“Tina Modotti. L’Opera”; a Rovigo, la mostra più completa al mondo omaggia la grande fotografa italiana

“Tina Modotti. L’Opera”; a Rovigo, la mostra più completa al mondo omaggia la grande fotografa italiana
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Tina Modotti. L’Opera è la più grande e completa mostra fotografica al mondo su Tina Modotti approda per la prima volta a Palazzo Roverella, a Rovigo, dal 22 Settembre al 28 Gennaio.

Quella su Tina Modotti non è solamente una mostra fotografica ma un viaggio nel tempo e nello spazio. Un viaggio sociologico e antropologico che racchiude, in meno di 7 anni di attività, 300 fotografie della grande fotografa friulana.

Palazzo Roverella, ormai famoso in tutta Italia per le mostre pittoriche di altissimo livello, ha aperto le porte anche alla fotografia. Dopo le acclamate esposizioni di Doisneau e Capa è finalmente arrivato il turno di una donna e per giunta italiana: Tina Modotti.

Se è vero che il nome della fotografa può risultare meno iconico rispetto ai suoi due colleghi, è anche vero che dopo aver visitato questa mostra la curiosità sarà tale dal voler scoprire e conoscere questa donna in ogni sua sfaccettatura.

Il contesto storico

Tina Modotti nasce a Udine nel 1896 e muore a Città del Messico nel 1942. Quello della Modotti è un viaggio costante: dall’Italia si trasferisce in America dove condurrà una breve ma proficua carriera cinematografica, nel 1920. E poi si sposterà in Messico, Russia, Spagna, Germania ed infine di nuovo nel suo amato Messico.

Gli anni di attività sono estremamente brevi ma altrettanto intensi, circa 5 anni di effettiva produzione gran parte dei quali proprio in Messico.

La mostra è curata da Riccardo Costantini ed è stato un piacere visitare la mostra ascoltando le sue parole.

Il Curatore Riccardo Costantini
Lo stile

Tina Modotti non ha uno stile unico ma, vista la breve e veloce carriera fotografica, è in continua evoluzione. Se all’inizio è molto vicino a quello del suo maestro Weston, poi trova la propria strada in un “tratto” leggermente fuori fuoco.

Tina Modotti ci chiede di partecipare alle sue foto. Il nostro sguardo, anche nei confronti dei ritratti, vaga nella fotografia e si installa in dialogo con l’opera che stiamo guardando. È una fotografia che io definisco Partecipante.

Davanti alle sue fotografie, siamo chiamati a sentire i temi che tocca come nostri. È una donna che ha la necessità di parlare e comunicare delle cause sociali e degli ultimi.

Ci sono foto in mostra che pur essendo state scattate 100 anni fa, sono assolutamente attuali. Un esempio è Feet in sandals che rimanda alle immagini che vediamo tutt’oggi di uomini e donne costretti a percorrere a piedi chilometri su chilometri pur di trovare salvezza.

La mostra

Oltre 300 scatti che passano dai ritratti, al reportage, alla natura ma soprattutto fissano su pellicola le ingiustizie sociali nel Messico degli anni ’20.
Viene riproposta, nella sua quasi totalità e con la quasi esatta disposizione, la prima e unica mostra personale della Modotti nel 1929.

 Oggi celebriamo una festa, un anniversario tondo, i 100 anni di fotografia di Tina Modotti. Le prime foto le scattò nel 1923 accanto a Edward Weston, amato, amante, maestro, collega e ammiratore delle sue fotografie. 100 anni sono un anniversario importante, ragioni politiche hanno fatto dimenticare questa artista che è stata definita la più grande sconosciuta del ‘900.

La grande mostra a Palazzo Roverella vuole quindi essere oltre che un omaggio all’artista, anche un lavoro di restituzione alla memoria di una donna libera e autonoma, capace di anticipare il lavoro di altre fotografe venute dopo di lei.

La prima piccola mostra dedicata alla Modotti viene organizzata nel 1973 a Udine, oltre trent’anni dopo la sua morte. La seconda mostra, nel 1976, viene ospitata al Moma di New York, un’altra nel 1992 è organizzata a Pordenone e qui il lavoro di ricerca delle opere si fa più intenso.

Questa mostra fa un gesto molto forte dal punto di vista curatoriale; libera dalla biografia. Tina Modotti ha viaggiato otto paesi in modo significativo in cui ha vissuto con intensità, è stata protagonista di cambi nella storia, è stata spesso agente della storia con il suo fare defilato e umile, in contatto con intellettuali e attivisti.

Ha parlato cinque lingue, ha avuto molti amanti ma questo ci interessa molto poco. Abbiamo deciso di non inserire in mostra alcune delle sue foto di nudo scattate da Edward Weston perché di fatto non servono, non aggiungono e anzi, probabilmente tolgono rispetto alla donna fotografa che è stata.

In questa mostra, il lavoro di ricerca e mappatura delle opere della fotografa è stato monumentale e sono stati recuperati scatti sia dal Messico che dall’America passando per Udine. Oltre 30 archivi hanno prestato le foto per questa collezione.

L’allestimento

L’allestimento della mostra è particolare e fa risaltare gli scatti grazie alla scelta di colore delle pareti. Tonalità che vengono da alcune cartoline e stampe fatte negli anni ’20 in Messico. Si notano quindi pareti color ocra e carta da zucchero.

Interessanti i pannelli di fili intrecciati che si trovano sparsi nelle diverse sale, ma la parte più emozionante è certamente quella riservata alla mostra del 1929.

Qui le fotografie inserite nello stesso modo che all’epoca aveva voluto Modotti, sono accompagnate dalla musica in sottofondo del brano Unión/Lloroncita e, come in una macchina del tempo, veniamo trasportati nel Messico del 1929.

Tina Modotti – L’Opera, va ad inserirsi al lungo elenco di mostre perfettamente riuscite a Palazzo Roverella e che, sono certa, richiamerà appassionati non solo di fotografia ma anche di storia, da tutta Italia.

a cura e foto di
Anna Bechis

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