Stefano Nottoli: “Ho ricostruito il mio DNA”

Stefano Nottoli: “Ho ricostruito il mio DNA”
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Ciò che lasciamo è qualcosa che proviene da molto lontano, parti di molecole che restano nel tempo e che sono parte di noi. Il DNA lega e unisce uomo con uomo in una sottile ragnatela invisibile di legami chimici, attraverso il tempo e lo spazio.

Stefano Nottoli racconta che è il DNA a congiungerlo al nonno combattente in Albania durante la seconda guerra mondiale, a farne ricordare i racconti di guerra. Una memoria da preservare, una tradizione intrinseca da trasmettere: tutto questo è DNA, il nuovo singolo di Stefano Nottoli.

Stefano Nottoli, tre parole che definiscono quello che sei, scritte nel tuo DNA.

Musicista, insegnante, sognatore.

Una vita da cantautore, con una discografia importante alle spalle e la stessa voglia di mettersi in gioco. Quanto è faticoso, oggi, continuare a seguire la via di un’autoralità impegnata come la tua?

È più faticoso non seguirla, nel senso che a me piace scrivere così come potete sentire. Ho provato a sperimentare linguaggi moderni, giovani, freschi, ma non mi appartengono e il risultato è stato al momento pessimo. Mi è più facile giocare con gli arrangiamenti cosi da avere un sound più attuale, se poi c’è la mano di Leonardo Lombardi in arte ELLE, il risultato è garantito.

Ma DNA, invece? Ci racconti com’è nata? Sembra tutto ruotare intorno ad uno di quei momenti in cui scopri una verità scontata, che si rivela però essere illuminante. Per esempio, che siamo il nostro DNA.

Hai colto nel segno, quando l’ho scritto è apparsa come una cosa ovvia che era sempre stata lì sotto i miei occhi e che in quel momento però ha assunto un significato diverso, più ambio, direi globale. Dietro al concetto che siamo il nostro DNA, si cela un mondo immenso di riflessioni.

Il video del brano sembra una carrellata diacronica di vite che si susseguono, dall’infanzia alla vecchiaia. Ma a te, invece, quanta paura fa invecchiare?

L’unico timore che ho è quello di non riuscire a fare tutte quelle cose che mi piacerebbe fare. Invecchiare ha però degli aspetti positivi, per esempio quando ti dimentichi qualcosa puoi iniziare a dare la colpa all’età che avanza. 

E di Spotify, invece, che ne pensi? Queste playlist sembrano essere contenitori potenti quanto rischiosi, per la loro capacità di veicolare e manovrare il mercato. In qualche modo, senti che la tua musica possa avere un posto, oggi, tra tutto il rumore musicale che l’industria – come fa da sempre, d’altronde – sta producendo?

Quando avevo vent’anni si facevano le demo da mandare alle etichette, sperando in un contratto discografico. Ricordo giornate passate a telefonare a numeri che spesso non rispondevano, ricordo enormi buste postali con dentro CD e lettere di presentazione dei progetti e ricevute di ritorno che a volte non ritornavano.

Credo che i miei coetanei possano confermare. Poi è arrivata la rete, internet, myspace, youtube e l’opportunità di avere dei contenitori in cui farci sentire. Adesso abbiamo spotify che detta le regole, ma che è usato prevalentemente da giovani ascoltatori da cui mi separano almeno vent’anni. Molti della mia età tollerano giusto youtube. È complesso e impegnativo, ma cerco di fluire provando ad adattarmi e a reinventarmi senza stravolgermi, alla fine è molto divertente e stimolante.

Consigliaci un libro, un film e una canzone (che non sia “DNA!) che dobbiamo assolutamente scoprire.

Libro, Fiesta di E. Hemingway. Film, Interstellar di C. Nolan e per la canzone direi Signora di Edda. Però voglio aggiungere anche un disco che ho scoperto da poco e che ho scoperto essere poco conosciuto, ma che reputo un’opera d’arte, Spirit of Eden dei Talk Talk.

Sei ormai un veterano del cantautorato, e da tanti anni ti dedichi a quel duro lavoro che è rimanere fedeli a sé stessi e alla propria integrità poetica. Ti va di dare un consiglio a chi, come te ma esordiente, ha il cantautorato nel DNA e sta preparando oggi la sua prima pubblicazione?

Il consiglio che posso dare è di non smettere mai di chiedere consigli e di crederci, poi di non essere precipitosi nel voler uscire e pubblicare canzoni, sarà che la fretta a me in alcuni casi ha fregato o almeno credo.

Salutaci rivelandoci un piccolo segreto che solo tu e noi da oggi in poi conosceremo.

Ho un neo sul… Ciao!

a cura di
Giulia Perna

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