Patti Smith – Teatro Alighieri di Ravenna – 4 dicembre 2019

Patti Smith – Teatro Alighieri di Ravenna – 4 dicembre 2019
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Quando Patti Smith sale sul palco del Teatro Alighieri di Ravenna, con la sua giacca di una taglia più grande e i capelli argentati, leggermente intrecciati, viene accolta da un applauso scrosciante. Il primo di una lunga serie, durante questa serata. È accompagnata dalla figlia, Jesse, al piano e da Tony Shanahan alla chitarra. Questo tour, Words and Music, porta in alcuni dei teatri italiani più belli oltre quarant’anni di memorie, tra musica e poesia.
Il set del palcoscenico è nudo: un pianoforte, un paio di chitarre, uno sgabello. Non serve di più.

Il concerto si apre con Grateful una canzone che è un augurio, a Ravenna e alle “sardine”, che Patti Smith ricorderà e saluterà diverse volte durante la serata. Proprio per il 5 dicembre è infatti previsto il loro flash mob alla Darsena.

Foto del concerto al Teatro Romano di Verona, 11 giugno 2019

La sua voce è ancora potente e, amplificata dal teatro, mi inchioda alla mia poltroncina di velluto. L’unico aspetto che può tradire la sua età sono gli occhiali che indossa ogni volta per leggere, e sembra non sapere mai esattamente dove riporre. Infatti, con i suoi settantatré anni, la signora Smith è ancora ardente, nonostante i capelli color ferro.

Come scriveva in M Train, ora – parafrasando i suoi versi – è più vecchia del suo amore e dei suoi amici ormai andati.
Appoggiate sul piano ci sono le edizioni tascabili dei suoi libri, contrassegnate da foglietti, dalle quali legge qualche stralcio durante la serata per raccontarci delle persone che ha amato e che oggi non ci sono più: Robert Mapplethorpe, il fratello Todd, suo marito, il musicista Fred “Sonic” Smith, e i suoi miti, come William Blake o Petrarca.

Prima di intonare “My Blakean Year” ci parla del poeta: “Blake era un attivista, si batteva per i diritti delle donne”. Non visse mai della sua arte e non fu mai riconosciuto come genio dai suoi contemporanei, ma è riuscito a mantenere la propria visione. “La lezione”, sostiene Patti Smith, “non è quella di preoccuparsi di essere apprezzato, ma solo di fare un buon lavoro”.

Dalla scaletta della serata non mancano i pezzi più famosi: “Dancing Barefoot”, “Because the Night”, scritta per il padre di Jesse – Fred Sonic Smith, il grande amore della sua vita, e soprattutto “Gloria”, con quel suo incipit fulminante: “Gesù è morto per i peccati di qualcuno, ma non i miei”. Questo pezzo vale un concerto o la vita intera.

Foto del concerto al Teatro Romano di Verona, 11 giugno 2019

Quella portata in tour con Words and Music è un’esibizione intima, solenne, sull’amore e sulla perdita. Durante il concerto Patti Smith ricorda spesso suo fratello, Todd, scomparso venticinque anni fa. “A quei tempi questo era il giorno più triste” ci dice, “oggi è quello più felice”. Le persone che abbiamo amato non ci abbandonano mai completamente. Sembra pacificata oggi, una donna che è riuscita ad abbracciare la vita in tutte le sue sfaccettature, senza rimpianti. In fondo, come diceva un poeta che mi piace: Maggio non è eterno e le notti penose sono sempre seguite da altre più buone. Quando l’asta del microfono si abbassa improvvisamente, mentre sta cantando, Smith si interrompe ed esclama “questo è mio fratello Todd”, poi scoppia a ridere.

Il rapporto che crea con noi è immediatamente intimo. Scherza, condivide ricordi, c’è una dolcezza disarmante in lei. La si ritrova nel suo rimanere in piedi impacciata a sorridere e ricevere applausi, in quei balli sgraziati, nel modo in cui abbraccia sua figlia. Nell’ora e mezza in cui ha cantato ha lanciato sul pubblico un incantesimo sciamanico e ora siamo tutti ipnotizzati. Nessuno è come lei.

Patti Smith non vuole lasciarci alla deriva. Prima di “People Have the Power” ci ricorda che “le cose non saranno mai perfette, ma bisogna continuare a combattere”. Il finale è un inno, il pezzo con il quale da anni termina i suoi concerti. Fa alzare tutti in piedi e chiede alle persone di avvicinarsi al palco, la gente allunga le mani, prova a fotografarla ma subito viene fermata dallo staff del teatro. Batte le mani, balla, “le persone hanno il potere per riscattare il lavoro degli sciocchi”, ci dice.

A concerto finito abbandona il palco, insieme a Jesse e a Tony. Dopo diversi minuti di applausi ininterrotti, con il pubblico che non accenna a lasciare il teatro, ritorna da sola: “Questa serata non la dimenticherò facilmente, vi ho dato tutto quello che potevo”. Ed è proprio così. Patti è ancora qui e continua a lottare, tosta come non mai.

A cura di:
Daniela Fabbri

Foto di:
Mirko Fava

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Daniela Fabbri

Sono nata nella ridente Rèmne, Riviera Romagnola, nel 1985. Copywriter. Leggo e scrivo da sempre. Ho divorato enormi quantità di libri, ma non solo: buona forchetta, amo i racconti brevi, i viaggi lunghi, le cartoline, gli ideali e chi ci crede. Nutro un amore, profondo e viscerale, per la musica, in tutte le sue forme. Sono fermamente convinta che ogni momento della vita debba avere una colonna sonora. Potendo scegliere, vorrei che la mia esistenza fosse vissuta lentamente, come un blues, e invece sono sempre di corsa. Mi piacciono gli animali. Cani, gatti, procioni. Tutti.

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