Il passato è il metodo: la ricetta musicale di Luca Sapio

Il passato è il metodo: la ricetta musicale di Luca Sapio
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Per chi non lo conoscesse crediamo che in Italia Luca Sapio possa essere considerato “The real soul ambassador”. Ha mosso i primi passi con le sue notevoli doti vocali collaborando con gli Area fino ad affinare le capacità con jazzisti del calibro di Tony Scott e Cameron Brown.

Trasferitosi negli States ha realizzato i dischi Who Knows e Everyday Is Gonna Be The Day consolidando la conoscenza e la collaborazione con i maggiori esponenti della musica black fra cui Thomas Brenneck che ha prodotto il primo disco.

Negli ultimi anni ha lanciato l’etichetta Blind Faith Records dove ha prodotto personaggi che non suonano generi ma sono loro stessi portatori sani di quella musica. Ad esempio Marta High vive e respira soul come Baba Sissoko è espressione della musicalità afro del Mali. Autenticità quindi, come garanzia di onestà artistica nella proposta ma anche nella scelta di produzione, nell’autenticità dei suoni e degli strumenti usati.

Latitudine Soul

Per non farsi mancare niente Luca Sapio è anche autore e conduttore radiofonico. Oltre ad aver curato il programmza Latitudine Soul su Radio 1, con la collaborazione di Luca Ward come narratore nel 2015, da settembre 2019 è conduttore di Rai Stereonotte su Radio Rai 1 dove presenta il meglio del soul, funky, blues. Lo ringraziamo per averci concesso questa intervista.

Il tuo percorso artistico ventennale ti ha portato a relizzare tanti sogni nel cassetto e tante soddisfazioni. Quanto conta impegno e fortuna nel tuo lavoro?

Disciplina, impegno, visione personale e autenticità sono le componenti
fondamentali per tentare di far parte in qualche modo della galassia sterminata dell’universo musicale. Questo garantisce sulla lunga distanza l’esistere, poi ovviamente venire scoperti e scelti, è un altro paio di maniche in cui un pizzico di fortuna aiuta. In percentuale direi 99 a 1, dove 1 è appunto la fortuna. “Io” la terza Luna più grande di Giove è stata scoperta solo nel 1610 ed era lì da almeno 3 miliardi di anni.

Hai creato l’etichetta discografica “Blind Faith Records” nel 2015. I tuoi collaboratori sono musicisti e arrangiatori del collettivo Italian Royal Family. Quanto è importante per te avere una sorta di “family affairs” anziché dei fenomeni da lanciare nel mercato discografico?

L’Italian Royal Family è un collettivo in continua espansione, nato sulla
tradizione di house band come Wrecking Crew, Funk Brothers, Memphis
Boys, Booker T. & The Mg’s e i nostrani Marc 4.
È un grande laboratorio dove come nella tradizione dei vecchi studi
indipendenti giovanissimi e veterani si scambiano nozioni, dischi, idee.

I denominatori comune sono la passione per il backbeat e la curiosità verso l’estetica musicale in tutte le sue forme, dalla ricerca stilistica a quella timbrica e armonica. Aver creato e poter contare su un collettivo del genere
da una decade significa aver consolidato delle dinamiche e rendere il lavoro in studio e dal vivo più semplice.

La stessa cosa vale per gli artisti della Blind Faith Records che si ritrovano
in una situazione “mom and pops” estremamente accogliente dove
costruire o ripensare una carriera, senza l’ansia dell’orologio e
dell’insuccesso.

Le proposte che hai prodotto per la Blind Faith sono molto trasversali e dinamiche. Vanno dal classico soul di qualità di Marta High alle influenze afro di Baba Sissoko fino al blues di Sugar Ray Rayford. Come si riesce a conciliare la vendita delle produzioni con la qualità del prodotto?

La qualità e l’autenticità pagano sempre. Baba Sissoko è un autentico Griot Maliano, lo è da generazioni. E’ partito a cavallo di un mulo con suo nonno attraversando il West Africa di villaggio in villaggio fino a diventare un membro dell’Art Ensemble Of Chicago e a vincere il prestigioso Obaland Award. Martha High è stata scoperta da Bo Diddley per poi essere “rapita” dal godfather del soul Mr James Brown rimanendo al suo fianco per 37 anni. Era sul palco del Boston Garden e su quello del Rumble in The Jungle, ha cantato per imperatori e capi di stato, battesimi e funerali.

Sugaray è un ex cantante gospel professionista arruolatosi nel corpo dei
marines. Dopo essersi congedato si è messo a coltivare Avocado cantando
solo per hobby. Fortunatamente sua moglie sentendolo lo ha spronato a
ricominciare e quest’anno è stato candidato ai Grammy Awards oltre ad
aver vinto decine di Blues Awards.

Questo per dire che sono tutti artisti autentici. Baba non pretende di suonare la Ngoni o il Taman, né di essere un griot. Lo è. Martha non pretende di cantare soul, lo è. Sugaray non pretende di essere un bluesman, lo è. Questo nessuno può opinarlo e quando posi la puntina su una traccia qualsiasi dei loro album lo percepisci in un attimo. Il real deal, in questo mondo pieno di fake news e di impostori è quello che in fondo tutti vogliono.

Spiegaci quanto sia importante per te “guardare al passato per dare forma al futuro”.

Il passato è il metodo, la disciplina, l’ingegno, il riferimento. Bisogna conoscerlo per disegnare il futuro. I sensazionali grattacieli hi-tech di Shangai non potrebbero esistere senza la scuola di fine ottocento di Chicago. Lo stesso vale per la musica. Oggi tutto suona così male o
irrilevante perchè la gente produce e scrive musica senza conoscerla. È come scrivere libri senza averne mai letti. Fortunatamente il 70% di quello che si produce non viene nemmeno stampato, ma codificato in pochi byte di cui si perde subito la memoria.

Se dovessi presentare ad un giovane ragazzo o ragazza la musica soul dei 60 o 70 da quali dischi partiresti?

Tre: Night Beat di Sam Cooke, Three Steps From the Blues di Bobby Blue Bland e il Live all’Apollo di James Brown.

Fra le tante iniziative della Blind Faith Records c’è una riproposta, fatta con devozione e competenza, di una serie di brani della CAM Records, storica etichetta discografica di colonne sonore di Morricone, Piccioni, Patucchi. Credi ci sia una riscoperta e una forte richiesta di questi classici?

No. In un momento storico dove L’Elektra Records affida ad Achille Lauro la direzione artistica litigandoselo con la Sony e dove il 90% di quello che si ascolta in radio non ha suoni organici ma sintetici, non credo che ci sia una forte richiesta. Anzi. L’iniziativa è quella di omaggiare e riscoprire una delle stagioni più fertili della nostra storia culturale visto che non si tratta di “classici” ma esecuzioni che a fronte di altre sono finite nello strano girone della Library Music. Brani che nessuno ha mai sentito prima e che gli stessi autori hanno dimenticato. È anche un tentativo di alfabetizzazione e di divulgare un patrimonio comune di cui essere orgogliosi.

a cura di
Beppe Ardito

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Beppe Ardito

Da sempre la musica è stata la mia "way of life". Cantata, suonata, scritta, elemento vitale per ridare lustro a una vita mediocre. Non solo. Anche il cinema accompagna la mia vita da quando, già da bambino, mi avventuravo nelle sale cinematografiche. Cerco di scrivere, con passione e trasporto, spinto dall'eternità illusione che un mondo di bellezza è possibile.

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