La festa continua: Folkabbestia forever

La festa continua: Folkabbestia forever
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Per chi non li conoscesse i Folkabbestia sono uno dei gruppi più rappresentativi del folk italiano, ma difficile incasellarli in un genere perché prendono spunto dalla musica popolare per un viaggio che vi trasporta in Irlanda o in terra balcanica, col senso di festa itinerante sempre-e-comunque.

Eternamente “ggiovani” questi ragazzi instancabili il prossimo anno raggiungeranno i 25 anni di attività, la loro forza consiste sopratutto nei loro live dove l’energia scorre libera e la musica spazia dal rock, allo ska, al punk fino alla tradizione popolare che pesca dal Modugno più genuino fino a Matteo Salvatore.

Il Fricchettone 2.0

A settembre 2019 hanno pubblicato l’album Il Fricchettone 2.0 (etichetta NRG Coop) con il rifacimento del brano omonimo e sei brani inediti. Il disco vede la partecipazione di Finaz ed Erriquez della Bandabardò e Dudu e Fry dei Modena City Ramblers. Al centro dei testi dei Folkabbestia c’è stata sempre un’attenzione particolare alla solidarietà umana, al recupero dei valori universali come libertà e amore.

Abbiamo contattato il loro leader Lorenzo Mannarini per un’intervista. Lo ringraziamo per la sua disponibilità e per la sua trascinante simpatia.

Che stato d’animo ha oggi Il Fricchettone 2.0?

Il Fricchettone ha bisogno di viaggiare, magari in autostop. Di interagire con gli altri. Non è assolutamente preparato al concetto di smart working perchè predilige il contatto umano. Siccome la musica deve andare avanti si adatta ai concerti sui social ma spera che durino poco.

Nella canzone Pioggia e Brina, tratta dal vostro ultimo album , affrontate il problema dei migranti sostenendo la necessità degli uomini di cercare condizioni di vita migliori. Secondo te, dopo l’emergenza Cronavirus, che sviluppo prendera la questione sbarco dei migranti?

In realtà si tratta di una dolce ballata, non contestualizzata sui migranti ma centrata sulla questione dell’emigrazione. In un disco precedente avevamo affrontato l’argomento con la canzone La baraonda decrivendo la storia di uno yacht di gente benestante che affonda e di una nave di migranti che va in loro soccorso. Fondalmente siamo per una cultura del dialogo e del confronto; le più grandi innovazioni della storia sono nate dal dialogo fra culture come ad esempio l’influenza della cultura bizantina. Anche con la nostra musica ci sforziamo di avere un’apertura verso forme musicali di diverse culture, un aspetto che diversifica la nostra proposta e, allo stesso tempo, ci arricchisce come persone.

Durante la vostra carriera avete partecipato a diversi festival (Sziget Festival di Budapest, Festival Sete Sois Ste Luas in Portogallo etc.). Come è la risposta del pubblico estero alle vostre canzoni in dialetto o in italiano?

Ricordiamo molti aneddoti riguardo a quei concerti. Ad esempio una marea di ragazzi durante un festival in Brettannia che ballava e rispondeva ai nostri cori (perfino in dialetto barese) oppure un altro in una zona fra la Germania e Polonia dove altri ragazzi danzavano entusiasti incuranti del fango e della pioggia. Credo che possiamo essere testimoni che, aldilà della lingua e delle diverse culture di appartenenza, il messaggio e l’energia, unita all’onestà di fondo, arriva sempre e comunque.

Giorni fa c’è stata una diatriba sui social in riferimento a una dichiarazione provocatoria della Michela Murgia riguardo ai testi di Battiato. Voi avete collaborato con lui nel rifacimento del brano “L’avvelenata” di Guccini ( nel disco 25.60.38). Ma è vero che fa testi mediocri?

Sì, in realtà è una provocazione che non tutti hanno compreso. A differenza di altri Battiato è riuscito a inserire le sue esperienze spirituali in una forma pop. Io personalmente, quando lo ascoltai la prima volta, mi andai a cercare le definizioni e i personaggi che citava. Dietro ho scoperto un mondo, complesso in realtà, ma lui ha il pregio di presentarlo con un’attitudine al gioco e al divertimento che fa sembrare tutto più leggero. E’ giusto che ogni cantautore abbia il suo modo di emozionare e di arrivare al cuore di chi lo ascolta.

Secondo i Folkabbestia torneremo alla manifestazione (quando passa l’infezione)?

Speriamo di sì e speriamo di non perdere mai il bisogno di socialità. Purtroppo i necessari vincoli a cui tutti siamo soggetti rischiano di minare la libertà individuale, quella sana e aperta agli altri. La partecipazione alla manifestazione è necessaria per condividere la necessità di una vita dignitosa per tutti e per rendere universali le opinioni alla luce di una grande senso di responsabilità. Noi intanto pensiamo a migliorarci in attesa di tempi migliori.

a cura di
Beppe Ardito

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Beppe Ardito

Da sempre la musica è stata la mia "way of life". Cantata, suonata, scritta, elemento vitale per ridare lustro a una vita mediocre. Non solo. Anche il cinema accompagna la mia vita da quando, già da bambino, mi avventuravo nelle sale cinematografiche. Cerco di scrivere, con passione e trasporto, spinto dall'eternità illusione che un mondo di bellezza è possibile.

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