I Club Dogo ritornano… al futuro

I Club Dogo ritornano… al futuro
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L’ album è un sequel che elimina completamente la distanza tra passato e presente, assolutamente all’altezza delle aspettative: il remake di qualcosa che era già perfetto e andava solo ricordato

In cielo non si scorge niente. Forse è presto.

Milano 2014. Storie crude di vita di strada, dove tutto è concesso; “Non siamo più quelli di Mi Fist”, sono quello che Milano merita, ma non quello di cui ha bisogno adesso.

Il gruppo che è stato il naturale pioniere dell’indifesa hip hop italiana non allora capita perché rivoluzionaria nell’espressione artistica puntualmente etichettata come sessista, brutta copia della gemella americana e promotrice di uno stile di vita distruttivo, scompare dalle scene come tale e dà spazio alle rispettive carriere da solisti.

Milano 2024. Dieci anni dopo la concezione che l’arte non ha barriere fintanto che regala emozioni non ci suona più strana. Ora lo sappiamo, ora non dobbiamo spiegarlo, ora siamo nel futuro (forse).

Il maestro Club Dogo ha scritto un libro degli standard, ha delineato un genere definendo un costrutto.

Il leader Club Dogo ha formato tanti giovani che avevano il fuoco dentro con l’esempio ironico e mai banale e ha fatto in modo che nessuno si sentisse solo o sbagliato nel rivendicare la libertà di esprimersi.

Ed eccoli tornare con una campagna pubblicitaria flash e con una nuova vecchia idea: ricordare a tutti che loro, Cavalieri Oscuri non se ne sono mai andati davvero, sono rimasti nell’ombra a vigilare.

Club Dogo

Ci ricordano che “i soldi non li fai col prodotto ma col taglio” e come un “Bruce col nunchaku” loro “il flow sanno come darlo, gli altri non sanno farlo”. Non tutti..

Compaiono come fiere nell’incipit della Divina Commedia tre invitati alla reunion che personificano rap (Marracash) trap (Sfera) e pop (Elodie).. o sono rap, trap e pop che si identificano in loro ?

I Club Dogo flirtano con il pop in Soli a Milano e sanciscono la loro cultura rispetto a una “generazione apatica” che fa in modo che Milano la pura ti sputi “dopo che ti mastica”.

Giocano in casa insieme a Marracash con Nato per Questo dove il rap è il leitmotiv e torna ad occuparsi dei suoi figli di strada che “sono la voce della città” che sono nati per questo e quindi “lascia che splendano”.

Sfera ha interpretato Sfera in Milly che come un milanese Harvey Dent ha stretto la mano alla sua versione del genere musicale come due facce della stessa medaglia, e il maestro Club Dogo lascia spazio e mostra rispetto al suo Giotto “che ha pisciato in testa a tutti”.

I Club Dogo sono la storia, è giusto che si autocitino, non si sono snaturati e sono rimasti fedeli ai testi e alle tracce (Fedelissimo Don Joe) quindi a ciò che sono sempre stati: i Club Dogo “for the people”.

In cielo ora si scorge qualcosa. Il dogo a tre teste è tornato.

“Non ho dato tutto, non ancora”
“Non ti ho mai detto grazie”
“E non dovrai mai farlo”

Batman Begins

a cura di
Michela Besacchi

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Michela Besacchi

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