REQUIEM – La nuova genesi dei Korn

REQUIEM – La nuova genesi dei Korn
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Travolgenti e sull’onda di rinnovate e redivive ispirazioni dovute (o causate) al periodo pandemico che il mondo sta vivendo, tornano alla carica i Korn con quattordicesimo album della loro carriera: Requiem.

Travolgenti, sull’onda delle elettrizzanti linee di basso del pezzo di apertura Forgotten, tornano alla carica i Korn con l’album Requiem, il quattordicesimo, a distanza di trent’anni dall’esordio. L’album riceve una “adeguata” presentazione il 4 febbraio, tramite un evento dai temi esoterici denominato Messa Requiem, riservato a 300 persone ma fruibile in streaming in mondovisione, e curato da Richard Gibbs, già protagonista con il frontman Jonathan Davis nell’ O.S.T. de La Regina dei Dannati.

La locandina del Requiem Mass
La fase creativa

Un album fortemente influenzato dalla pandemia, che ne ha condizionato sia la creazione che i contenuti. Sfruttando la totale assenza di concerti, i Korn hanno così scelto di lavorare sulla musica e sui testi canalizzando in essi tutta l’esperienza di questi due anni a dir poco “strani e impegnativi”. La risultante? Uno stile più analogico, più puro, senza filtri. Quasi un ritorno alle origini, senza featuring o collaborazioni che avevano caratterizzato le produzioni precedenti, dando luce a nove canzoni (10 nella versione giapponese), per la release più breve della storia dei Korn.

Un ammontare complessivo di 32 minuti ricercato per essere compatto, come dichiara Davis:

“Volevamo un disco che ti tirasse dentro e te ne facesse chiedere ancora. Tutti hanno 30 minuti da dedicare a un disco, un’ora no”.

La bonus track giapponese di Requiem
Il viaggio

Requiem per la prima volta nella storia della band, viene prodotto tramite etichetta indipendente, la Loma Vista; lasciando trasparire una maggiore libertà creativa, espressiva, di ricerca e sperimentazione, senza dover sottostare ai canonici vincoli imposti spesso dalle mayor. La morte, l’esplorazione della rabbia e dell’isolamento, una visione della sofferenza passata, le conseguenze della pandemia vissute durante questi anni, scorrono tra i testi dell’album, e tramite le sue atmosfere cupe penetrano nell’ascoltatore in tutta la sua intensità.

Artwork

La cover dell’album si mostra nella semplicità del bianco e nero, tramite la raffigurazione di una scultura, probabilmente in marmo, che fa da sfondo al logo storico della band (quasi come venisse afferrato dalla mano).
Rappresenta allo stesso tempo il carattere duro e coriaceo della pietra, e la linearità e la precisione delle finiture scolpite, lasciando trasparire la combinazione delle sensazioni prodotte dal’ascolto, tra la forza esplosiva dei riff nu metal, l’energia della batteria, e la qualità delle modulazioni vocali di Davis, che si alternano vicendevolmente tra il melodico e il graffiato.

La copertina di Requiem
Always Korn

Requiem riesce a dimostrarci che anche dopo quattordici album, il gruppo ha ancora qualcosa da dire, e lo vuole fare nel modo che conosce meglio. Più puro possibile, con una rigenerazione tanto strumentale, quanto spirituale per i membri della band, un’esperienza collettiva che regala nuova linfa a un genere, di cui rimangono tutt’ora tra i pionieri incontrastati.

Se cercate una scarica di adrenalina vecchio stile, siete nel posto giusto.

A cura di
Mattia Mancini

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Mattia Mancini

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