Dardust – Teatro Europauditorium, Bologna – 29 gennaio 2024

Dardust – Teatro Europauditorium, Bologna – 29 gennaio 2024
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Dardust sbarca a Bologna in un Teatro Europauditrium gremito, per la penultima data del suo “Duality + Guest” Tour.

Overture

Dardust – al secolo Dario Faini – è uno di quegli artisti che da più di qualche anno a questa parte, risuona forte nella musica popolare nostrana e non potrebbe essere altrimenti, visto e considerato il numero (e la fattura) delle hit sfornate. Come se non bastasse, le sue creature musicali si sono presto estese ben al di là dei confini nazionali, accompagnando grandi eventi come il Superbowl, l’NBA All Star Game e il Flag Handover nei Giochi di Pechino 2022.

Fatta questa doverosa premessa, quindi, non c’è da sorprendersi se ieri sera le aspettative erano altissime, tanto in chi vi scrive, quanto nel resto della platea. Già in fase di presentazione di questo tour, appariva peculiare la suddivisione in due atti, intervallati da una pausa scenica che sembra essere tutt’altro che casuale, essendo le pause – nella musica strumentale – parte stessa della melodia.

Atto primo

Il concerto si apre con delle sequenze che gettano subito lo spettatore in un mondo trasfigurato, a tratti onirico, a tratti impressionista. La sequenza iniziale lascia il posto alle eleganti sonorità delle composizioni per pianoforte solo di Dardust. La tentazione sarebbe quella di chiudere gli occhi e lasciarsi trascinare nel turbinio di emozioni dal quale normalmente saremmo attratti, ma così facendo ci perderemmo un altro perno di questo show: l’apparato scenico. I costumi, le luci e soprattutto i visual sono parte integrante dell’esibizione dell’artista, dialogano con la musica e con essa si muovono per moto retto o contrario.

Il risultato è di quelli emotivamente impattanti, come se fossimo avvolti con tutti i sensi in una realtà parallela della quale riusciamo ad afferrare solo alcuni riferimenti, mentre altri sono destinati a rimanere ignoti e quindi sublimi.

Guest

Il super ospite della data bolognese è Elisa con la quale Dardust – accompagnato dal violinista Alessio Calvazzi – esegue delle preziose reinterpretazioni di alcuni dei brani più celebri del suo repertorio. Oltre ai canonici brividoni che vengono su dalla schiena, ho come la sensazione che ci sia qualcosa nel destino dei tre che li abbia portati a fare musica insieme; l’alchimia è evidente ed esplode nella sua naturalezza e semplicità da sembrare, appunto, una dimostrazione del fato.
Quanto ad Elisa non scriverò altro: abbiamo visto una Dea ieri sera, tutti testimoni.

Atto secondo

Il sipario si riapre ed il cambiamento promesso arriva repentino. Non più un pianoforte a dominare la scena, ma una serie di synth che circondano Dardust costruendo idealmente il suo posto sicuro. Le acrobazie musicali viste nel primo atto tornano preponderanti, questa volta in chiave elettronica; la magia – ed il conseguente stupore del pubblico – è sempre la stessa, seppur di un altro segno.

Le scenografie si ispirano nuovamente al mondo Giapponese, questa volta, a differenza del primo atto impressionistico però, al centro non c’è la natura, bensì l’uomo, immerso in un mondo distopico. Il teatro si trasforma in un club, l’energia resta costante per tutto l’atto e non accenna segni di cedimento. Quando risuona l’ultimo accordo di “HYMN” , con tanto di meritata standing ovation, il climax musicale ed emotivo arriva al suo apice.

Serata dalle grande emozioni che per forza di cose si proveranno al risveglio in un qualunque martedì di fine gennaio a Bologna.

a cura di
Donato Carmine Gioiosa

foto di
Mirko Fava

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