I Malamore e il nuovo videoclip di “Piano Martini”

I Malamore e il nuovo videoclip di “Piano Martini”
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I Malamore, band rivelazione di questo inizio anno, hanno distribuito un nuovo brano “Piano Martini”. Venerdì è uscito il suo videoclip, altro piccolo pezzo di una trama iniziata con “Malavita” il cui finale è ancora tutto da scoprire. Prima di ipotizzare una conclusione, l’inedito e il video meritano delle riflessioni più profonde.

Il viaggio dei Malamore sembra non arrestarsi durante questo 2022, un anno che più incerto non si può. Dopo il singolo “Malavita” e il videoclip annesso, i Malamore rilasciano un nuovo, intenso singolo dal titolo “Piano Martini”. Il brano segue le sonorità, combinazioni di cantautorato italiano e riff di chitarre anni ’70, di “Malavita”. Assume, però, una dimensione sicuramente più intimista dovuta al delicato racconto che la canzone fa delle difficoltà della vita. “Piano Martini”, infatti, parla di un’esistenza imprigionata da barriere fittizie, ostacoli creati appositamente per mostrarsi diversi da quelli che si è.

La famosa maschera che cela la reale identità di ognuno, utile per far fronte alle sofferenze di una vita che non fa sconti, è, però, estremamente fragile. Quando le certezze costruite cadono inesorabilmente ci si ritrova nudi con il dolore. I Malamore, grazie a “Piano Martini”, riflettono sulla necessità di divincolarsi dalle imposizioni di una società che spinge gli uomini ad apparire più che ad essere. Intanto, però, la consolazione dell’umanità risiede nella consapevolezza che questo esercizio di menzogne, di cui siamo vittime e carnefici, è una pratica comune. Tutt’al più è nella realizzazione di tale processo che si innesca quello che la band definisce come un mix di stupore e meraviglia. Si crea, cioè, quel legame empatico tra essere umani tutti più o meno costretti a simulare una personalità lontana dalla propria natura per mera sopravvivenza in un mondo,talvolta, crudele.

Il videoclip

Diretto nuovamente da Stefano Pinto, il videoclip di “Piano Martini” inizia proprio dove “Malavita” finisce. Questo sempre a testimonianza di come l’attività dei Malamore sia parte di un progetto all’interno del quale la band salentina si rende protagonista di un viaggio e, inoltre, della loro volontà di sfruttare al massimo le potenzialità del visivo. Bingo al termine di “Malavita” prova insistentemente a chiamare Zinzin dal quale, però, non riceverà alcuna risposta. In questo video scopriamo dove si trova il personaggio principale del secondo episodio di una storia costruita nei dettagli dai Malamore, Zinzin.

Disteso e sfatto su un antico divano, il ragazzo, con un bel cappotto leopardato, è ripreso frontalmente in un vecchio ed umido salotto. Sul tavolo ci sono alcolici e cenere consumata mentre la televisione manda in onda uno schermo con immagini bianche frammentate. In linea con il primo videoclip, anche “Piano Martini” riprende un’atmosfera anni ‘70 sia negli oggetti profilmici che nell’abbigliamento del gruppo. Zinzin finalmente contatta Bingo e, benché la storia risulti ancora poco chiara, i due sembrano accordarsi per un appuntamento. In un secondo momento, il protagonista decide scocciato di uscire dopo che ha scovato nel suo frigo solo una triste bottiglia vuota.

La scena si sposta in un supermercato. Zinzin ruba furtivamente un bottiglia di latte e del cibo. Cammina disinvolto verso la via di casa, incurante delle sue azioni, del giudizio o di un qualsiasi tipo di condanna per l’atto e, nel frattempo, Osvaldo chiama invano il suo amico. Una volta a casa il nostro Zinzin ha modo di ricontattare Osvaldo e mentre si mette d’accordo per un misterioso incontro, beve passivamente il latte rubato in precedenza. Solo con sé stesso, come lo è sempre stato durante il video, si accende soddisfatto una canna, mette su un buon disco e si distende distrutto sul divano, disinteressato dal mondo al di là delle finestre. Lui e i suoi calzini bianchi rimangono, quindi, chiusi nel salotto vintage, una stanza a cui non è permesso far oltrepassare la luce. Un luogo che crea una cappa di fumo e solitudine.

Uno per tutti

Zinzin nella meccanicità delle azioni incarna una generazione intera di persone. Donne e uomini che arrancano nella quotidianità e si muovono smunti tra le corsie di un supermercato, ombre sbiadite di quello che potrebbero essere. Nell’attesa di ricomporre i punti cardine tra il primo e il secondo episodio e di scoprire le linee di un piano ancora oscuro, Zinzin colma i vuoti di una vita in solitaria, attraverso azioni prive di motivazione e verità. Il perché di questa scelta è ancora un’incognita ma non è impensabile poter trarre le nostre conclusioni in autonomia.

Intanto dopo l’ ultima chiamata con Osvaldo, pare aver cambiato impercettibilmente il suo sguardo, come se la notizia appena ricevuta al di là della cornetta potesse appagare un vuoto radicato. Ma di cosa si tratta? Di cosa parlano tra loro i nostri protagonisti? Più viene raccontato e più la storia prosegue, maggiori sono i punti di domanda attorno allo scopo dei Malamore. C’è ancora qualcosa da dire, ancora qualcosa per cui vale la pena cantare una canzone.

In attesa di scoprire dove la prossima tappa del viaggio Malamore ci porterà, conviene buttarci come Zinzin sul divano. Possiamo alzare il volume del migliore disco degli ultimi vent’anni, scolarci una birra, chiudere gli occhi e dimenticare, almeno per un po’, gli enormi problemi di questo mondo. Lasciamoci, allora, andare ad una bella melodia. Forse è proprio questa che ci libererà dall’apatia.

Credits

Regia/montaggio: Stefano Pinto
DoP/Color correction: Andrea Dell’Aquila Focus
Puller: Francesco Dell’Aquila
Produzione by Cosmograph & Flyeventy
Outfit: Malamore & Elisabetta Indennitate
PM: Milena Calogiuri

Malamore
Osvaldo Greco: Voce/chitarra/piano/tastiere
Giacomo Spedicato: chitarra/basso/piano/tastiere/cori
Matteo Spano: batteria/percussioni/cori

Hanno suonato:
Michele Martirani – trombone
Alessandro Dell’Anna – tromba
Registrato da: Matteo e Daniele Spano – UrloRecords (Veglie)
Mixato da: Andrea Mariano – Waveform Studio (MIlano)
Masterizzato da: Salvatore Addeo – AEMMESTUDIO (Lecco)

a cura di
Noemi Didonna

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Noemi Didonna

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