“Mandragola” – Fondazione Teatro Due, Parma – 14 Febbraio 2023 

“Mandragola” – Fondazione Teatro Due, Parma – 14 Febbraio 2023 
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Al Teatro Due di Parma è andata in scena la prima di “Mandragola”, uno spettacolo teatrale diretto da Giacomo Giuntini. La commedia sarà ancora presente in teatro per cinque differenti appuntamenti, nelle prossime settimane: il 17, 18 e 25 febbraio alle ore 20:30, e il 19 e 26 febbraio alle ore 16:00.
Non fatevela scappare! 

Mandragola”, Prologo 
Il narratore avanza sulla scena, davanti agli occhi dei presenti.
Circondato dal buio. Immerso nel silenzio.

Ed è proprio così che chiede al pubblico di accogliere la storia che si accinge a raccontare: non con applausi e risate, ma col silenzio più totale. Come a sottolineare la gravità degli eventi che di qui a poco seguiranno.
Le luci si accendono, il palcoscenico prende vita, animandosi tutt’a un tratto.

Foto di Fabio Sau e Andrea Morgillo

In questo luogo magico che imita la vita, e la mette in scena tra sospiri, grida, lacrime, applausi e risate.
In questo eco remoto, ecco presentata la vicenda, una breve parentesi di emulazione della vita umana.

Perché il teatro, in fondo, è questo: una lenta discesa nell’animo umano, dove, sempre più in profondità, si va dissotterrando tutto ciò che rende l’uomo tale.
Passioni, tormenti, delitti e desideri. Amore e bramosia. Lussuria e cupidigia, in una vorticosa spirale senza fine. In quel vortice schizofrenico e incontrollabile che è la vita.

Il teatro mostra, il teatro svela, il teatro insegna. 
Specchio della società fin dalle sue più antiche origini, anche nella Mandragola cinquecentesca di Machiavelli il compito dell’opera è sempre lo stesso: mostrare ai fiorentini la loro vera natura.

Attraverso la sua abile penna e arguti stilismi, l’autore svela la realtà dietro la finzione, assieme a tutte le brutture compiute dall’uomo. 
Realtà che possiamo tutt’ora riscontrare in questo folle secolo, a riprova che nulla cambia mai davvero, neppure cinquecento anni più avanti.

E allora siamo tutti Callimaco, vittima della disperata passione che il giovane nutre per Lucrezia. Stimiamo ed ammiriamo, in fondo, le arguzie di Ligurio, capace di destreggiarsi in ogni situazione, mentre guardiamo con pietà lo stolto Nicia, rammaricandoci per lui.
Condividiamo, in parte, il ritegno di Lucrezia, ben sapendo in cuor nostro che anche noi, infine, saremmo stati corrotti dall’amore.

La Mandragola guarda negli occhi personaggi e pubblico e, prendendo entrambi per mano, scuote il capo con aria di rimprovero. 

Foto di Fabio Sau e Andrea Morgillo
Gli elementi della “Mandragola” machiavelliana 

Per quanto concerne l’omonima opera teatrale portata in scena da Giacomo Giuntini, che dire?
In essa sono riassunti tutti gli elementi chiave della Mandragola, talmente esatti e così ben definiti nell’esecuzione e nella scrittura da elevare questo spettacolo a fedele riproduzione – nell’animo e negli intenti – della commedia di Machiavelli. 

Veloce, incalzante e serrato, il ritmo della vicenda non dà tregua allo spettatore, levandogli il respiro.
L’incessante sviluppo degli eventi trascina il pubblico nella sua spirale, avviluppandolo nella sua morsa soffocante. Una stretta alla quale è impossibile sottrarsi, neppure attraverso i lunghi monologhi e gli intervalli musicali posti tra un atto e l’altro. 

Anche la parola e il suo utilizzo giocano un ruolo di fondamentale importanza in questo spettacolo. Con le sue finezze ed i suoi artifici, abbiamo l’elegante latinorum usato dai più colti, ma anche le espressioni gergali e colorite proprie del popolo, la lingua è riprodotta qui nella sua forma più pura: quella con cui erano soliti esprimersi i cittadini di Firenze nel Cinquecento.

Una scelta – quella di riprendere integralmente il testo di Machiavelli mantenendone immutati lo stile e la forma – che può risultare ardua da seguire per lo spettatore, per lo meno ad un primo impatto. Ma che rivela, ancora una volta, l’intento di conservare – intatta ed incontaminata – l’essenza di un’opera il cui valore risiede proprio nella potenza espressiva del linguaggio.

E, laddove non arrivino le parole e il loro significato, vi riuscirà invece la gestualità degli attori che, precisa ed efficace, accompagna via via l’azione, quasi mimando il significato di quei discorsi che un poco ci sfugge! 

I personaggi 

Tutta la vicenda della Mandragola ruota attorno a quattro personaggi principali: Callimaco, l’”amante meschino”, Nicia, il “dottor poco astuto”, Ligurio, il “parassita di malizia el cucco”, e Lucrezia, una “giovane molto accorta”. 

Essi costituiscono il motore dell’azione e il centro attorno al quale gravitano tanti altri personaggi, con i loro sotterfugi e le loro malefatte. Come il servo Siro (Nanni Tormen) che aiuta fedelmente il padrone per il raggiungimento del suo scopo. O frate Timoteo (Massimiliano Sbarsi), un prete corrotto che decide di prendere parte al piano sotto compenso. 

Tutta la componente umoristica della Mandragola nasce però dall’interazione tra Callimaco, Nicia e Ligurio, che costituiscono una vera e propria triade comica. Essi rappresentano tre personaggi diversissimi per natura, intenti e classe sociale, che, mossi dai rispettivi desideri, prendono così parte alla vicenda.

La prova attoriale di Dario Aita, Pavel Zelinskiy e Emanuele Vezzoli nei panni dei tre è assolutamente degna di nota: gli attori conferiscono ai loro personaggi una tale vivacità ed intensità sulla scena da sorprendere lo spettatore, conquistandolo. L’interpretazione che ne consegue è eccelsa. 

Foto di Fabio Sau e Andrea Morgillo

Attraverso i dialoghi dei loro personaggi, vizi e virtù sono portati alla luce e messi sotto esame.
La morale borghese, figlia di questo tempo moderno, è rivelata: vince il più astuto, ma in realtà son contenti tutti, ognuno vittima di taciti compromessi e una buona dose di accondiscendenza. Tutti ottengono qualcosa, nessuno trionfa mai completamente.

Le riflessioni contenute nei frequenti monologhi dei personaggi si rivelano fini a se stesse, espressione della concezione politica che un Machiavelli demoralizzato inserisce qui nel contesto urbano, satirizzandoci su. 

Foto di Fabio Sau e Andrea Morgillo
Le musiche 

Molto interessante è l’utilizzo della componente musicale realizzato all’interno dell’opera. Le musiche di scena originali di Verdelot sono eseguite dal vivo durante lo spettacolo, e il gesto della rottura dello spartito, ripetuto durante ogni replica, rievoca la perdita di uno dei madrigali composto dal musicista per Machiavelli. 

Le canzoni, poste a chiusura di ogni atto, sono liricizzate ed enfatizzate a tal punto nella loro componente drammatica da fungere, sì, da breve intervallo all’azione, gettando tuttavia un’ombra cupa, indizio di un oscuro presagio, nella mente di chi guarda. Anche l’aspetto inquietante del coro, coperto in volto da maschere di natura ferina dall’aspetto quasi demoniaco, suggerisce ciò allo spettatore. 

Foto di Fabio Sau e Andrea Morgillo
Questa è “Mandragola”

Mandragola è, dunque, questo: uno spettacolo coinvolgente, portato in scena magistralmente da Giacomo Giuntini che, con l’aiuto dei suoi attori, ripropone uno dei massimi capolavori di Niccolò Machiavelli. La recitazione magistrale di Dario Aita, Pavel Zelinskiy, Emanuele Vezzoli, Paola De Crescenzo, Cristina Cattellani, Nanni Tormen, Massimiliano Sbarsi, Davide Gagliardini e Laura Cleri, infatti, dona un valore aggiunto a questa versione teatrale della commedia, già di per sé degna di nota.

Una commedia, il cui principale carattere – quello della farsa – è tale da generare in noi una risata forzata, amara come alcune altalenanti vicende della vita.

Uno spettacolo coinvolgente e fedele all’opera originale dell’autore, che mi sento di consigliare ad ogni amante di teatro.
Affrettatevi, dunque: non fatevelo scappare! 

a cura di
Maria Chiara Conforti
foto da
Fondazione Teatro Due

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Maria Chiara Conforti

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