Il Conte Biagio: “Vi parlo dell’università anche se non l’ho mai frequentata”

Il Conte Biagio: “Vi parlo dell’università anche se non l’ho mai frequentata”
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Il Conte Biagio, all’anagrafe Biagio Conte è un cantautore classe ‘89 originario di Palomonte. Grazie ad un campagna promossa da Musicraiser si è esibito nelle piazze delle più grandi città d’Italia, come musicista di strada da Milano a Catania, 10 città in 10 giorni in un lungo viaggio documentato chiamato “Super Social Tour“.

Occhiali a specchio, il videoclip in cui spacca telefoni ai passanti a Roma è finito sul noto tabloid britannico Daily Mirror che ha voluto caricare un estratto del video sul proprio sito ed intervistare il Conte.

Fuori da giovedì 1 ottobre il nuovo brano de Il Conte Biagio. Dopo la pubblcazione del suo album d’esordio dal titolo La mia depressione, torna con una nuova storia di incontri notturni, ritorni in aula e caffè silenziosi. Il singolo si intitola Università ed è un brano indie-pop atipico: una canzone triste che non suona triste.

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Ciao Biagio, ci parli della tua esperienza universitaria? E in che modo Università si incastra con questa tua esperienza?

A dire il vero l’università non l’ho mai fatta. Ho vissuto gli ambienti universitari dall’esterno. Andavo spesso a trovare amici fuori sede, ho dei bellissimi ricordi di serate universitarie a Napoli e Bologna. Insomma ho fatto l’università della vita.

E, soprattutto, che sensazioni dà l’inizio dell’università a una città come Milano?

Sto uscendo poco in questo periodo, ma vedo meno gente, spero si riprenda presto. Ho frequentato poco l’ambiente universitario qui. Spero che dopo questo singolo, mi invitino a suonare nei festini delle case universitarie.

Sappiamo che hai vissuto sia a Roma che a Milano, che differenze hai notato?

Roma è stato il mio primo amore incompreso. Dieci anni fa ho vissuto per un anno a Roma. È stato il mio primo tentativo di musica e vita fuori casa, lontano da Palomonte, il mio paese.

Avevo vent’anni; io e la mia musica eravamo molto confusi e non combinai un granchè. Ma in quell’anno e anche successivamente ho collaborato con diversi musicisti della scena romana. Si sono creati bei legami, ad alcuni di loro voglio molto bene anche se ci vediamo poco. Mirko Mancini, Duccio Luccioli , Domenico Labanca su tutti. Con Milano è stato diverso anche perchè sono riparto tardi. Sui 28 ho deciso di cambiare vita.

Sono ripartito tre anni fa anni fa all’avventura, come si faceva negli anni ‘70. Non avevo ne casa ne lavoro.. il primo mese vivevo in una camera quadrupla zona Loreto. Poi le cose sono andate per il verso giusto. Ci sono stati incontri bellissimi, inaspettati e coincidenze assurde. Sembra la storia di un film.

È stata ed è dura tutt’ora. Ma sono felice. Mi sento molto fortunato a fare quello che faccio e ad aver incontrato le persone che con me oggi lavorano a questo progetto.

Questo singolo arriva dopo un bel periodo di assenza; hai voglia di raccontarci che cosa è successo nel frattempo?

È stato un lungo periodo di studio e ricerca. Con la band che ho messo su a Milano (Salerno, ilCanna, Jack) abbiamo fatto un pó di live ma abbiamo lavorato soprattuto in sala prove e in Studio di Registrazione che è diventata la nostra seconda casa; il Blap Studio di Antonio Polidoro!

Cosa ha insegnato il Covid e tutto ciò che ne è derivato ai musicisti?

Che i sogni più sono grandi, più hanno bisogno di basi solide. Sono fortunato perchè sto lavorando anche in un altro settore. Ma per chi fa solo musica è dura. Spero che il settore musica e cultura ne esca piu forte di prima e possa strutturasi come merita.

E adesso? Che cosa succederà?

Non so bene, ma sento che accadrá qualcosa di bello a breve.

a cura di
Giulia Perna

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Giulia Perna

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