Amò, facciamo due chiacchiere su “Bermuda”

Amò, facciamo due chiacchiere su “Bermuda”
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Con Bermuda, il duo romano Amò ci fa ridere un po’ regalandoci sollievo in momenti difficili come questi. Nel mentre fa ridere anche noi che li abbiamo intervistati.

Preda di un inghippo linguistico (credevo che la persona che mi ha contattato per l’intervista avesse chiamato me AMO’ e mi stavo già dando delle arie) intervistiamo due artisti che non capita spesso di incontrare.

Due artisti che accettano le nostre domande sul filo dell’idiozia e ne fanno un capolavoro. Una vera gioia parlare con loro di “Bermuda” e comprendere che, per dimostrare di avere intelligenza e talento non serve prendersi eccessivamente sul serio.

Una canzone fresca, leggera ma impegnata, simpatica ma seria, irriverente ma arguta. Vi proponiamo quindi il nostro botta e risposta, perché alla fine, che siano slippini o BERMUDA, la biancheria intima ci piace comunque.

Ciao ragazzi, entro a gamba tesa nella “situa” da voi messa in scena e spiegata: è vero che siete stati titubanti nel far uscire questo pezzo? E come mai?

Ciao a tutti Signore e Signori di The Soundcheck. È assolutamente vero, ci hai forse preso per dei bugiardi!? Per molte settimane abbiamo creduto che il brano in uscita ad ottobre sarebbe stato un altro (avevamo fatto realizzare addirittura il materiale grafico definitivo) poi abbiamo seguito l’onda emotiva provocataci dai tempi e abbiamo pensato a Bermuda.

Dopodiché siamo andati in crisi e ci siamo chiesti se davvero fosse stato necessario pubblicare un brano in un momento come questo, in cui tutti dicono tutto e forse nessuno fa abbastanza silenzio per poter ascoltare. Siamo molto tormentati come artisti.

Ad un certo punto nella canzone dite “Io e te divisi dal mondo/Ma quanto male fa/Quanto male fa”. Avete idea di quante storie sono naufragate, di quante nuove conoscenze appassionate, il passato lockdown ha fatto naufragare? Verrebbe quasi da dire che è vero il detto “lontano dagli occhi, lontano dal cuore” che ne pensate?

Siamo dei romantici : siamo consapevoli testimoni di molte coppie affogate nel mare della frequentazione assidua scaturita dal lockdown.

La domanda che ci viene da porci alla luce di questo fenomeno è però differente; ci chiediamo se queste coppie avessero messo alla base delle proprie dinamiche il sentimento, la pazienza, il rispetto ed il dialogo (che per noi significano amore) anziché componenti più superficiali che una situazione del genere ha contribuito a consumare troppo velocemente.

In tal senso, forse, sono naufragate le coppie che dovevano naufragare, le altre hanno continuato e continueranno ad amarsi per sempre.

Se la copertina dell’album è un uomo con lo slippino bianco, ma la vostra canzone parla di BERMUDA, una via di mezzo stile boxer non sarebbe preferibile?

No, la scelta dello slippino triangolare è una citazione a “Servi della Gleba” degli Elio e le Storie Tese, solo che abbiamo voluto invertire la rotta rendendo il membro maschile “Il triangolino che ci esalta”, giusto per il gusto di essere finalmente degli incompresi.

Domanda sensata invece: secondo voi c’è qualcosa di positivo che è scaturito o che potrà scaturire da questa pandemia per il mondo dell’arte? Se sì, quale, e se invece no, perché non lo credete?

La verità? Non lo sappiamo. Guardiamo a questo scenario con sguardo distaccato, non ci piace lamentarci e non siamo interessati a farlo pubblicamente ne privatamente; siamo sempre stati abituati a lavorare molto per raggiungere i nostri obbiettivi.

Forse non ci sarà un orizzonte degli eventi oggettivo ed univoco; sarà più probabile che chi resisterà al colpo avrà un bagaglio di ostacoli superati che gli permetterà di navigare più facilmente in acque più tranquille.

Siete involontariamente tornati a scrivere qualcosa per questo nuovo DPCM, che non è più un lockdown ma una situazione di “raccomandazione”?

Del tutto, come dicevamo prima ci saremmo astenuti volentieri dal dire qualsiasi cosa a riguardo, invece poi Bermuda ha trovato il suo spazio nel mondo in maniera spontanea ed autonoma. artisticamente non sarebbe stato giusto ostacolarla, la musica è e deve essere sempre specchio dei tempi e delle sensazioni che essi provocano in chi la fa.

Per il vostro futuro artistico, cosa vorreste che si avverasse?

Siamo scaramantici, se lo diciamo poi non si avvera. Vorremmo sicuramente tornare a suonare live. E’ ciò che ci manca di più e ciò che certamente vorremmo per il nostro futuro in qualsiasi condizione.

a cura di
Sara Alice Ceccarelli

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Sara Alice Ceccarelli

Giornalista iscritta all’ODG Emilia Romagna si laurea in Lettere e Comunicazione e successivamente in Giornalismo e Cultura editoriale presso l’Università di Parma. Nel 2017 consegue poi un Master in Organizzazione e Promozione Eventi Culturali presso l’Università di Bologna e consegue un attestato di Alta Formazione in Social Media Management presso l'Università di Parma. Ama il giallo e il viola, possibilmente assieme e vive in simbiosi con il coinquilino Aurelio (un micetto nero). La sua religione è Star Wars. Che la forza sia con voi.

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