Umberto Boccioni in mostra alla Fondazione Magnani Rocca

Umberto Boccioni in mostra alla Fondazione Magnani Rocca
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A partire dal 9 settembre, fino al 10 dicembre, la Fondazione Magnani Rocca, con sede a Mamiano di Traversetolo, ospiterà la mostra Prima del Futurismo. L’esposizione mira a narrare la storia del percorso formativo dell’artista calabrese Umberto Boccioni: dagli studi alle scoperte che hanno preceduto l’avvento e la sua successiva adesione alla corrente futurista.

Come ogni anno, le mostre della Fondazione Magnani Rocca non smettono di sorprendere critici, visitatori e turisti. Anche questa stagione invernale è dominata dall’innovazione e dalla ricerca minuziosa dell’originalità. 

Il museo diretto da Stefano Roffi ha approcciato l’interessante tema del Boccioni pre-futurista: l’esposizione discerne dalle opere ribelli e dinamiche quali La città che sale o Rissa in galleria, e si avvicina piuttosto alla sua pittura degli anni di formazione a cavallo tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento. Il decennio preso in considerazione dalla mostra è denso di sperimentazioni su tecniche, stili e linguaggi che presentano una poetica artistica peculiare.

La storia dell’artista

Chi era il giovane artista che ha avuto una grandiosa carriera nonostante la giovane età? Umberto Boccioni nasce nel 1882 a Reggio Calabria, ma nella sua infanzia si sposta di continuo a causa del lavoro del padre. Dopo una serie di trasferimenti, il ragazzo comprende ben presto che Roma sarebbe potuta essere la patria dei suoi iniziali impeti artistici, così si stabilisce per qualche anno nella capitale, dove inizia il periodo di formazione all’interno dello studio di un cartellonista.

In un secondo momento, Umberto si iscrive alla Scuola del nudo di Venezia, dalla quale trae ispirazione e giovamento per la sua tecnica e il suo stile. Anche la vicinanza con una realtà contemporanea in continua sperimentazione come la Biennale è per lui motivo di studio e stimolo petulante verso l’innovazione. 

Milano intanto stava diventando sempre più un luogo di ricerca e sperimentazione: Boccioni intuisce subito che è la città più di altre in ascesa e che corrisponde alle sue aspirazioni dinamiche. È proprio in questa realtà ricca di stimoli che Umberto inizia ad approcciarsi poi al mondo dell’incisione. 

La mostra

Come la sua formazione è stata frazionata nelle tre città, Roma, Venezia e Milano, allo stesso modo è stato percepito l’allestimento della mostra temporanea: i curatori Virginia Baradel, Niccolò D’Agati, Francesco Parisi e il direttore scientifico Stefano Roffi si sono preoccupati di scandire sensibilmente i momenti di vita del giovane artista e di conseguenza si sono suddivisi rispettivamente le città in modo da conferire un ordine cronologico, e in questo caso contemporaneamente tematico, all’esposizione. 

Nella prima sala viene raffigurato il periodo romano, dove Boccioni entrò in contatto con i lavori di Giacomo Balla e con la tecnica artistica del divisionismo, fenomeno diffuso dalla fine dell’Ottocento caratterizzato dalla separazione dei colori in singoli punti o linee che interagiscono fra di loro in senso ottico. 

Nella seconda parte della mostra, i curatori mettono a fuoco tanto il progredire della pittura di Boccioni, quanto la posizione estetica dell’artista rispetto a ciò che ha modo di osservare e conoscere a Venezia. Un’opera degna di nota è Il romanzo della cucitrice del 1906, una delle più importanti opere eseguite a Padova. 

Infine, la terza parte è dedicata al capoluogo lombardo e dall’importanza dell’accostamento delle opere dell’artista con quelle di altri pittori. Nel ricostruire il percorso, centrato attorno al superamento della posizione naturalista di partenza, si presenta in mostra una selezione di opere che, spaziando dall’illustrazione al disegno sino alla pittura, ripercorre attraverso dei nuclei tematici – dal paesaggio alle composizioni simboliche passando per le variazioni compositive sui ritratti e le figure femminili – la definizione di una impronta personale che rispecchia la tensione verso l’Idea manifestata da Boccioni nei suoi scritti giovanili.

Perché visitarla?

La mostra è imperdibile perché esalta e risalta un Boccioni inusuale, come nessun occhio inesperto l’ha mai visto. 

Una mostra suggestiva, che si formalizza in una location altrettanto suggestiva: Fondazione Magnani Rocca è conosciuta anche come “La Villa dei Capolavori” ed è altrettanto nota come uno dei centri artistici e culturali più importanti a livello italiano. Ospita infatti opere uniche e di inestimabile valore come capolavori di Tiziano, Goya, Monet, Renoir e Cézanne. Un’esperienza incredibile, a pochi km dal centro di Parma. 

a cura di
Annachiara Magenta

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