Intervista con Superbi e Santona: il nuovo singolo “Melissa” arriva su Spotify!

Intervista con Superbi e Santona: il nuovo singolo “Melissa” arriva su Spotify!
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Il 28 aprile è uscito online su piattaforma “Melissa” il primo singolo di Superbi e Santona, due giovani artisti dell’alternative indie italiano! Il brano fa parte di progetto più ampio che prende il nome di “Sonno Imperituro”, una raccolta di otto tracce in arrivo il prossimo autunno.  

Sono qui con Superbi e Santona, due giovani artisti di Parma che in questi ultimi mesi hanno dato origine ad un interessante progetto di cantautorato di stampo alternative, decisamente ambizioso ed innovativo. 

Il loro primo singolo, “Melissa”, è uscito il 28 aprile e lo potete trovare online su Spotify e tutte le principali piattaforme!

Com’è nato questo progetto che ha dato origine alla vostra collaborazione? 

Superbi: Il nostro è stato un incontro fortuito, e abbastanza casuale. Faccio infatti parte della band Albedo, e una sera mi è capitato di suonare all’ex Carcere, in apertura a “Whitemary”. Emanuele si trovava lì e, dopo il concerto, ha deciso di scrivermi per propormi questa collaborazione. 

È venuto fuori che entrambi, nonostante non ci fossimo mai visti, siamo originari di Sorbolo (un paese in provincia di Parma) ed abbiamo deciso di incontrarci per mettere in piedi questo progetto, trovandoci d’accordo fin da subito su molte cose. 

La sintonia è stata immediata. 

Santona: Ho sempre nutrito molta curiosità per gli altri artisti e ho sempre provato una gran voglia di entrare in contatto con loro. È una cosa che mi stimola enormemente. 

Ciò che rende questa storia ancora più incredibile è che quella sera ho deciso di andare al concerto da solo. È stata una decisione dell’ultimo minuto, ma – posso ora affermare – ben presa! 

Di Matteo mi hanno affascinato fin da subito le sue imperfezioni, estremamente comunicative. Io mi concentro sempre su questo nella musica: non cerco mai una perfezione assoluta, una bellezza canonica.
Cerco qualcosa di personale.
Ed è questo che mi ha colpito di lui. 

Quella naturalezza, propria di questo ragazzo, che riusciva a comunicarmi – a raccontarmi – qualcosa. 

Inoltre il suo timbro era perfetto per le mie basi, e, dunque, l’idea originaria che poi abbiamo portato avanti è stata quella di scrivere delle musiche ideali per lui, per lo meno per quanto riguarda la maggior parte dei nostri brani. 

Ma come nascono le vostre canzoni? 

Superbi: Io sono un cantautore, e nei mie testi cerco di esprimere un intero mondo fatto di emozioni, sentimenti e stati d’animo. Lo faccio scrivendo, e, dunque, cerco di racchiuderli nelle mie parole, nei miei versi. 

Lavorando insieme ci siamo accorti fin da subito che, molto spesso, questi ultimi si sposano bene con le note e le sonorità di Emanuele. Con lui mi sono trovato fin da subito in uno spazio di estrema libertà creativa, perché non percepisco alcuno sforzo o forzatura, ma, al contrario, una certa naturalezza e, forse, – addirittura – crudezza. 

Definirei la nostra musica soprattutto così: cruda e grezza. 

Santona: Io produco musica. Partorisco un brano che trovo giusto per lui, per quello che stiamo costruendo, poi Matteo arriva da me con poesie, piccoli appunti, frasi, versi, immagini e inizia a “surfare” sulle mie musiche, dando loro vita con le sue parole. 

A volte mi capita di scrivere in “fake english” delle melodie. Questa è una tecnica di scrittura che si usa spesso e consiste nello scrivere canzoni chitarra-voce utilizzando la sonorità delle parole inglesi (perché sono più musicali) già nelle melodie e nei ritornelli, e poi lui tende a riempirli con le sue parole. 

Altri brani sono scaturiti, invece, da suoi guizzi. 

Da una parte ci sono, dunque, le musiche. Dall’altra, i testi. È un lavoro di scambio continuo. 

Superbi e Santona, autori di Melissa (ph. Matteo Tonelli)
Come nasce la vostra arte?

Superbi: Io non scrivo se non sento d’avere qualcosa da dire. La mia scrittura arriva di getto, ma poi ovviamente ci ragiono anche. 

Come diceva Hemingway: “Write drunk, edit sober”. Scrivi quello che senti e poi, quando lo riguardi successivamente, puoi capire cosa funziona e cosa va modificato. 

Santona: Su questo progetto posso affermare che sia andata così anche per me, a causa di questo suo carattere estremamente artistico e grezzo, ma raffinato allo stesso tempo. Di esso mi hanno subito entusiasmato la libertà e l’approccio che potevo utilizzare per la sua realizzazione. 

“Melissa”, ad esempio, ha una struttura stranissima: non presenta il classico strofa-bridge-ritornello, con la variazione in fondo. È un brano strano. Poi, all’interno del nostro disco, troverete, ovviamente, anche brani più “quadrati”. 

Superbi: Ed altri ben più strani! 

Santona: Ma il lavoro che è stato fatto su questo disco è stato divertente e liberatorio per me. 
Un’altra casualità, infatti, è che stavamo attraversando entrambi un momento molto difficile. 

Superbi: Per meglio dire, uno dei periodi più cruciali della nostra vita, e – a livello artistico –  estremamente creativo. Tanto che ad un certo punto, arrivati alla bellezza di quattro brani, ci siamo siamo chiesti: “Dovremo forse smetterla?”. 

Le canzoni si susseguivano, una dopo l’altra. 

Santona: Il fatto è che, di solito, questo processo è molto più lento. Noi abbiamo scritto un disco in tre mesi, quando di norma ci metti un anno.

Qui stiamo parlando di un disco, sette-otto tracce! Brani completi, composti, scritti, ed eseguiti. Sono scaturiti da noi, in modo dirompente. 

Per questo mi ritengo molto fortunato ad aver conosciuto Matteo in quel periodo – uno dei più difficili della mia vita. In quel momento complesso, caratterizzato da forti disagi psicologici, ho trovato in questo progetto un modo per canalizzare quell’energia, trasformandola in qualcosa di diverso. Ed è per questo motivo che questo progetto è così importante per me! Rappresenta un momento indimenticabile della mia vita. 

Superbi: Lo stesso vale per me. Anch’io convivo da quasi due anni con un disturbo bipolare, una montagna russa difficile da gestire a volte. Ma col tempo, attraverso determinati eventi, ho maturato la consapevolezza che la creazione artistica rappresenti la mia via d’uscita. 

Santona: E’ proprio così! Nei momenti più bui la musica ci prende per mano, e riesce ad illuminarli con la sua luce. Ma mi piace anche raccontarmi che, se non fosse per quei momenti, non riuscirei a produrre la mia arte. 

A questo proposito aggiungo che, a mio avviso, la bravura dell’artista (per quanto riguarda questo mestiere) risieda proprio in questo: nel mettere a servizio del lavoro – perché la musica è anche un lavoro, a volte! – questo lato (essenziale per me), pur dovendo rispettare stili poco consoni o scadenze ristrette. La sfida consiste in questo!

Io mi circondo di foto e di oggetti, che diventano per me fonte d’ispirazione, ed inizio a comporre. Ma partendo sempre da quella situazione di disagio e di cambiamento drastico, in cui mi tuffo a capofitto e che mi arricchisce tantissimo. La musica diventa così, per me, quasi un automatismo. 

Superbi, cosa rappresenta per te la scrittura? 

Superbi: Scrivere è una vera e propria terapia per me. La poesia mi ha aiutato tantissimo nei momenti di sconforto. Essa è sempre presente, chiara e indistinta. È la mia dimensione. 

Ho anche scritto un libro, dove ho racchiuso i miei pensieri più reconditi. Mi piace mettermi a nudo, non avere troppa paura dei giudizi e delle conseguenze delle mie azioni. Credo che essere se stessi e mostrarlo agli altri faccia paura, ma, a mio avviso, è una cosa che va fatta. 

Ciò che scrivo sono io. Mi rappresenta a pieno. 

Com’è iniziato il vostro percorso nel mondo della musica?

Superbi: Sono sempre stato innamoratissimo della musica. Sarà banale da dire, ma è sempre stata la mia droga, la linfa vitale delle mie giornate. Mi hanno cresciuto fin da piccolo ascoltandone tanta, di vario genere, e per questo è parte di me. Scorre nelle mie vene. 
Mi piace perdermi a pensarla, a cantarla, a sognarla. 

Ho cominciato a suonare in una band in seconda superiore, dopodiché, alla fine della quinta, ci siamo sciolti. Due anni dopo ho formato gli Albedo, e con loro mi esibisco tutt’ora in giro per Parma. 

Santona: Io ho iniziato tardi il mio percorso, all’età di sedici anni. 
Questa passione è esplosa in me all’improvviso, e da lì è stato un viaggio incredibile. 

È la la cosa che amo di più della mia vita, in assoluto. A volte ne sono perfino un po’ spaventato, perché chissà quante esperienze mi precluderà. La metto sempre al primo posto, in tutto.
È tutto per me. Morirei per lei.

Il primo gruppo importante di cui ho fatto parte sono stati i Segreti, ma già all’uscita del nostro primo disco ho iniziato ad interessarmi alla collaborazione con altri. Provavo questa forte esigenza di contaminazione.

Così ho iniziato a lavorare con L’Edera, un cantautore pugliese che viveva a Parma (e che produco tuttora). Lui e Angelo Zanoletti mi hanno arricchito tantissimo, per quanto concerne l’aspetto della scrittura. Dopodiché è stato tutto un crescendo. Ho lavorato con numerosi altri artisti, e oggi mi definirei un musicista-produttore. 

Ho dato origine ad “Apnea“, un evento attraverso il quale cerco di dare un senso a questa mia ricerca, chiamando vari artisti a suonare a Parma, per dare spazio a novità e a numerosi generi diversi. 

Ascoltando una varietà incredibile di musica, pur rimanendo affezionato all’alternative (indie, indie-rock e pop alternativo), cerco collaborazioni differenti che vadano oltre il mio genere musicale di appartenenza. 

Questa continua ricerca e interazione con gli altri mi fatto crescere enormemente. Ogni artista che ho conosciuto ha stimolato fatto emergere lati che non sapevo di possedere. Ti accorgi delle tue caratteristiche e dei tuoi limiti lavorando assieme agli altri. 

Superbi: Concordo con Emanuele. Anche io, a livello musicale, non mai abbandonato la mia ricerca (e mai succederà), perché sono curioso e costantemente attirato dalle novità del panorama artistico e mondiale. 

Superbi e Santona, due artisti emergenti con il loro primo singolo "Melissa"
Superbi e Santona, autori di Melissa (ph. Matteo Tonelli)
Quali sono i generi musicali e i principali artisti che vi hanno maggiormente influenzato?

Superbi: Aiuto, troppi! Non riesco a rispondere a questa domanda! 

Santona: L’influenza musicale cambia sicuramente nel tempo. Ad oggi, però, ho molto chiaro quale sia la mia. 

A livello di scrittura e di sound, sono molto legato ad artisti angloamericani dell’alternative pop, come i Blur e Damon Albarn, i Beach House, ma anche a capisaldi come gli Oasis. Menzione a parte, poi, per Julian Casablancas degli Strokes e i Beach Fossils, artisti alternative pop che spaziano su varie sonorità, sia acustiche che synth, rimanendo in un ambito pur sempre melodico. 

Nella mia musica, mi piace trattare e mescolare i suoni, componendo in modo istintivo e assolutamente irregolare. C’è molto espressionismo nelle nostre canzoni: esse vanno oltre la realtà, nelle immagini e nelle connessioni che si creano, ma anche nelle sonorità che trasportano chi le ascolta, toccando lati più emotivi che tangibili.

Gli artisti che ti ho citato presentano tutti questo medesimo approccio. I loro suoni ti colpiscono, generando nella mente un’immagine, una parola ripetuta. Hanno uno stile che definirei “astratto”, che mi ha fortemente influenzato. 

Superbi: Io sono cresciuto ascoltando musica di ogni tipo, ma i miei pilastri sono sicuramente i Beatles, che ho scoperto tardi, in terza superiore. Ma anche David Bowie, Lucio Battisti, Mac DeMarco, i Gorillaz, gli Strokes e Franco Battiato. 

Santona: Ma non solo. Potendone aggiungere uno soltanto, credo che l’ispirazione più basilare della mia esistenza sia stata forse Lou Reed, il padrino del punk. 

Questo perché l’approccio che abbiamo seguito noi è, nell’accezione più ampia possibile, il punk. Esso non segue una regola fissa, non segue canoni prestabiliti come il classic rock, ma è fuoco, degrado, decadenza. È parlare del disagio, in modo schietto e diretto. Pezzi come Heroin esprimono – creano – una sensazione di disagio in chi li ascolta. 

A livello letterario, potrei azzardare ed accostarlo a Bukowski, uno scrittore che mi ha cambiato la vita, perché mi ha ispirato tremendamente per la brutalità, l’onestà e la profondità delle sue tematiche.  

Quale canzone non potete fare a meno di ascoltare? 

Santona: Di pancia, ti dico Lean on Me, di Bill Withers.

Non l’ho mai ascoltata tantissimo, ma quando lo faccio mi scalda dentro. Oppure Watching The Wheels, o Collina dei Ciliegi

Superbi: Per me, invece, Everybody’s Talkin’ di Harry Nisson, che riesce a placare i miei momenti di angoscia. Un’altra dello stesso livello è Raindrops Keep Fallin’ on My Head, di B. J. Thomas

Parliamo un po’ del vostro progetto. In cosa consiste nello specifico? Quali sono le difficoltà?

Santona: Parto subito parlando delle difficoltà. Per me non ce ne sono.

E ti spiego perché: ci sono passato moltissime volte, e ne ho affrontate talmente tante che quasi non mi toccano più. Ora è arrivato per me il momento di gustarmi questo viaggio, e basta. 

Quello che mi interessa è divertirmi facendo musica. Fare arte, divertendomi, ed ovviamente mettendoci tutto me stesso. Non sono teso, ma, al contrario, emozionato e felice. 

La nostra musica rimane indipendente (e per noi questo è l’aspetto più importante), ma abbiamo un ottimo distributore, Ada Music. Il 28 aprile è uscito su Spotify il nostro primo singolo, Melissa, e, successivamente, arriverà un nuovo pezzo estivo, ad inizio giugno. A settembre procederemo, invece, con l’uscita dell’album e con un probabile tour

Superbi: Il mio obiettivo è quello di scrivere canzoni per raggiungere alcune persone, e far sì che in queste risuoni qualcosa. In questo modo la mia musica assumerà mille significati diversi e riuscirò ad entrare in relazione con molti attraverso la mia arte. Questo è il mio vero obiettivo. 

Melissa, online su Spotify dal 28 aprile!
Superbi e Santona, autori di Melissa (ph. Matteo Tonelli)
Parliamo di Melissa, il vostro vero singolo. In essa, Superbi, descrivi con cura e attenzione dei gesti, compiuti da una persona. Com’è nato questo brano?

Santona: “Melissa” è un singolo prodotto da me. Il brano è nato dalla collaborazione con Superbi, ed è distribuito da Ada Music, con mix e master del Noise Recording Studio di Parma. Ringrazio anche Chiara Gianello, che lavora con noi come manager ed ufficio stampa, e Matteo Tonelli, che ha curato foto, video e copertina. 

Nello specifico il nostro disco, “Sonno Imperituro”, nasce dalla collaborazione tra due artisti, e dunque potete trovare il singolo su tutte le piattaforme, sui nostri due rispettivi profili.  

Per quanto riguarda la mia base, ho proposto a Superbi fin da subito questa, caratterizzata da una struttura strana.

È un flusso, costituito da due sezioni, decisamente atipico. A livello strutturale non ha un senso: c’è questo inciso che ritorna, all’inizio e alla fine di Melissa. Ciò che mi interessava era esaltare la sensazione di precarietà propria della condizione dell’esistenza umana. 

I suoni sono duri, calcati e rudi. E, mescolandosi tra di loro, generando in chi ascolta un senso di instabilità e difficoltà nel trovare un proprio equilibrio. Questo è quello che scaturisce da questi pezzi. Brani estremamente ispiranti, che ricollego, a livello cinematografico, a quei film francesi che descrivono in modo quasi documentaristico – ma estremamente poetico! – frammenti di vita. 
Una vita fatta di gioie e dolori, fatica e difficoltà, come parti integranti ed imprescindibili di essa. 

Film come “Close”, o “Winter Boy”, pellicole fattuali che contengono un intero universo al loro interno. Una complessità di strati e dimensioni, racchiuse nelle vite estremamente ordinarie dei loro protagonisti.  

Superbi: Ho scritto il testo di “Melissa” dopo una serata in un bar di Parma. Qui ho incontrato una ragazza, che mi ha colpito fin da subito. Il dettaglio di lei, però, che ha catturato maggiormente la mia attenzione è stato la sua gigantesca “avidità” nel fumare le sigarette. Ciò mi ha scosso profondamente. 

Ho scritto una vera e propria storia su di lei, ma è proprio attorno a questo particolare registrato dalla mia memoria che si è svolto quel processo di concentrazione che ha portato alla genesi di “Melissa”. Un dettaglio da cui potesse scaturire, potente, un’immagine, enfatizzata anche dall’allitterazione e da questa ricerca sonora estremamente marcata (ciuffo/rosso/che le si attorciglia/sopra/il sopracciglio/destro). 

È un’immagine vivida, come quella che mi ha colpito quella sera. Un’immagine forte, che mi porto appresso. Per questo speriamo che “Melissa” vi piaccia. Buon ascolto! 

a cura di
Maria Chiara Conforti

Foto di
Matteo Tonelli

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Maria Chiara Conforti

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