Elvis – Il Re del Rock n’ Roll arriva al cinema!

Elvis – Il Re del Rock n’ Roll arriva al cinema!
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Baz Luhrmann torna al cinema dopo quasi 10 anni da ‘Il Grande Gatsby’, portando la storia della leggenda della musica rock americana Elvis Presley. Il film è uscito il 22 giugno nelle sale e vede tra i protagonisti Austin Butler (Elvis) e Tom Hanks (Tom Parker).

Un narratore particolare

Fin dai primi minuti del film capiamo che a raccontare la storia di Elvis sarà il suo manager, il Colonnello Tom Parker, l’uomo che in molti hanno accusato di essere la causa del malessere di Elvis e, addirittura, della sua prematura morte.

L’intenzione di Luhrmann, quindi, non è di raccontare solo ed esclusivamente la vita di Elvis, ma anche di mostrare il travagliato rapporto che aveva con il suo manager.

Questo perché le vite dei due sono legate indissolubilmente l’una all’altra, dato che fu proprio Tom Parker a far decollare la carriera di Elvis.

Due facce della stessa medaglia

Il cantante ci viene mostrato fin da quando era un normalissimo bambino che leggeva fumetti di supereroi e che sognava di diventare speciale, un giorno.

Finalmente trova il suo superpotere quando si imbatte nella musica per la prima volta e viene invaso da quello che poi la sua famiglia definirà un ‘dono di Dio’.

Sì perché quando Elvis canta e suona, si muove come se fosse posseduto dalla musica stessa.

Il Colonnello Tom Parker, invece, ci viene presentato come un imbonitore, con una grande capacità di persuasione, con un ottimo fiuto per gli affari e con l’obiettivo di creare il più grande spettacolo del mondo.

Quando vede Elvis esibirsi per la prima volta, infatti, capisce subito che quella sarà la sua gallina dalle uova d’oro, e non si lascia sfuggire l’occasione.

Il Colonnello aiuterà spesso Elvis a uscire da situazione complicate, ma la sensazione è che lo faccia sempre e solo per proprio tornaconto personale.
Tant’è che questi tentativi di aiuto finiscono per tarpare le ali al cantante, che si sentirà snaturato.

Purtroppo, grazie alla fiducia ottenuta dal cantante, il manager riuscirà a sfruttare ogni singola goccia del talento di Elvis, arrivando ad ottenere il pieno potere su di lui e sulla sua carriera.

La paura della solitudine

Ci sono due momenti fondamentali che cambiano la vita di Elvis e che ci mostrano l’umanità dietro alla leggenda.

Il primo è la perdita della madre, che crea il primo grande cataclisma interiore nel cantante.

Il secondo è l’abbandono della moglie Priscilla Presley, che lo aveva accompagnato e sostenuto per tanti anni e con la quale aveva dato alla luce la figlia Lisa Marie.

Sono momenti importanti perché Elvis ci viene mostrato anche nelle sue fragilità e paure, e una di queste era proprio quella di restare solo.

Il rapporto con la madre era ai limiti del morboso e la sua morte lo devastò totalmente. Per questo l’arrivo di Priscilla e la sua presenza erano così importanti.

Quando anche quest’ultima si allontanò, insieme alla bambina, il crollo di Elvis fu definitivo.

Uno spettacolo per gli occhi…e per le orecchie

Senza addentrarmi oltre nei meandri di una trama tutt’altro che complessa, voglio spendere due parole per una delle cose che mi sono piaciute di più di tutto il film: le esibizioni di Elvis.

Austin Butler è semplicemente magnifico in ogni scena in cui si scatena sul palco, tirando fuori tutta l’energia e la carica erotica di Elvis, che facevano impazzire tutti i suoi fans.

L’attore ha imparato a ballare e a cantare come Elvis (Sì, in molte delle scene cantate la voce era quella di Butler) facendo un lavoro egregio e dando al film una marcia in più.

Sono molto contento che Luhrmann abbia deciso di lasciare molto spazio alle esibizioni, perché sono senza dubbio l’arma vincente di questo film.

Possiamo ascoltare quasi per intero alcuni dei brani più famosi di Elvis come ‘Hound Dog’ e ‘Suspicious Mind’ e ammirare i balli e i costumi iconici del cantante.

Doppiaggio

Ci tengo a fare una menzione particolare per il doppiaggio del film, in particolare per Maurizio Merluzzo, che ha avuto l’arduo compito di doppiare Austin Butler.

Personalmente credo che Maurizio abbia fatto un lavoro egregio, calandosi perfettamente nel personaggio ed assecondando il suo modo di parlare, non sempre chiaro e spesso biascicato, riuscendo a coprire la voce di Elvis dai primi anni di gioventù, in cui era più leggera, fino all’età adulta, in cui era più pesante.

Molto interessante anche l’aneddoto fornito dallo stesso Merluzzo, in cui racconta di aver utilizzato il gelato come microfono, cosa alquanto inusuale nel doppiaggio, che gli ha permesso di muoversi e di seguire meglio Austin Butler, rendendo le scene ‘live‘ molto più fedeli all’originale.

Per quanto riguarda Angelo Maggi su Tom Hanks e tutti gli altri, hanno fatto un lavoro eccellente come al solito.

In molti sottovalutano il lavoro che c’è dietro un doppiaggio di questo livello, anche perché non conoscono bene come funziona. Per questo ho deciso di lasciare qui sotto il video in cui Maurizio Merluzzo spiega com’è stato doppiare Elvis.

Punti di forza e punti deboli

Alcuni punti di forza li ho già citati prima e sono la prova attoriale di Austin Butler e le esibizioni dal vivo.

Ma non posso non citare anche il montaggio sonoro, il trucco e la scenografia: i momenti musicali funzionano anche grazie al montaggio e alla messa in scena, e la trasformazione di Elvis nel corso degli anni è molto convincente, senza parlare del pesante trucco su Tom Hanks, che ne cambia quasi del tutto la fisionomia.

Sono molto grato a Luhrmann per aver diminuito di molto l’uso della CGI in questo film, che era invece fin troppo presente ne ‘Il Grande Gatsby’.

Tra i punti deboli invece va un altro vizietto del buon ‘Baz‘, ovvero quello di inserire nella colonna sonora delle influenze di musica ‘moderna’, cosa già accaduta ne ‘Il Grande Gatsby’.
Personalmente in un film ambientato tra gli anni 50 e 70 preferirei sentire temi musicali che appartengono a quell’epoca.

Non mi ha fatto impazzire la fotografia e ho trovato la sceneggiatura molto ‘normale’, seppur non priva di dialoghi molto interessanti.

Pensavo che avrei messo tra i punti deboli la lunghezza del film (2 ore e 40), ma devo dire che non l’ho trovata eccessiva proprio perché c’è stata l’intenzione di mostrare molto Elvis dal vivo e di raccontare in modo dettagliato la sua storia.

Conclusioni

Il film porta alla luce diversi aspetti dell’essere un’artista, sia quelli belli che quelli brutti.

Ma si focalizza principalmente su quanto sia difficile per una persona fragile e sensibile, reggere un tale successo.

Non puoi mai sapere di chi ti puoi fidare, vivi con la costante paura che tutto quello che hai possa sparire da un momento all’altro e arrivi a dover scegliere tra quello che sei e quello che gli altri si aspettano che tu sia.

Elvis ha cambiato la storia della musica e non ha avuto paura di portare avanti il suo modo di viverla, nonostante in molti abbiano cercato di impedirglielo.

Ma ha dovuto lottare per gran parte della sua vita senza il sostegno di cui aveva bisogno. Questo lo ha spinto a cercare aiuto nelle pillole che, alla fine, lo hanno portato alla morte.

Senza dubbio è stato bello poter rivivere la sua carriera attraverso questo film, ma è stato ancora più bello vedere l’uomo dietro alla leggenda anche se, alla fine del film, la tristezza è il sentimento più preponderante.

a cura di
Edoardo Iannantuoni

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