Discottanta – Pino Daniele-Nero a metà

Discottanta – Pino Daniele-Nero a metà
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Continua la nostra rubrica sui dischi degli anni 80.
Nero a metà è sicuramente un album fondamentale nella discografia di Pino Daniele.

Registrato al mitico Stone Castle Studios di Carimate (Co), diventato luogo di culto dove molti cantautori hanno inciso le loro opere migliori, Pino Daniele giunge a comporre questo disco dopo due dischi di transizione Terra mia e l’omonimo Pino Daniele.

«Il titolo “Nero a metà”, legato ad un concetto musicale, fu anche inspirato da un bellissimo libro che uscì negli anni 70, “Nero di Puglia” che è la storia di un uomo di colore che nasce nel sud, un po’ come la storia del mio amico James Senese, inutile dire che per me il pezzo più bello è Quanno chiove, una delle mie prime canzoni d’amore… tanto l’aria s’adda cagna’! C’era tanta voglia di cambiare le cose e la musica ci aiutava molto». (P.D.)

Blues napoletano

La formula è la stessa dei precedenti, una commistione fra la tradizione napoletana, scevra di folklorismi sterili e le note del blues; una sorta di Carosone rivisitato in chiave moderna, aggiornato nel ritmo e nelle sonorità. E in questo Pino Daniele incarna lo spirito partenopeo: la patchanka di stili come testimonianza di una città dai mille colori, volti e odori. Dietro questo caleidoscopio però emerge sempre la voglia di riscatto e l’insofferenza verso una terra verso cui nutrire amore e odio.

Il disco è dedicato a Mario Musella, uno dei nuovi riferimenti musicali per la canzone napoletana. madre napoletana e padre cherokee, voce intrisa di soul e umori d’oltreoceano. Proprio lui iniziò la carriera insieme a James Senese, lui nero per intero, colui che “aveva e ha il calore del Vesuvio e la rabbia del Bronx” come la ha descritto Federico Vacalebre nella riedizione del disco uscita nel 2015.

James Senese come Clarence Clemons

E proprio il sax tenore di James Senese in questo disco è la pedina fondamentale come è stato Clarence Clemons per Bruce Springsteen negli anni d’oro della E Street Band. Un equilibrio perfetto che rivela una nuova canzone d’ autore mescolata a una sapiente musicalità, sulle note di una melodia mediterranea perfettamente fusa con blues, funky e tinte di jazz.

A completare il quadro una delle migliori formazioni napoleane: Ernesto Vitolo alle tastiere, Gigi De Rienzo al basso, Agostino Marangolo alla batteria . Qua e là compaiono gli illustri Tony Cercola aka Tony Esposito e Enzo Avitabile, altro pratogonista della Napoli attiva musicalmente.

Le canzoni dell’album

L’album si apre con I say i’ sto ccà, un blues in minore dai toni chiaro scuri. L’anglo – napoletano come messaggio universale. “m sento ‘a guerra il resto non lo so” il Masaniello che risorge con la chitarra, l’urgenza di voler cambiare la realtà circostante, il rifugio nel vino per dimenticare “tutto sto burdello che ca cè sta” lo stesso nettare cantato e omaggiato da Piero Ciampi qualche anno prima. Il prezioso supporto di Bruno De Filippi all’armonica arricchisce l’incipit del brano.

Musica musica ha un’incedere sicuramente più rock che però non stravolge l’eleganza e la ruvida raffinatezza dell’intero disco. Il manifesto dell’autore riguardo alla musica come way of life, significato e realizzazione della propria esistenza, croce e delizia di chi sceglie questo mestiere.

L’acqua te ‘nfonne e va

A detta di molti, anche dello stesso Daniele, Quanno chiove è il capolavoro del disco. Una ballata delicata, un canto esistenziale sull’azione salvifica dell’acqua come rinnovamento delle cellule e della vita che risorge. L’assolo di James Senese ne ricalca il fascino dando il suo prezioso contributo a una canzone indimenticabile.

Puozze passà nu guaio è blues allo stato puro, la chitarra di Pino Daniele che raggiunge vette inattese, la voce roca al massimo dell’espressività. Ancora un blues in minore con tinte rock degne dei maggiori maestri del genere.

Con Voglio di più Pino Daniele esprime tutto l’orgoglio e la sofferenza di uomo del Sud. Le contraddizione di una terra unica e stupenda dove nulla sembra mutare, dove manca sviluppo e prospettive per il futuro. “Vivrò così cercando un senso anche per te” la voglia di cambiare e ridare vitalità e certezze alla propria terra e alla gente. Un assolo di chitarra finale che è lamento e piena espressività.

Come un viaggio ideale che solo la musica può fare passiamo dalle suggestioni blues urbane alle sonorità meditarranee più schiette con Appocundria. Percussioni e chitarra classica, un combo scarno come le vere sonorità della terra del Sud espresse in tutta la loro pienezza.

PINO DANIELE – foto di DINO BORELLI – Da: carmine aymone
E sono mò

E’ diventato ormai di uso comune (citato anche dall’Accademia della Crusca insieme alla canzone A me me piace ‘o blues) il termine ‘a cazzimma. E’ lo stesso Pino a darne il significato “è l’attitudine a cercare e trovare d’istinto sempre e comunque il proprio tornaconto, dai grandi affari o business fino alle schermaglie meschine per chi deve pagare il pranzo o il caffè”. Termini strettamente dialettali come questo sono contenuti in diverse canzoni di questo disco, questa canzone ne contiene ben sette (!). Per il resto il brano è un robusto blues con accenni di funky in levare e il trascinante ritornello “e sono mò”.

E sò cuntento è stà è forse l’unica canzone d’amore del disco. Descrive un rapporto di condivisione e di arricchimento reciproco in mezzo alle difficoltà di ogni giorno. La band si esprime in disegni ritmici e soluzioni non scontate.

Un’altra particolarità di Pino Daniele è stata quella di riuscire a dare al blues diverse forme d’espressione. Con Nun me scoccià Pino Daniele usa l’ironia per accusare intellettuali e benpensanti che parlano tanto ma non arrivano a conclusioni costruttive. Nell’assolo di chitarra è il primo in Italia a sperimentare il talk box.

Il feeling è sicuro

Alleria è una tenera ballata vestita di malinconia. Il testo richiama la ricerca di momenti leggeri che, alla fine, rimangono solo passeggeri rivelando l’insopprimibile voglia di alluccà (alzare la voce), sentimento splendidamente sviluppato nell’inciso.

Il senso di insoddisfazione e di impotenza riguardo alla realtà circostante è il leit motiv di A testa in giù. Unica certezza “il feeling che è sicuro, è tutta la tua vita e sai di essere un nero a metà”. Il basso pulsante e carico di funky di Gigi De Rienzo insieme alle tastiere creative di Ernesto Vitolo tessono ala tela di un altro brano importante del disco ( ma tutti gli altri non sono da meno).

A conclusione del disco abbiamo Sotto ‘o sole. Chiudi gli occhi per un attimo e questo brano sembra registrato a Bahia; complici, forse, lo stesso sole, le stesse contraddizioni di vita e morte insieme ai tanti “neri a metà” e la stessa saudade comune agli uomini del Sud che cercano riscatto e sognano una terra dove vivere una vita migliore.

Vorrei concludere ricordando un musicista venuto a mancare proprio nei giorni in cui scrivevo questo articolo. Joe Amoruso ha accompagnato per molti anni Pino Daniele in tour e in molti album.

a cura di
Beppe Ardito

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Beppe Ardito

Da sempre la musica è stata la mia "way of life". Cantata, suonata, scritta, elemento vitale per ridare lustro a una vita mediocre. Non solo. Anche il cinema accompagna la mia vita da quando, già da bambino, mi avventuravo nelle sale cinematografiche. Cerco di scrivere, con passione e trasporto, spinto dall'eternità illusione che un mondo di bellezza è possibile.

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