Un albero di nespole che collega America e Italia
Il 20 febbraio Giulietta Fabbo ha pubblicato il suo primo libro,” L’albero di nespole”, dove affronta la forzata emigrazione del giovane Nino in America durante la seconda guerra mondiale
Utilizzare un albero di nespole come costante, che permane nel tempo nonostante i cambiamenti e le avversità. Non tutti sanno scrivere un romanzo storico, o almeno non allo stesso modo di Giulietta Fabbo. Il 20 febbraio scorso la scrittrice ha pubblicato il suo primo libro, L’albero di nespole, nel quale affronta il tema dell’emigrazione di un giovane che, in epoca di guerra, viene catapultato da un piccolo paesino in provincia di Avellino in America. Il testo è incentrato infatti sulla vita di Ninetto, un bambino di nove anni che si ritrova a dover fare i conti con la prematura separazione dalla famiglia. Abbiamo intervistato l’autrice per indagare i tratti caratteristici della sua opera.
Giulietta Fabbo non nasce come scrittrice: è innanzitutto docente di greco e latino al liceo classico di Avellino. Ha sempre convissuto con la scrittura, mezzo di espressione che tutt’ora fa parte della sua cifra quotidiana. Ma in un caldo pomeriggio di giugno, ritrovandosi faccia a faccia con la pagina vuota, ha voluto finalmente mettere nero su bianco un insieme di storie che ha da sempre custodito nei suoi ricordi. È servito il tempo di un’intera estate, alla docente, per respirare la storia di Nino a pieni polmoni: “È stata una operazione travolgente, che mi ha coinvolto emotivamente in maniera molto intensa”, afferma Giulietta.
Una storia figlia della guerra
La storia prende spunto infatti dalla vita di suo zio Ninetto che viene tolto dalla famiglia per andare in America. E così facendo, i parenti in Italia, tra cui la mamma di Giulietta, devono abituarsi alla sua mancanza e accettare inermi il destino lontano da lui. La storia di Nino non è ordinaria, non è fatta di razionalità ma di un viaggio tra i sentimenti: il protagonista non è il tipico emigrante, ma colui che, vittima degli avvenimenti storici, si ritrova a doversi adattare ad un contesto nuovo, nel quale mancano i suoi affetti e all’interno del quale deve crescere urgentemente.
Rimane oscuro il motivo dell’emigrazione di Nino: “È una storia “figlia” della guerra: probabilmente non c’è una precisa risposta al “perché” tutto ciò sia avvenuto, ma forse proprio l’immediato dopoguerra determinò negli animi ancora turbati e sconvolti degli uomini del tempo capacità di concepire propositi inimmaginabili in situazioni e contesti storici diversi”, conferma Giulietta Fabbo. Nonostante ciò, il giovane deve abituarsi ad una vita lontana da ciò che ha sempre chiamato casa, le strade di Prata di Principato Ultra, e ricostruire, pezzo dopo pezzo, una vita fuori dalla sua zona di comfort.
L’alternanza tra America e Italia
Un dualismo, quello tra America e Italia, che si riflette nella composizione stessa dell’opera: un intreccio dei piani temporali, tra le due vite di Nino nei diversi paesi, che si alternano di capitolo in capitolo. Giulietta Fabbo ha voluto tracciare una precisa strategia narrativa, che non solo segue la storia cronologicamente, ma procede con una serie di salti geografici tra l’Oltreoceano e il Bel Paese.
La motivazione, l’ottimismo e la speranza con cui Nino affronta la vita racchiudono la morale del testo. “Nino ha avuto un percorso complicato e si è trovato collocato su una strada non scelta: ma
questo non lo ha abbattuto, non lo ha demotivato. Nino ha accettato, non con rassegnazione, ma con serenità, la realtà che gli stava intorno, ha guardato tutto ciò che aveva la possibilità di valorizzare e con gli occhi pieni di speranza ha cominciato a costruire la sua strada.” afferma la scrittrice.
E in tutto ciò, l’albero di nespole è sempre lì, davanti casa della famiglia a Prata di Principato Ultra, che nonostante le avversità e il tempo dona alla storia una morale: la certezza di rinascita, la capacità di tramutare le emozioni negative in momenti di crescita e fioritura. Proprio come è successo a Ninetto che non si scoraggia mai ma anzi, riesce a trovare la felicità.
a cura di
Annachiara Magenta
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