“Spettri” – Fondazione Teatro Due, Parma – 22 febbraio 2023 

“Spettri” – Fondazione Teatro Due, Parma – 22 febbraio 2023 
Condividi su

Il 21 e il 22 febbraio, presso la Fondazione Teatro Due di Parma, è andato in scena Spettri, una rappresentazione teatrale tratta dall’omonima opera di Henrik Ibsen. 
Noi di The Soundcheck lo abbiamo visto, e ve ne parliamo proprio qui, in questo articolo!
 

In una solitaria dimora di campagna esposta al freddo e alle intemperie, lontano da tutto e da tutti, ha inizio, o spettatore, questa storia. 

Il rumore di un vaso, infranto con fragore per terra, ci giunge all’orecchio. Seguito dal lamento di una giovane donna, che si dispera, gemendo tristemente. 

Il sipario si alza, e il pubblico trattiene il fiato, lasciandosi trasportare lontano, indietro nel tempo, tra gli spazi angusti e le pareti ammuffite di una casa piena di ricordi

Sospesi tra un passato che non c’è più e un futuro indefinito ancora da decifrare, i personaggi avanzano lentamente sul palcoscenico. Passato e presente si mescolano insieme, confondendosi in un turbinio di luci ed ombre, specchi e danze, intrisi di una lugubre ed intensa drammaticità. 

Spettri

Ed è proprio la componente drammatica a rappresentare il tratto distintivo della vicenda, la vera colonna portante di Spettri, su cui poggia l’intero adattamento teatrale di Fausto Paravidino e Rimas Tuminas. I due riportano in scena magistralmente l’opera di Henrik Ibsen, mantenendone immutati il pensiero e il messaggio

L’emozionante performance di Andrea Jonasson, Gianluca Merolli, Fabio Sartor, Giancarlo Previati ed Eleonora Panizzo cattura l’occhio dello spettatore, conquistandolo fin dalle prime scene.
Attraverso profondi silenzi e taciti sguardi, gli attori ci proiettano nei ricordi e nella mente dei personaggi, dando loro nuova voce. 

La musica aleggia nel teatro, a tratti drammatica e cupa, a tratti malinconica ed evocativa, riempiendo gli spazi vuoti tra i protagonisti e le distanze insormontabili che intercorrono tra essi. 

Tutt’intorno, si alza nell’aria una lieve foschia, carica di mistero ed inquietudine, oscuro presagio di eventi nefasti. E in quella foschia che avvolge e confonde ogni cosa, in cui sono sono immersi gli stessi protagonisti, i segreti vengono alla luce. 

Fonte: Fondazione Teatro Due
I segreti e le bugie della società 

Il contesto storico-sociale in cui si svolge la vicenda è quello borghese di fine Ottocento, dove tutto è apparenza e ogni azione deve sottostare alle regole del buoncostume. Ogni atto di ribellione costituisce una macchia indelebile, per la quale si è inevitabilmente condannati.
L’abbandono del proprio matrimonio, una fuga con l’amante, i piaceri di una vita dissoluta tra alcool e donne: tutte colpe che la società non può tollerare, per lo meno non apertamente. 

Ed è qui che entrano in gioco segreti e bugie, astuti espedienti che Helene utilizza con destrezza per cercare di cambiare quella sorte a cui è irrimediabilmente condannata. Per gettare lustro su di sé e su quella famiglia senza amore all’interno della quale è costretta a vivere, ma anche per costruire un’immagine di marito e di padre di cui poter andare fieri.

Obbligata dal perbenismo vuoto e di facciata della società, dai discorsi morali di Pastore Manders e, infine, da se stessa, Helene Alving decide di non ribellarsi mai veramente, incatenandosi lei per prima a quel destino infelice. Fino al momento ultimo, quello della rivelazione, dove ogni finzione è destinata a cadere. 

In Spettri, la falsità e l’ipocrisia proprie della società borghese crollano su loro stesse, schiacciate dalle pesanti rivelazioni della signora Alving, costretta a far luce sul terribile segreto della sua famiglia, nascosto a tutti da molti anni.

Attorno a lei gravitano gli altri personaggi, le cui azioni non sono altro che passive reazioni alle rivelazioni fatte dalla donna.
Non c’è, dunque, libertà in Spettri.

Helene, Osvald, il Pastore Manders, Regine e Jacob, sono tutti vittime di un passato incancellabile, a cui non possono sottrarsi. Dal quale non si possono liberare, nemmeno per un istante.
Neppure Helene, che mai riuscirà a trovare la felicità, nemmeno a seguito della sua grande rivelazione.
Gli spettri della sua mente continueranno ad abitare tra le mura di quella casa infelice, per tutta l’eternità. 

Il dramma umano di Spettri

Ciò che rende straordinario Spettri è la portata quasi euripidea della dimensione umana presente al suo interno. 

Fin dalla prima scena del dramma, infatti, appare subito chiaro allo spettatore come il protagonista indiscusso dell’opera sia l’umanità nella sua accezione più ampia e complessa: l’uomo come soggetto, assieme a tutti quei caratteri che lo definiscono e lo contraddistinguono. 

Come il sentimento nato tra Osvald e Regine, che si trasforma ben presto in un abominevole incesto, da cui la ragazza rifugge, piena di vergogna. O l‘amore di madre, patologico e possessivo, provato da Helene nei confronti del figlio, a cui la donna vuole risparmiare ogni dolore e vergogna.

Ma anche la follia e deliri di Osvald, che ci mostrano il lato fragile della specie umana. La “frammentazione della sua unità psicologica”, in un’epoca di cambiamento in cui nuove e affascinanti teorie prendono piede. Dove le grida deliranti di una nuova Medea, colme di fatalità e di morte, echeggiano più forti e più attuali che mai. 

I lunghi silenzi, gli sguardi persi nel vuoto e quel tacito lamento scolpito sul viso degli attori, tradiscono una dimensione interiore – propria dei protagonisti – profondamente ferita, scalfita, lacerata.

In Spettri, dunque, l’uomo è e rimane sempre al centro di questa tragedia borghese. L’essere umano si macchia di errori e di colpe, vittima dei suoi egoismi e delle sue scelte, alla ricerca costante di una felicità irraggiungibile. 

Un eroe dalla tragica sorte, vero protagonista delle storie che vengono raccontate sul palcoscenico. 

Fonte: Fondazione Teatro Due
La felicità irraggiungibile 

L’irrinunciabile pessimismo di Spettri, a cui è soggetta l’intera umanità, si concretizza nella scena finale dello spettacolo.  
In un’immagine.
Un Osvald delirante spira lentamente tra le braccia della madre, mentre il sole torna finalmente ad illuminare la campagna solitaria: la sintesi perfetta del cinico messaggio lanciatoci da Ibsen. Secondo il quale l’uomo, nonostante tutti i suoi sforzi, non riuscirà mai a realizzarsi e ad essere felice poiché vittima della realtà e delle difficoltà che derivano da essa. 

Pretendere di vivere a pieno, essendo se stessi e realizzandosi, non è altro che “megalomania”.

Quella joie de vivre, invocata a gran voce da Regine, costituirà un miraggio lontano per lei ed Osvald. Mentre per Helene non rappresenterà altro che un desiderio passato, destinato a rimanere tale.

Schiacciati dal peso delle scelte che hanno intrapreso o subìto, tutti vittima di un passato che non si può cancellare, nessuno di loro troverà mai la felicità.
Poiché in Spettri nessuno ne ha mai davvero diritto.

a cura di
Maria Chiara Conforti
foto da
Fondazione Teatro Due

Seguici anche su Instagram!
LEGGI ANCHE – Federico Buffa – Teatro “La Fenice”, Senigallia – 18 febbraio 2023
LEGGI ANCHE – “Mandragola” – Fondazione Teatro Due, Parma – 14 Febbraio 2023 
Condividi su

Maria Chiara Conforti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *