“Spira”: Daniela Pes racconta il suo nuovo album

“Spira”: Daniela Pes racconta il suo nuovo album
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Abbiamo intervistato Daniela Pes per scoprire la magia di “Spira”: il viaggio esoterico e multiforme dell’artista nel suo album d’esordio, avvolto in un misterioso velo di lingue sconosciute e suoni oscuri

Daniela Pes è nata nel 1992 a Tempio Pausania, in Gallura ed è laureata in canto jazz presso il Conservatorio di Sassari. Ha partecipato a numerosi festival di jazz e ha vinto prestigiosi premi musicali, tra cui il premio Andrea Parodi nel 2017, il premio Nuovoimaie nel 2017 e 2018, e il premio SIAE come miglior musica al premio Musicultura 2018.

Il debutto musicale di Daniela Pes prende il nome di “Spira”, ed è stato anticipato dal singolo “Carme”. Il disco è stato pubblicato dall’etichetta Tanca Records, in collaborazione con il produttore sardo IOSONOUNCANE.

Daniela Pes dimostra una grande poliedricità e originalità nel panorama musicale attuale, utilizzando una grande varietà di strumenti, voci e ritmi per creare un’esperienza sospesa e ipnotica, a volte piacevole, altre spaventosa. Con quest’album, l’artista ci invita in un viaggio esoterico attraverso sette tracce cantate in una lingua inventata, formule magiche che permettono l’accesso ad una dimensione altra.

Ciao Daniela! È un piacere intervistarti per The SoundCheck! Durante questi tre anni di lavoro e creazione di “Spira” hai collaborato con IOSONOUNCANE, considerato uno dei cantautori più talentuosi della nuova scena musicale italiana e un grande produttore. Tra l’altro anche lui sardo. Come è stato affrontare questo percorso insieme a lui?

Ciao, è un piacere anche per me!

Inizierei col dire che lavorare assieme ad un artista e musicista come Iosonouncane è un grande privilegio. Il lavoro fatto assieme per SPIRA è stato senza dubbio il più importante confronto artistico e formativo del mio percorso.

Il nostro dialogo durante questi ultimi tre anni è stato costante, ho mandato a lui qualsiasi cosa abbia scritto dal principio per questo lavoro, che fossero brani aventi già un’idea chiara di struttura e arrangiamento o che fossero brani allo stato embrionale, idee, talvolta solamente suggestioni.

È stata una fortuna avere avuto Jacopo come produttore artistico di SPIRA perché, oltre tante cose che potrei raccontavi del lavoro svolto assieme, mi ha sempre spinta ad osare e liberare ciò che sentivo di voler esprimere.

Posso sintetizzare questo lungo lavoro di produzione con Iosonouncane in quattro fasi:

Prima fase

Dopo quasi un anno di scambio di mail a distanza in cui ci siamo raccontati, in cui scambiavamo chiacchere su dischi/artisti e parlavamo delle idee musicali che già gli mandavo, ci siamo finalmente incontrati a Bologna, dove ci siamo conosciuti dal vivo e abbiamo iniziato a lavorare ad arrangiamenti e alla struttura di alcuni brani.

Seconda fase

La seconda fase (la più lunga), comprendeva ancora scrittura e arrangiamento ed è stata condotta forzatamente a distanza (causa lockdown), dato che a Marzo 2020 sono dovuta rientrare in Sardegna e lasciare Bologna. In questo periodo ho scritto tante cose e ho svolto la maggior parte del lavoro di stesura del disco. Una fase molto faticosa ed intensa.

Terza fase

Una volta completata la scrittura dei brani e avendo nuovamente possibilità di viaggiare, sono tornata a Bologna per lavorare assieme a lui in studio agli arrangiamenti e alla definizione della struttura del disco.

Quarta fase

La quarta comprende la sessione di registrazione di tutte le voci, chitarre e percussioni al Vacuum Studio di Bruno Germano e dell’elettronica (sintetizzatori, drum machines, etc..) al Tanca Studio di Iosonouncane. Qui abbiamo passato molte giornate a lavorare meticolosamente ad ogni suono e producendo di fatto il sound dell’album, dando così nuova forma alle mie pre-produzioni (create su Ableton), utilizzando il meraviglioso parco strumenti di Jacopo. Le sue intuizioni musicali hanno arricchito tutto il lavoro e sono sempre state misurate ed in linea con il mio gusto.

Ho potuto guardare da vicino con quanta cura Jacopo lavora sulle macchine e su ogni suono (in maniera quasi maniacale) e condividere lo sviluppo creativo è stata un’esperienza preziosa e di crescita.

Le idee e le scelte prese assieme durante tutto il lavoro sono sempre state più che condivise. Ogni sua proposta si è sempre rivelata una porta per accedere ad un qualcosa di più, uno spingersi oltre che quasi sempre mi ha portata a stupirmi. Ho fin da subito avvertito una forte sintonia nel modo di pensare e nell’approccio musicale, una sensibilità comune nel percepire gli eventi, da un passaggio armonico ad un suono o ad una frase cantata in una certa maniera.

L’elettronica gioca un forte ruolo nei tuoi brani. Come ti sei avvicinata a questo mondo, provenendo dal jazz?

Ho iniziato ad utilizzare i software musicali da quando ho avuto necessità di registrare le mie prime idee. Ho iniziato con Garage Band, ma è diventato presto limitante. Sono passata all’utilizzo di Ableton Live da quando ho sentito l’esigenza di registrare e produrre in senso più ampio i brani.

Questi software musicali offrono grandi possibilità e quando lo si capisce è difficile tirarsi indietro e non approfondirne lo studio. Più impari a gestirli e conoscerne il linguaggio, più puoi concretizzare in maniera compiuta le idee, oltre che regalarti tanti spunti interessanti dai quali partire per sviluppare intuizioni diverse da ciò scriveresti avendo solo una chitarra tra le mani.

Quanto la tua terra d’origine ha in qualche modo influito nella tua musica?

Questo disco l’ho quasi interamente scritto in Sardegna che, oltre essere casa, è un posto che mi ha sempre regalato grandi silenzi, orizzonti, paesaggi dai quali trarre ispirazione e segnali. La dimensione del “lock-down” ha amplificato quei silenzi e reso più intensa la vastità dei nostri paesaggi, svuotati anche nei mesi più suggestivi in cui vivere l’isola, dove solitamente le spiagge ed i paesi accolgono tantissime persone.

Tutto ciò che di autentico si sente e arriva dall’ascolto di SPIRA penso sia la conseguenza naturale di quello che sono e che ho vissuto. Sono certa pero che ovunque io mi trovi, nella mia espressione artistica pulsino sempre le radici della mia terra.

Nell’album canti in una lingua inventata, come è nata quest’idea? E che significato ha per te?

Sono arrivata a fare questo disco anche grazie a tutto ciò che musicalmente ho vissuto prima. Dal lavoro che il jazz mi ha permesso di fare sul timbro della voce, sulla ricerca di un suono personale, sull’improvvisazione e sull’utilizzo di sillabe prive di senso scelte solo per gusto ritmico e fonico, ma anche dal lavoro che ho fatto i due anni precedenti a SPIRA e cioè musicare diverse poesie di un poeta del ‘700 del mio paese. Questo lavoro mi ha concesso di prendere sempre più confidenza con il suono delle parole e con il ritmo in relazione alla scrittura musicale.

Non ho mai pensato di scrivere questo disco in italiano, mi è sempre sembrato che le linee melodiche che componevo potessero perdere di forza comunicativa ed oltre a questo, avrei dovuto comunque rispettare una metrica obbligata, cosa che in questi anni ho percepito come un limite alla scrittura.

La chiave per scrivere un qualcosa di personale, che non limitasse a livello compositivo le linee melodiche che avevo in testa è stata quella di abbandonare il significato e affidarmi al suono, inventando talvolta io stessa delle parole.

Stai già pensando a qualche occasione per fare musica live? Magari in un contesto differente e suggestivo che possa ben accoglierla.  

Ho appena annunciato le prime date del tour di presentazione, dunque la dimensione “live” sta partendo adesso. Ovviamente sono pronta a ricevere l’invito da parte di tutti quelli che vorranno accogliere il mio progetto, se poi SPIRA potesse risuonare in contesti suggestivi, ne sarei felice!

a cura di
Elena D’Ercole

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