“Simbolatria” il nuovo album dei CABle21
Ci sono band che riescono a essere produttive a dispetto di tempo e distanze. È il caso dei CABle21, formazione originariamente genovese e nata tempo fa.
Ma Gazza e Orlenz, i due membri fondatori della band CABle21, si sono reincontrati soltanto di recente, anche se vivono uno in Italia e uno in Germania. Ciononostante hanno aggiunto un bassista, Zilva, e hanno messo mano a un nuovo lavoro.
Nuovo lavoro che è un album e che si chiama “Simbolatria”, cioè una cosa tipo idolatria dei simboli, per una band che non ha paura di titolazioni strane. Del resto anche il nome della band si riferisce alla formazione originale, i CAB (Coscienza Al Bando), mentre la elle e la e stanno per “last edition” e 21 è l‘anno in cui hanno ricominciato. Tutto semplice no?
Eppure non è priva di linearità la loro musica, che pesca a piene mani dai suoni degli anni Novanta, in particolare dal post punk e dalla dark wave, con brani che sembrano arrivare dai sottoscala più bui dei primi Cure e dei Bauhaus.
Il gruppo si occupa di attualità, intime ed esteriori, e di guerre passate, come in Iraq body count, che però racconta verità che si possono facilmente estendere a conflitti molto più recenti.
“Facciamo musica guardandoci attorno, facendo attenzione agli scarti e pulendoli con cura. Cercando di non interrompere il sogno”, raccontano: e in fondo si intuisce che sia così, che ci sia una chiara attenzione al dettaglio, anche a cercare qualcosa di buono in ciò che tutto sommato, di primo acchito, si penserebbe pronto per essere gettato via.
A dispetto di qualche imperfezione sonora, i tre lavorano nel disco con molta attenzione. Lo si percepisce in particolare con pezzi orchestrati e plumbei come Zobeide, anche se maggior originalità nella composizione si riscontra in un brano come Censimento del tempo, con il suo apparente burocratese, a coprire le zone oscure di una “vita da ammortizzare”.
Nel complesso siamo di fronte a un disco che ha sicuramente un pubblico ben determinato, di sicuro non a caccia di mode del momento, ma che possa gradire sensazioni profonde e quel gradevole senso di malinconia che traspira da canzoni come queste.
a cura di
Sara Alice Ceccarelli
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