La retrocensione: The Blues Brothers – Riportiamo in alto i fasti del Soul e del Blues

La retrocensione: The Blues Brothers – Riportiamo in alto i fasti del Soul e del Blues
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Spesso e volentieri abbiamo quel film, quello che consideriamo come il nostro film preferito; ecco, The Blues Brothers lo è per me e non vedo come non iniziare questa nuova rubrica con la pellicola che ho letteralmente divorato.

Non ci prenderanno: siamo in missione per conto di Dio

Correva l’anno 1978 e due giovani comici, Dan Aykroyd e John Belushi, stavano facendo incetta di risate e apprezzamenti col programma comico per eccellenza: Saturday Night Live.

Durante le loro improvvisazioni hanno un’idea: inserire uno sketch musicale creando una “Banda”, quella che, a distanza di 40 anni è forse la Band comica più conosciuta del mondo: The Blues Brothers.

All’inizio sembrava solo un gioco, una serie di sketch all’interno del programma comico più famoso degli Stati Uniti, ma solo due anni più tardi grazie allo stesso Aykroyd venne creata la sceneggiatura della storia sulla band ideata dall’attore assieme a Ron Gwynne.

La Prima Volta dei Blues Brothers al SNL
Una vera band, due comici e il National Film Registry

Gli anni ’80, oltre ad essere la decade della mia nascita, sono stati il periodo che ha prodotto forse la più grande quantità di film cult dei giorni nostri. Era il 13 novembre 1980 quando nelle sale cinematografiche fece il suo esordio The Blues Brothers. Il film è stato un insuccesso sia per il pubblico che per la critica negli Stati Uniti, visto che come incassi il film è solo al decimo posto dell’anno, ma ricordiamoci che il 1980 è stato l’anno de: L’Impero Colpisce Ancora.

Secondo Aykroyd parte dell’insuccesso iniziale è da attribuire al razzismo. In molti cinema degli Stati del sud si rifiutarono infatti di programmarlo a causa del fatto che nel cast c’erano troppi afroamericani, con la scusa che i bianchi non sarebbero andati a vederlo. Grazie allo sbarco nei cinema europei però, gli incassi di The Blues Brothers raddoppiarono quelli statunitensi, arrivando a totalizzare 115 milioni di dollari.

Ma cos’ha fatto si che The Blues Brothers sia diventato un cult?

In primo luogo il genere: il film è un musical atipico fatto di azione, comicità e un genere musicale che stava finendo nel dimenticatoio; in secondo luogo l’utilizzo di attori famosi e lontani del genere e di musicisti che hanno segnato un epoca. Possiamo elencare tra gli attori: John Candy, Carrie Fisher e Twiggy; tra i musicisti non si possono non citare: James Brown, Cab Calloway, Ray Charles e Aretha Franklin.

È indubbio che questo connubio ha portato lo spettatore a rimanere incollato allo schermo per i 132 minuti del film, aumentato a 148 nella versione estesa, facendo cantare a più non posso la sala e riportando in auge quei generi che hanno segnato gli anni ’60 e i primi anni ’70.

L’inserimento del film all’interno del National Film Registry (selezione di film all’interno della Biblioteca del Congresso) nel 2020 è stata la degna celebrazione di un successo che dura da oltre 40 anni.

Buio in sala, inizia la musica

Ma di cosa parla la pellicola? Magari molti di voi non hanno mai visto il film perché troppo giovani o perché, semplicemente, non è il loro genere, ma perché non dargli una possibilità?

Jake (John Belushi) ed Elwood Blues (Dan Aykroyd) sono due fratelli, cresciuti nell’orfanotrofio di Rock Island, nei pressi di Chicago, in Illinois, dove, grazie all’inserviente Curtis (Cab Calloway), imparano il Blues e il Soul.

Negli anni i due fratelli hanno alcuni problemi con la legge e la pellicola inizia proprio quando Jake esce dal carcere, già dalle prime inquadrature si notano le scelte stilistiche di John Landis, regista tra gli altri di Una poltrona per Due e Il Principe Cerca Moglie, che portano alla prima scena iconica del film, l’elenco degli oggetti nel momento dell’arresto di Jake, fino al primo incontro tra i due fratelli fuori dal carcere.

Da qui nascono una serie di equivoci che portano ad un susseguirsi di scene che verranno ricordate a più riprese, dal primo inseguimento all’interno del centro commerciale alla cena per recuperare i membri della banda dopo la “chiamata divina” nella chiesa battista del reverendo Cleophus James (James Brown).

“Tu hai visto la luce”
5000 dollari per salvare Rock Island

La chiamata è la risposta alla domanda: Come troviamo 5000 dollari per salvare l’orfanotrofio?

Da qui i nostri eroi faranno alcuni concerti, in posti per lo più opinabili, fino ad arrivare a quel concerto che porterà la salvezza di Rock Island.

“Solo per stasera, alle ore 20.00, i favolosi Blues Brothers alla sala grande del Palace Hotel…Lago Wazzapamani, alle ore 20.00, i favolosi Blues Brothers, show band and review…Attenzione! Attenzione! Solo stasera, da Chicago, i Blues Brothers. Canzoni, musica e varietà…Ditelo ai vostri amici. Solo due dollari di ingresso. Sarà una serata indimenticabile.”

La serata sarà realmente indimenticabile, tra Curtis con un’esibizione di Minnie The Moocher e l’arrivo dei due fratelli con l’iconica Everybody Need Somebody, canzone di assoluto culto per tutti gli amanti del cinema, riescono a conquistare tutta la sala facendo cantare gli astanti e tenendo occupate le forze dell’ordine che sono li per loro due, per arrestarli a causa di tutte le scorribande avvenute durante la pellicola. A capo dei poliziotti c’è il comandante Burton Mercer, il compianto John Candy, che vuole godersi il concerto perché: ”io quei ragazzi non li ho mai sentiti cantare”.

Everybody Need Somebody
Un giorno ti sbaglierai anche tu e spero solo di essere lì

Altro cameo rimasto inciso nella storia è quello di Carrie Fisher che interpreta la promessa sposa di Jake, lasciata sull’altare, con un moto di vendetta nei sui confronti al punto di cercare di ucciderlo per tutto il tempo. L’incontro dei due, nelle fogne sotto al Palace Hotel, crea una delle frasi più iconiche della storia del cinema, quella frase che tutti i fidanzati dicono per salvarsi dalle cavolate fatte.

Ti prego, ti prego, non ci uccidere. Ti prego baby, lo sai che ti amo. Non avrei mai voluto lasciarti, non è stata colpa mia. Davvero, sono sincero. Quel giorno finì la benzina. Si bucò un pneumatico. Non avevo i soldi per il taxi! Il mio smoking non era arrivato in tempo dalla tintoria! Era venuto a trovarmi da lontano un amico che non vedevo da anni! Qualcuno mi rubò la macchina! Ci fu un terremoto! Una tremenda inondazione! Un’invasione di cavallette!

E da qui arriviamo alla fine del film, l’inseguimento finale, talmente epico, talmente grande, talmente costoso da entrare nel Guinness World Record come scena di un film con il maggior numero di auto distrutte, 103 per l’esattezza, record che ad oggi è stato spazzato via da Michael Bay col suo Transformers 3 e le 532 auto distrutte sempre nella città di Chicago, una delle maggiori location del film di Bay.

Ma dopo tutta questa distruzione i nostri eroi riescono a consegnare i soldi all’impiegato delle tasse, un giovanissimo Steven Spielberg, prima di essere arrestati da un vero e proprio esercito.

Il cameo di Steven Spielberg
Io li odio i Nazisti dell’Illinois

Ammetto che a Chicago ci ho passato parecchio tempo, e nei miei trascorsi non ho potuto non ricercare i luoghi iconici del film, dallo stadio del baseball alle lunghe vie coperte dalla metro, il cosiddetto Loop. Ho vissuto una città che ho considerato come casa grazie ad un film che per me è stato, ed è tutt’ora, quello che reputo il mio film preferito. Una di quelle pellicole che tutti dovrebbero vedere perché ricalca appieno la retro-cultura dell’epoca, dando vita ad uno dei musical più unici della storia del cinema con alcune delle canzoni più indimenticabili della storia musicale contemporanea.

Uno di quei musical che si riesce a guardare anche se non piace il genere, perché The Blues Brothers fa parte di un genere tutto suo, unico e mai più ricalcato; forse per questo si può insignire dell’appellativo Cult.

Quindi indossate Un paio di scarpe nere. Una giacca di un abito nero. Un paio di pantaloni di un abito nero. Un cappello, nero. Un paio di occhiali neri. Prendete in mano la vostra armonica, sfrecciate sulla vostra Bluesmobile sfuggendo dalla polizia e cantate le vostre canzoni, cosi come ci hanno insegnato i fratelli Blues e vivetevi la vita appieno.

1060 West Addison, la casa dei Blues Brothers
Alcune Curiosità sul film
  • A dispetto di quanto raccontato nel film, nella vita reale Carrie Fisher perse la testa per Dan Aykroyd: da un racconto dello stesso attore, pare che l’abbia salvata dal soffocamento con la manovra di Heimlich e di li a breve i due si siano fidanzati.
  • Usciti nello stesso anno, The Blues Brothers e L’Impero Colpisce Ancora hanno alcune cose in comune a parte l’uscita: oltre a Carrie Fisher, la Principessa Leia, nella pellicola di Landis è presente anche Frank Oz, la voce di Yoda.
  • Durante le riprese della scena iniziale si sfiorò la tragedia, alle vere guardie del carcere non fu comunicato l’inizio delle riprese e, all’arrivo dell’elicottero della produzione, aprirono il fuoco credendo si trattasse di una vera fuga.
  • Si rischiò seriamente di non vedere l’iconico concerto all’interno del film a causa di un incidente occorso a Belushi poco prima delle riprese della scena, a causa di un skateboard che fece infortunare al ginocchio l’attore.
  • La produzione del film aveva predisposto un budget per l’acquisto di Cocaina, per far si che gli attori rendessero al meglio la notte. Questa cosa è strettamente correlata ad uno dei problemi della produzione, la dipendenza da sostanze di John Belushi, dipendenza talmente grave che lo portò alla morte nel 1982.
  • Jake ed Elwood ebbero un cameo in una scena di Sister Act (1993), durante il brano I will follow him: nella parte posteriore della chiesa si intravedono, nella stessa posa di quando si trovavano nella chiesa battista.
  • Grazie alla pellicola ci fu un boom per i Ray-Ban Wayfarer: fino alla fine degli anni ’70 quel tipo di occhiali era per lo più sconosciuto, dopo l’uscita del film ci fu la caccia all’occhiale fino a toccare le 18.000 unità vendute.

a cura di
Andrea Munaretto

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Andrea Munaretto

Nato nell'84 e fin da quando avevo 4 anni la macchina fotografica è diventata un'estensione della mia mano destra. Appassionato di Viaggi, Musica e Fotografia; dopo aver visitato mezzo mondo adesso faccio foto a concerti ed eventi musicali (perché se cantassi non mi ascolterebbe nessuno) e recensisco le pellicole cinematografiche esprimendo il mio pensiero come il famoso filtro blu di Schopenhauer

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