quale Lockley si reputa superiore perché, come dice Robin nel film, “io non sono uno che balla con i lupi”.

Rispetto agli altri capolavori di Mel Brooks questa pellicola ha un tasso di comicità più seria, un rispetto nei confronti del personaggio Robin Hood, ma riesce nell’intento di prender di mira in maniera dritta il film di Kevin Reynolds e certa retorica eroica da film di cappa e spada.

Nella scena del torneo di tiro con l’arco si può riconoscere un’ispirazione di disneyana memoria, lasciando spazio anche ad ispirazioni più o meno marcate tratte dai Monty Python anche se con un umorismo meno epico.

Come per Frankenstein Junior anche in Robin Hood dobbiamo citare il sublime doppiaggio che riesce nel difficilissimo intento di creare una trasposizione che nella lingua nostrana fila perfettamente e non subisce la difficolta di traduzione nei confronti di modi di dire americani, che in italiano difficilmente renderebbero allo stesso modo.

Questo film segna la fine dell’epopea dei film parodistici americani lasciando campo ad una nuova corrente, quella del demenziale, che è stata portata in auge da Jim Carrey. Solo negli anni 2000 è tornata alla ribalta la parodia grazie ai fratelli Wayans con Scary Movie, ma i fasti dei film cult di Mel Brooks ormai sono solo un dolce ricordo in tutti coloro che li hanno vissuti.

Alcune curiosità sulla pellicola
  • Cary Elwes, l’attore protagonista, fece il provino per Robin Hood nel film “Il principe dei ladri”, ma scelsero Kevin Costner.
  • Il neo del Principe Giovanni non era mai allo stesso posto sul volto, chiara citazione alla gobba di Aigor in Frankenstein Junior.
  • Lo sceneggiatore J. David Shapiro scrisse la sceneggiatura del film su imbeccata del figlio del suo dentista che aveva trovato il film con Costner ridicolo da meritarsi una parodia.
  • Per il ruolo di Re Riccardo la scelta cadde su Patrick Stewart, in molti non sanno che Sean Connery chiese la parte ma con un cachet di un milione di dollari, che avrebbe devoluto in beneficienza. Brooks però non poteva permettersi questa spesa.
  • Cary Elwes disse in seguito di aver pensato ad uno scherzo quando Brooks lo chiamò a casa per la parte di Robin. Mel e Cary cercarono insieme un attore perfetto per il ruolo di Etcì e la scelta cadde su Dave Chapelle, Attualmente uno dei migliori Stand-up Comedian americani.
  • Elwes aveva imparato a tirare di scherma durante le riprese de “La storia fantastica”, mentre dovette inizare da zero con arco e frecce. Nella scena in cui fa centro da pochi metri di distanza, Mel Brooks gli diede tre possibilità per farcela e lui ci riuscì alla terza.
  • Mel Brooks si ritagliò un piccolo ruolo nel film, quello del rabbino Tuckman, parodia di Fra Tuck.
  • Versi la fine delle riprese Richard Lewis (principe Giovanni) contrasse l’epatite A e venne ricoverato in ospedale con 41 di febbre. Mel Brooks lo chiamò moltissime volte per chiedergli se riuscisse a tornare per dire le sue ultime due battute, appoggiato ad un albero. Lewis rispose: “Mel forse non hai capito, sto morendo…”, non morì, ma non tornò sul set.

a cura di
Andrea Munaretto

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Andrea Munaretto

Nato nell'84 e fin da quando avevo 4 anni la macchina fotografica è diventata un'estensione della mia mano destra. Appassionato di Viaggi, Musica e Fotografia; dopo aver visitato mezzo mondo adesso faccio foto a concerti ed eventi musicali (perché se cantassi non mi ascolterebbe nessuno) e recensisco le pellicole cinematografiche esprimendo il mio pensiero come il famoso filtro blu di Schopenhauer

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