Sarà “Truth Decay” l’album di lancio degli You Me At Six?

Sarà “Truth Decay” l’album di lancio degli You Me At Six?
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“Truth Decay” è l’ottavo album in studio degli You Me At Six in attività ormai da 20 anni. Riusciranno a sfondare con questo nuovo album?

Gli You Me At Six nascono nel 2004 nel Regno Unito, nei primi anni rilasciano qualche EP ma il 2008 sancisce, con l’uscita del primo album, il vero anno di inizio carriera della band. Gli inglesi hanno collezionato nel tempo diverse posizioni rilevanti in classifica in patria e registrato vari tour sold-out anche nell’America del Nord.

La band va inquadrata, optando per una metafora calcistica, come “un talento che va aspettato perché in procinto di esplodere“. Sul lato pratico potrebbero essere classificati come un Claudio Marchisio, forte ma mai sbocciato in un vero e proprio talento. Speriamo non sia così perché di tempo a disposizione ne hanno ancora a sufficienza.

Gli inglesi non sono quindi ancora riusciti realmente a “sfondare” a livello internazionale rimanendo quanto più circoscritti a zone anglosassoni.

L’album nel complesso

Diversi sono stati i singoli in anticipazione di cosa avrebbe rappresentato l’album come “Mixed Emotions (I Didn’t Know How To Tell You What I Was Going Through)”, “heartLESS” o “:mydopamine:”. Tutti i singoli usciti promettevano un album con tracce importanti e si sperava con pochi filler (ndr, tracce messe lì per riempire un po’ come certe puntate delle serie tv che non apportano nulla alla trama).

I singoli erano una bella premessa, niente di rivoluzionario o sperimentale ma comunque tracce da You Me At Six perfezionate e più “mature”. All’uscita, ascoltando più volte il disco, i pezzi più godibili rimangono però alcuni dei singoli a cui si aggiungono “Traumatic Iconic” e “After Love In The After Hours”.

Ascolta “Truth Decay” su Spotify.

Innanzitutto rilasciare metà delle canzoni del nuovo lavoro, arrotondando per eccesso, non si direbbe essere una mossa geniale, specie se questi brani rientrano tra i pochi veramente incisivi dell’album. I singoli devono essere certamente i pezzi più ascoltati e “commercialmente forti”, ma qualche “chicca” va riservata per l’album e tenuta all’oscuro dei propri ascoltatori fino all’uscita del disco.

Secondo punto rilasciare musica su musica sembra abbia portato gli You Me At Six a uniformarsi al pensiero del “fai uscire nuova musica per far vedere che sei vivo e l’album sarà poco più di una playlist“. Questa concezione della musica come prodotto e non come arte non può essere sostenibile.

L’album prevede un concept, una struttura e seppur abbia avuto smacchi nella sua importanza ai giorni d’oggi, gli artisti non devono reiterare questa pratica e farla loro.

Delucidazioni finali

Truth Decay” rappresenta un’altra occasione mancata. Ogni album vede una crescita, seppur lenta, di questa band. Ad esempio “SUCKAPUNCH“, il disco precedente, è di un livello inferiore al nuovo ma evidentemente va dato tempo al tempo.

Ogni volta c’è la speranza di ascoltare qualcosa che possa vederli affermati a livello internazionale come una tra le band interpreti principali dell’alternative rock, ma sembrano mancare l’appuntamento in ogni circostanza.

L’album è godibile ma se la band riuscisse a elevare tutte le tracce a un determinato livello, come quello di certi singoli, sarebbe tutt’altra storia. Magari invece di produrre come un sistema fordista potrebbero impiegare più tempo per le uscite in modo da ponderare e creare musica “capace di rimanere”?

Forse non è ancora giunto il momento per la band inglese di sbocciare anche se ogni album sembra essere un mattone per costruire la casa della loro carriera e del loro successo.

a cura di
Luca Montanari

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Luca Montanari

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