Milano Music Week 2023: quattro chiacchiere con Nur Al Habash

Milano Music Week 2023: quattro chiacchiere con Nur Al Habash
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Abbiamo intervistato la direttrice della settimana musicale più importante dell’anno. Un’evento, giunto alla sua settima edizione, ancora più ricco di incontri, workshop ed esibizioni che, dal 20 al 26 novembre, renderanno Milano la Capitale della musica nel nostro Paese.

Un evento più grande e centralizzato, pieno zeppo di incontri in grado di soddisfare tanto gli addetti ai lavori quanto gli appassionati di musica italiana e non solo. Sono questi i punti fondamentali attorno ai quali ruoteranno le tante novità offerte dalla Milano Music Week 2023.

La manifestazione, che dal prossimo 20 al 26 novembre farà diventare il capoluogo lombardo il centro di gravità (semi)permanete del panorama musicale nostrano, sarà ancora più grande, ricco e aperto al pubblico rispetto alle precedenti sei edizioni.

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Un processo di rinnovamento che ha tra i suoi artefici Nur Al Habash, direttrice della Milano Music Week. Da più di dieci anni nel settore musicale, Nur è a capo di altre realtà importanti come l’Italia Music Lab e l’Italia Music Export. Due veri e propri laboratori, nati da un’idea della SIAE per supportare e promuovere artisti più o meno emergenti del nostro Paese sia dentro che fuori i suoi confini geografici.

Abbiamo avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con lei sia sulle novità che arricchiranno la prossima MMW che sugli sviluppi presenti e futuri del panorama musicale italiano.

Un nuovo quartier generale

Il punto di partenza della newer Milano Music Week 2023 è una strada: via Tortona. “La novità più grande – ci ha detto Nur Al Habash – è che quest’anno ci siamo regalati una ‘Casa Music Week‘. Sarà una specie di quartier generale presso lo spazio Torneria Tortona, proprio di fronte al BASE, dove tra l’altro si svolgerà il Linecheck Music Festival: un altro appuntamento molto interessante che si tiene durante la MMW”.

Una scelta compiuta anche per avere gli spazi necessari per offrire un programma più ricco rispetto agli anni precedenti. “Questo headquarter immerso in via Tortona sarà molto grande, organizzato e con più sale. Rispetto agli anni precedenti, nei quali eravamo dislocati in diversi club sparsi per la città, sarà molto più comodo per tutti coloro che parteciperanno ai nostri eventi perché troveranno tutto nello stesso posto“.

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Torneria Tortona, il quartier generale della Milano Music Week 2023

Un tour de force di incontri, workshop, panel e molto altro che andrà avanti per tutti e sette i giorni della manifestazione. Dal mattino fino a pomeriggio inoltrato si concentreranno infatti gli incontri dedicati al music business mentre, dall’ora dell’aperitivo fino a tarda sera, ci saranno appuntamenti dedicati maggiormente ai fan, con concerti ed esibizioni di artisti e artiste.

La prossima Music Week, pur essendo più “centralizzata” rispetto al passato, “sarà un’occasione di incontro anche nel resto dei quartieri di Milano grazie a tutti i content partner che ogni anno organizzano concerti, showcase, talk, mostre e proiezioni durante quella settimana “.

Di cosa si parlerà durante la MMW?

La serie di incontri che andrà in scena durante la sette giorni milanese si articolerà su tre livelli. Il primo, sarà dedicato a tutti quelli interessati a capire il funzionamento dell’industria musicale dall’interno: dagli aspiranti addetti ai lavori ai professionisti junior, passando per studenti, tirocinanti o semplicemente curiosi.

Verrà poi dato ampio spazio a dei contenuti più trasversali inerenti agli eventuali sviluppi futuri del music business. Incontri che potenzialmente potrebbero interessare tanto gli addetti ai lavori quanto gli appassionati.

Infine ci saranno dei panel e workshop durante i quali si affronteranno topic molto più specialistici e settoriali, ad appannaggio di esperti che lavorano nel settore ormai da anni.

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Nur Al Habash e Andrea Rosi, presidente e ceo di Sony Music Entertainment Italy alla Milano Music Week 2022

Oltre alla nuova “sede fisica” di via Tortona, un’altra grande novità di quest’anno sarà la pubblicazione di un documento riassuntivo dell’intera Milano Music Week. “Sarà – ha sottolineato Nur – una sorta di annuario della musica italiana che andrà a riassumere le idee più interessanti e le analisi più lucide che sono emerse durante la settimana di talk, assieme a delle previsioni su cosa succederà l’anno successivo”.

Il progetto prevede di pubblicare questo vero e proprio resoconto dopo ogni edizione della MMW, “per scattare una specie di fotografia dello stato della musica italiana, in modo tale da confrontare i cambiamenti che ci sono stati e verificare se le previsioni fatte l’anno precedente si siano avverate”.

Lo specchio di un mercato che cambia

Un luogo di incontro e confronto di un mercato in continua evoluzione. È questo quello che da sempre la Milano Music Week cerca di essere. Un panorama vivo, dinamico e pieno di giovani artisti emergenti. Talenti ancora grezzi, molti dei quali supportati da realtà come l’Italia Music Lab e l’Italia Music Export.

Due veri e propri laboratori, in grado di fornire strumenti utili per imparare i meccanismi del music business e del diritto d’autore, offrendo allo stesso tempo finanziamenti per sviluppare la carriera di decine di cantanti e autori, soprattutto nella fascia under-35, sia in Italia che all’estero.

A differenza di molti detrattori e criticoni dell’attuale panorama musicale, il giudizio di Nur Al Habash, direttrice di queste nursery di giovani talenti, sul recente cambio generazionale andato in scena nelle classifiche italiane è tutto fuorché negativo.

“Penso che negli ultimi anni – ha detto la direttrice della MMW – tanto gli editori quanto le etichette discografiche, si siano impegnati tantissimo e abbiano investito altrettanto nella ricerca di nuovi artisti e nello sviluppo di un nuovo catalogo”.

Questo rinnovamento, capitanato da una nuova schiera di artisti, viene accolto da un’industria pronta a fornire la struttura necessaria per supportarli. Tutto ciò è visibile nelle charts settimanali e di fine anno stilate dalla FIMI dove “rispetto a qualche anno fa, l’età media degli artisti che fanno il disco d’oro e di platino è scesa vertiginosamente“.

Riempire gli stadi in Italia… E poi?

Una delle tante tematiche che terranno banco alla prossima Milano Music Week, e sulla quale proprio Nur Al Habash ha voluto dire la sua, riguarda il successo sempre più immediato ottenuto negli ultimi anni da moltissimi artisti, passati dal registrare canzoni nella propria cameretta a riempire club, palazzetti se non stadi in un battito di ciglia.

Non credo che tutto questo sia un qualcosa di costruito a tavolino dalle case discografiche o dai manager ed editori – ha rimarcato Nur – perché è il mercato che risponde in maniera talmente positiva che si riescono a saltare varie fasi di ‘gavetta’. Non ci trovo nulla di male in tutto questo”.

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Spettatrici in delirio durante un concerto allo Stadio San Nicola di Bari

Questo trend che, secondo il pensiero di molti, “brucia le tappe e le carriere” di cantanti ancora troppo acerbi per gestire grandi palchi, apre comunque una riflessione su quale possa essere la sostenibilità futura di questi artisti.

Musica italiano e mercato estero: un amore sorprendente

La risposta di Nur a tutto questo si cela oltre i confini geografici italiani. “Dalle esperienze raccolte negli ultimi anni con Italia Music Export – ci ha raccontato – abbiamo notato che il cantato in italiano viene visto all’estero come qualcosa di interessante, di unico e di originale. Addirittura in Europa ci sono artisti stranieri che cantano in italiano: quasi ci rubano una quota al mercato!”.

Uno scenario vario e pieno zeppo di opportunità, dalla musica World fino all’elettronica più sperimentale, “perché all’interno del palcoscenico mondiale il pubblico è talmente vasto che anche conquistando una piccola nicchia, si fanno dei numeri davvero interessanti“.

L’ulteriore sviluppo di artisti che in meno di un Amen riescono a raggiungere il top “diventa riempire gli stadi anche nel resto d’Europa e poi nel resto del mondo. Perché c’è sempre margine di crescita anche dopo un San Siro o un Olimpico sold-out“.

a cura di
Luca Barenghi

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Luca Barenghi

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