Knotfest – Arena Parco Nord, Bologna – 25 giugno 2023

Knotfest – Arena Parco Nord, Bologna – 25 giugno 2023
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Knotfest, è arrivato il circo degli Slipknot ed è stato devastante. Gli Slipknot portano finalmente in Italia il loro circo metal, 8 band che hanno fatto tremare l’Arena Parco Nord di Bologna

Ad un anno di distanza dall’ultimo concerto italiano, gli Slipknot hanno fatto al pubblico italiano uno dei regali più belli: Knotfest Italia. Certamente uno degli eventi metal, più importanti degli ultimi anni.

Devo fare non una, bensì tre premesse a quanto sto per scrivere.

La prima: amo i concerti ed i festival “piccoli”. È una mia personale comfort zone.

La seconda: la mia ultima volta al Parco Nord di Bologna è stata nel 2008 con un grandioso Gods of Metal.

La terza: ascolto gli Slipknot da anni ma per una serie di motivi, che riassumeremo come sfiga perpetua, non sono mai riuscita a vederli.

Potete quindi immaginare l’hype e allo stesso tempo l’ansia che avevo all’idea di passare 13 ore ad un festival italiano così grande.

Chi scrive di solito si occupa di fotografare i concerti, non tanto di descriverli. Quindi perdonatemi se non mi dilungheró in tecnicismi vari e su chi ha pestato di più rispetto a chi, questo sarà un racconto di una persona che ha vissuto il suo primo Knotfest.

Faccio una coda di circa un’ora per entrare, non tanto perché fossi arrivata tardi (ero puntuale come un orologino svizzero) ma perché qualcosa nell’organizzazione si inceppa. Ok, ci sono solamente 30 gradi. Non ho con me la mia borraccia causa divieto totale di farla entrare nella venue. Mastico nervosamente caramelle alla menta mentre accanto a noi del gold circle, la fila “prato” scorre serena. Bestemmio sommessamente in quanto veneta.

Conosco un ragazzo. È da solo, è il suo primo concerto degli Slipknot ed è arrivato da Teramo (o Taranto?). Ha 16 anni. Sorrido e penso che al mondo c’è ancora speranza.

Finalmente dentro scopro, con una gioia al limite del pianto, che esistono bagni normali e non solo quei maledetti bagni chimici. Sono inoltre state predisposte fontanelle di acqua fresca e vaporizzatori. L’esultanza è a livelli estremi.

slipknot - giovani fan a Bolofna travestiti da membri della band
Destrage

Partono immediatamente i Destrage. Che meraviglia avere una band italiana in un festival del genere. È un peccato suonino con ancora un oceano di persone in coda. Dispiace ancora di più per il volume tarato inspiegabilmente a livello fate piano che è domenica e la gente dorme. Però oh, che dire? Fighi.

Sono ormai le 13:00, il sole ormai è protagonista della giornata e guardo con un vago senso di ammirazione quelli che sono fissi nelle prime file sia nelle transenne del gold circle che in quelle del prato.

Bleed From Within e Nothing More

Con rapido cambio palco arrivano i Bleed From Within ed i Nothing More. Ancora volumi inspiegabilmente bassi ma nel frattempo il Gold circle si riempie parecchio, c’è ancora gente che sta entrando in arena mentre la collina diventa sempre più meta di relax. Il pubblico canta insieme a Jonny Hawkins dei Nothing More, ma è il chitarrista Mark Vollelunga il vero animale da palco e durante il concerto scenderà per suonare in transenna davanti al pubblico.

Recensione onesta:

Bleed From Within. Fighi
Nothing More. Fighi

Io provo a rimanere nel pit, ma il sole batte come un batterista metal con la doppia cassa, attorno a me vedo la gente cambiare colore nel corso delle ore. Da candidi fiocchi di neve a pantone lava del Monte Fato. Non ha aiutato aver dovuto lasciare le creme solari in entrata.

Metalitalia.com salvatori assoluti

Per fortuna esiste lo stand di metalitalia.com che diventa nel corso della giornata un vero e proprio faro di salvezza. Lo staff del sito metal infatti mette a disposizione una valanga di creme solari di tutte le gradazioni che eviteranno casi di autocombustione.

Idem per la zona di ricarica con decine di carica batterie che vedrà un lunghissimo via vai durante tutto il pomeriggio e la sera. Metalitalia.com, salvatori della situazione.

Lorna Shore

I Lorna Shore sono una delle band che attendo di più durante la giornata. Visti lo scorso anno al Dissonance di Padova, erano stati micidiali. Una band difficilissima da fotografare in condizioni classiche perché tendono ad essere avvolti da luci rosse, led e strobo. Un po’ mi preoccupa vederli sotto il sole, in piena luce. Mi chiedo anche se Will Ramos non diventerà cenere come un moderno Nosferatu.

Ramos non solo non evapora alla luce del sole ma, se avesse con lui una betoniera, potrebbe asfaltare tutto il Parco Nord. Complici dei volumi un po’ più onesti, la band americana lascia senza parole e finalmente il pubblico si lascia andare al pogo e a diversi circle pit.

Lorna Shore. Fighi da morire

I Prevail

I Prevail, grande scoperta della giornata. Prima data in Italia per la band e vista l’accoglienza ricevuta credo proprio che torneranno. Da menzionare una cover da calci in faccia di “Chop Suey!” dei System Of  A Down. Mi vedo parte del concerto dall’alto e un mare di mani ondeggiano sotto palco. Un impatto visivo incredibile e difficilmente spiegabile. Anche con gli I Prevail i circle pit sono innumerevoli e una nube di polvere ormai è presenza fissa sotto, sopra ed in mezzo al pubblico.

I Prevail: Ma che fighi!

Amon Amarth

Amon Amarth. Vabbè, di cosa vogliamo parlare? Band sempre impeccabile. Il palco ha la scenografia più teatrale di tutto il festival. Due enormi statue (gonfiabili) di guerrieri asghardiani torreggiano sul pubblico con l’enorme elmo vichingo che fa da pedana alla batteria. Visto il contesto del festival ed il genere di band presenti sul palco, gli Amon Amarth un po’ stonano. Sono un po’ fuori posto anche a livello visivo. Ma cosa vuoi dire a questi amati vichinghi?

Amon Amarth. Sempre fighi.

Knot Museum

Faccio una pausa perché gli organizzatori di Vertigo hanno organizzato per noi della stampa una visita al Knot Museum. Veniamo radunati davanti l’entrata a quello che pensavo sarebbe stato un enorme tendone da circo colorato e che invece si rivela essere una tensostruttura. Rimango, lo ammetto, un po’ delusa. Invece poi entro e la sensazione cambia rapidamente.

slipknot - knot museum al Knotfest di bologna

A parte la presenza di un’insperata aria condizionata che adoriamo come fosse una statuetta votiva, ci troviamo praticamente al buio circondati da oggetti e strumenti della band. Dalle divise storiche, ai premi vinti, a diverse teche con tutte le maschere usate da Corey & Co. fino ad arrivare alla possibilità di suonare un rullante ed una chitarra. In pochi metri quadrati assistiamo alla storia di una band imponente come gli Slipknot.

Questo museo è una tappa obbligatoria per tutti i fan della band.

slipknot - knot museum al Knotfest di bologna

Siamo ormai in dirittura d’arrivo.

Architects

Ho visto gli  Architects  per la prima volta anni fa al sempre meraviglioso Summer Breeze in Germania. È una delle band che aspetto con più ansia. Hanno un tiro micidiale. Sam Carter è protagonista assoluto del palco vestito totalmente in bianco. Un enorme circle pit prende possesso del gold circle e lo intuisco dall’ormai onnipresente nuvola di fumo. Il pubblico fa girotondo, poga e canta.

Carter dà il via finalmente ad un crowd surfing che non si è mai visto durante la giornata ed è un piacere vedere la gente surfare.

Architects. Incredibilmente fighi.

Breve parentesi

Prima di concludere, apro una parentesi riguardo l’organizzazione della giornata. I festival metal davvero grandi li ho vissuti in Germania e mai in Italia. Avevo molta paura riguardo a lunghe code, prezzi folli, problemi vari. E invece Vertigo e tutto lo staff ha fatto un lavorone che mi ha lasciato sinceramente sorpresa. Mai fatta coda per prendere da bere nei vari punti bar. Prezzi tutto sommato abbordabili per essere all’interno di un festival. Staff gentilissimo già a partire dalle ragazze alla cassa del bar principale.

Il pubblico è quello metal e perciò il migliore che si possa desiderare. Tutti gentili, sorridenti, nessun incidente. Ci fossero state delle zone d’ombra sicuramente nessuno di noi si sarebbe lamentato ma nulla può essere perfetto.

Ok ci siamo.

Slipknot

Di cosa stiamo parlando? Posso riassumere solo dicendo: macchine da guerra. Mi dicono che Corey ha dei problemi di voce, io non mi accorgo di nulla. Credo possa essere annoverato tra i concerti più belli che abbia mai visto.

Durante il set penso in continuazione al fatto che ne voglio di più. Che voglio rivederli. Che voglio risentire quella carica assurda che mi parte dai capelli e mi arriva alle dita dei piedi. Con “Duality”, “Snuff” e “The Heretic Anthem” non capiamo più niente e la maggior parte dei presenti sembra essere felice come bimbi davanti ai regali sotto l’albero di Natale.

Slipknot. Immensamente fighi.

Foto: Vertigo

Alle battute finali, iniziamo a esser consapevoli di una cosa: il pericolo di rimanere per ore imbottigliati nel traffico dei 15 mila partecipanti. Decidiamo, dunque, appena capiamo che il concerto sta scandendo gli ultimi accordi, di dirigerci verso le auto. La scelta si è dimostrata assai saggia, tanto da essere presa in considerazione anche da altre decine di reduci del concerto che incontriamo poco dopo durante una sost in autogril. Sorridiamo tra noi, felici di cotanto spettacolo cui abbiamo assistito.

Sinceramente? Nonostante il caldo atomico, se annunciassero un altro Knotfest per domenica prossima ci andrei. È un onore che gli Slipknot abbiano portato il loro meraviglioso circo in Italia e non vedo l’ora di rivederli live per i festeggiamenti del 25° anniversario.

Bravi tutti, ha vinto il metal!

a cura di
Anna Bechis

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