“Opera Futura”: il canto liberatorio di Levante

“Opera Futura”: il canto liberatorio di Levante
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La Levante del passato abbraccia quella che verrà nel nuovo album, un inno all’istinto, al corpo e al futuro

“Opera Futura” è il quinto album realizzato in studio della cantante siciliana, pubblicato a una settimana di distanza dal termine del 73esimo Festival di Sanremo, al quale ha partecipato con il brano “Vivo”. 

Levante, all’anagrafe Claudia Lagone, ama definirsi “anima nostalgica”, persa nel passato, ma questo album trasuda realtà e speranze per il futuro. Quella realtà che ti sorprende e ti spiazza per quanto sia personale e collettiva allo stesso tempo, da affrontare con profonda empatia e ben disposti all’ascolto.

A seguito della nascita della figlia Alma Futura e della conseguente depressione post partum che ha vissuto, Levante torna a raccontarsi in un disco che si muove tra emozioni del passato evolute e nuove sfide della vita. 

Ho parlato delle vita attraverso la carne, attraverso il corpo, allontanandomi dalle emozioni impalpabili di MAGMAMEMORIA, mi sono scontrata con la pelle e le ossa. Ho avuto l’impressione di poter toccare la musica, più che ascoltarla. Il dolore che descrivo è fisico, la gioia è provata, la delusione è un livido, la nostalgia un nodo in gola, l’ego si fa materia e così ogni emozione trova spazio in un punto del corpo affinché io diventi l’allegro chirurgo dei sentimenti.

Levante, dal sito levanteofficial.com

Fonte: levanteofficial.com
Un istinto carnale, fisico, animale

In “Opera Futura” Levante sventra le sue paure passate e future, ricucendole con una buona dose di coraggio e la ruggente speranza di chi sa per cosa e per chi sta lottando. “Sventrare” non è un verbo gettato lì a caso, perché uno dei temi intorno al quale ruota il disco è il corpo: un corpo perso e poi ritrovato, trasformato ed evoluto.

“Vivo per la mia liberazione – Vivo un sogno erotico – La gioia del mio corpo è un atto magico”. È proprio la canzone “Vivo” presentata al Festivàl il simbolo della rinascita di Levante. Un inno (dal sound pop tipicamente sanremese) per tutte le persone che, anche solo per un momento della loro vita, non si sono sentite a proprio agio nella loro stessa pelle e che stanno lavorando per riconciliare mente e corpo. 

Già dal primo brano “Invincibile”, passando per “Leggera” o “Metro”, ritroviamo la penna raffinata di Levante, che torna a scrivere da sola dopo un primo approccio alla scrittura condivisa nel precedente album “Magmamemoria”.

Non possono mancare le riflessioni sociali in “Opera Futura”, come in “Capitale, Mio Capitale”, che denuncia i quaquaraquà (chiacchieroni) da tastiera, nascosti dietro maschere di apparenza, ma anche in “Fa Male Qui”, un brano sulla violenza delle parole con un pizzico di denuncia politica.

Fonte: levanteofficial.com

Proseguendo nell’ascolto, preparatevi ad essere colpiti da un pugno allo stomaco a sorpresa, di quelli che non potete proprio schivare, ma solamente incassare. Il dolore dell’assenza permea ogni verso di “Mi manchi”, un brano in cui le emozioni si fanno crude e spigolose, in una dichiarazione liberatoria che non necessita di urla per arrivare dritto al cuore e alla testa.

Un futuro che non fa più paura

La maternità, la figlia “Alma”, il compagno Pietro: in “Opera Futura” troviamo tanto, tantissimo dell’evoluzione personale e famigliare di Levante. Nel brano “Mater” Levante affronta il tema del sentirsi inadeguata nel ruolo di madre canonico e delle aspettative della società, in un momento estremamente personale in cui ci si ritrova a dover reggere con il proprio corpo un’altra vita. A Pietro dedica “Iride Blu e Cuore Liquido”, che “ha sorriso in faccia” ai fantasmi della cantante, riuscendo a sciogliere il suo cuore.

Il culmine dell’album si raggiunge però nel brano “Alma Futura”, dedicato appunto alla figlia, in cui tutto il dolore e le sofferenze, di colpo, assumono un senso. E così, la mente finalmente si riconcilia con il corpo, pronto a sorreggere il futuro che verrà.

“Scoprire che nel futuro non c’è mai dolore
Che la speranza era un salto che sapevo fare
E ho dato un nome al mio coraggio pieno di paure
E adesso so cantare”

Alma Futura

Lo stile di Levante potrà piacere o meno, ma è innegabile la sua qualità di comunicatrice. Claudia spicca per la potenza espressiva e l’interpretazione emozionale, capace di aprire il suo cuore a metà e servirlo su un piatto da portata da condividere con tutti.

Fragilità, speranza, dolore, forza, nostalgia, determinazione: tutto lo spettro delle emozioni raccontate in “Opera Futura” si fa concreto e tangibile. Sensazioni dinamiche, sempre in evoluzione. Così spaventosamente reali, ma non viviamo forse per questo, per la magia della gioia inaspettata?

a cura di
Chiara Serri

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