“The Playlist”: la vera storia non vera di come è nato Spotify

“The Playlist”: la vera storia non vera di come è nato Spotify
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Ovvero come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare Spotify

Basato sul libro investigativo “Spotify Untold”, non ancora tradotto in italiano, dei giornalisti svedesi Sven Carlsson Jonas Leijonofvuld, “The Playlist” è una miniserie svedese in 6 puntate che racconta in maniera più o meno romanzata la storia della nascita e del successo del servizio musicale che ha riscritto le regole della discografia mondiale “Spotify”. E si, ogni tanto il Nord Europa ci riesce a stupire con chicche cinematografiche di pregio.

Ma prima di svelare la storia, voi vi ricordate come era la vita prima di Spotify? I pomeriggi passati al negozio di dischi di fiducia a cercare l’ultima uscita? Uscire di casa con i soldi messi da parte, il lettore cd, le cuffie nelle orecchie e il pensiero di ascoltare finalmente quel brano tanto aspettato?

Eravamo un covo di pirati

I primi anni 2000 erano gli anni delle Torri Gemelle, di Bin Laden e Bush, di Berlusconi e dei Bunga Bunga, del grande Milan di Ancelotti e la Ferrari di Schumacher; erano anche gli anni della pirateria, dei lettori mp3 su pc, dei torrent e dei porno trovati per sbaglio scaricando una canzone. Ecco, è qui che la nostra storia inizia:

Immaginate di avere 23 anni, essere pieni di soldi e avere un’idea che cambierà il mondo per sempre. In sintesi possiamo racchiudere in queste parole “The Playlist”: serie biografica, ma non troppo sulla vera nascita di Spotify.

Una Silicon Valley Svedese

California, Stati Uniti, anno 2004, Daniel Ek giovane rampante della Silicon Valley, ah no! luogo sbagliato, chissà perché ogni volta che si parla di tecnologia pensiamo subito all’altra parte dell’oceano… Torniamo indietro e ricominciamo.

Ragsved, Stoccolma, Svezia, anno 2004, Daniel Ek geniale programmatore ha appena venduto per 10 milioni di dollari la sua società Advertigo e in quella circostanza conosce Martin Lorentzon e il resto è storia. Dal loro incontro e dal Genio di Ek nasce ciò che per noi è semplicemente la normalità: Spotify.


Sei puntate con sei punti di vista diversi della stessa storia, a partire da Daniel Ek, “La Vision”, il creatore di Spotify passando a Per Sundin, top manager musicale, “l’industria”; per proseguire con  Petra Hansson, il consulente legale, “la legge” che troverà il punto d’incontro tra le esigenze del fondatore e quelle dell’industria; Andreas Ehn, “Il Programmatore” che riuscirà a togliere quel fastidioso Lag per farci ascoltare la canzone in streaming; Martin Lorentzon, “il Partner”, colui che ha sempre creduto in quella visione di Daniel per arrivare a Bobby T, “L’Artista”, amica d’infanzia di Daniel nonché musicista, che ci porta l’ultimo punto di vista che chiude la serie facendoci riflettere su quanto poco sia il guadagno per chi non fa parte del cartello.

“QUALCUNO DEVE FARSI AVANTI PER CREARE UN OTTIMO SITO DI MUSICA GRATUITA CHE VALGA DAVVERO LA PENA AVERE”

Un Cubo di Rubick dalle 6 facce

Daniel Ek ha una visione: le etichette discografiche, come un Titanic, sono sul punto di affondare e sparire totalmente a causa della pirateria, ma è grazie a quella pirateria o meglio, all’idea di fondo di quella pirateria che la discografia mondiale si può salvare.

Erano gli anni della faida tra le etichette e “The Pirate Bay” (per chi non lo conoscesse era un servizio Peer-To-Peer che consentiva a tutti di scaricare file musicali alla qualità desiderata tramite la condivisione dei file tra tutti coloro che avevano questo servizio), in questa faida Daniel capisce che il futuro della musica è lo streaming, la possibilità di poter fruire di tutta la musica mondiale da parte di tutti in maniera gratuita e legale.

La sua visione è ben definita in questo primo episodio che con un ritmo non troppo veloce riesce a farci entrare nella mente del protagonista, nelle sue idee e nella sua visione, ma per poter far questo ha bisogno delle Mayor e quindi si rivolge a Per Sundin, Manager di Sony Svezia che non sembra essere interessato, anzi. Dopo questo primo racconto l’episodio si conclude con Sundin che, guardando Ek, ha però qualcosa da dire: “Non è andata così, Cazzo!”

E questo è il filo conduttore di tutta la serie che ad ogni fine puntata trova un personaggio diverso intervenire per poter dire la sua verità. Ogni puntata affronta il tema della creazione di Spotify con una diversa sfaccettatura, come un cubo di Rubick che viene composto una rotazione alla volta fino ad arrivare a comporre tutte le facce per poi svelare, in un finale ampiamente romanzato, la reale natura che è insita in ognuno di noi.

Una Scelta di “Campo”

Il regista Per Olav-Sorenssen fa sua la tecnica cinematografica grazie al quale la stessa scena viene vista secondo il punto di vista del protagonista della puntata e ripetuta senza dar il senso di già visto.

In questi cambi di punti di vista abbiamo finalmente l’idea di quella che è stata “La rivoluzione musicale” perché come la storia ci insegna, spesso diamo per scontato cosa siamo ora, senza chiederci come ci siamo arrivati. The playlist ci fa riflettere con leggerezza, ma mai con banalità su quanto questa rivoluzione stia continuando ai giorni nostri e, una cosa che noi reputiamo scontata, lo streaming, in realtà sarebbe potuto non nascere mai.

La storia è bella per essere conosciuta e assorbita anche se a volte romanzata, scoprire come siamo arrivati a noi è alla base della nostra conoscenza e non si può far a meno di pensare che serie del genere debbano essere fatte più spesso.

Sappiamo, a volte, che non saranno capolavori, ma più è forte il messaggio e più si può chiudere un occhio sulle pecche perché è certo che questa serie, che è composta dal giusto numero di episodi, a volte abbia degli inciampi, non a tutti può piacere il ritmo e i tecnicismi con cui ci si intestardisce in alcune fasi della serie; come spesso si dice: al pubblico interessa la soluzione non la formula.

Ma in sostanza

In definitiva possiamo dire che The Playlist è una serie creata per farci pensare che quando ascolteremo una canzone di quello sconosciuto cantante che abbiamo trovato su Spotify è solo perché possiamo farlo e siamo davvero fortunati a poterlo fare. Per la serie corsi e ricorsi storici fa quasi sorridere pensare che, la pirateria che voleva combattere Daniel Ek quando ha avuto la sua Visione adesso è la stessa che “pirata” l’app rendendola fruibile gratuitamente nella sua versione Premium.

The Playlist è una serie con personaggi ben definiti e mai banali, certo si potrebbe dire che sono personaggi reali, ma senza gli attori giusti anche il protagonista più glorioso perderebbe di mordente e di interesse. Quindi complimenti a Netflix per aver fatto centro nell’ennesima docu-serie e verrebbe quasi da chiedersi se non sia meglio che si occupi principalmente di questo ambito piuttosto che di creare un sacco di serie diverse per poi cancellarcele sul più bello, ma questa è un’altra storia.

Ve lo consiglio? Certamente, dovete vederla sia per conoscenza personale, ma anche solo per il gusto di passare quasi sei ore ad immergervi in una rivoluzione che ancora oggi stiamo subendo e che ci fa cantare per strada, con delle cuffie alle orecchie, il vostro cellulare in mano e null’altro che voi.

BUONA MUSICA A TUTTI

a cura di
Andrea Munaretto

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Andrea Munaretto

Nato nell'84 e fin da quando avevo 4 anni la macchina fotografica è diventata un'estensione della mia mano destra. Appassionato di Viaggi, Musica e Fotografia; dopo aver visitato mezzo mondo adesso faccio foto a concerti ed eventi musicali (perché se cantassi non mi ascolterebbe nessuno) e recensisco le pellicole cinematografiche esprimendo il mio pensiero come il famoso filtro blu di Schopenhauer

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