Qualità e naturalezza: la ricetta di Francesco Colombo

Qualità e naturalezza: la ricetta di Francesco Colombo
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Francesco Colombo torna alla produzione musicale col singolo “Looking for you” fuori dal 29 gennaio. Il chitarrista, compositore e cantautore di Varese torna a proporre brani dal taglio soul con armonie jazz che creano prestigio e ricchezza di suoni.

Il percorso creativo di Francesco Colombo rimanda ai tanti artisti eccellenti dal punto di vista musicale che si sforzano di proporre la loro musica. In Italia esiste un vero e proprio circuito indipendente che trova spazio in poche riviste specializzate o radio private. Spesso sorprende la ricca ricerca di queste proposte di alto livello che meriterebbero più spazio e diffusione.

Ricerca e passione

Nel caso specifico di Colombo troviamo un eccellente chitarrista reduce da concerti nel circuito dei jazz club e non solo. Fra i vari pachi prestigiosi calcati dall’artista corremmo citare l’Hard Rock Café di Roma, Jailbreak Club di Roma, Piper Club di Roma, Getxo Jazz Festival (Spagna).

La particolarità di Francesco Colombo consiste nella ricchezza della sua proposta musicale. A suo agio in una classica formazione con repertorio standard jazz, come cantante in una formazione neo-soul o come folk singer in un’esibizione prettamente acustica. In ogni situazione Colombo dimostra preparazione, passione e naturalezza.

Questa ricerca ha arricchito nel tempo tutti gli aspetti sopratutto la voce ha acquisito più sicurezza dei propri mezzi. Un’evoluzione che ha portato al nuovo singolo dove Colombo suona tutti gli strumenti e si avvale della collaborazione del giovane sassofonista polacco Tomasz Wendt. Di questo e di altro Francesco Colombo ce ne parla nell’intervista che abbiamo realizzato.

Il tuo stile è molto elaborato rispetto alle facili soluzioni dell’indie-pop. Quanto studio c’è dietro quelle soluzioni armoniche sulla chitarra? Consiglieresti a un musicista alle prime armi di intraprendere una strada affascinante ma laboriosa come la tua?

Il jazz è fra gli elementi principali del mio background, lo ascolto e studio da tanto tempo, e ciò ha semplicemente reso naturali certe soluzioni armoniche. È come se venissero a galla da sole, spontaneamente. Sicuramente, nel mio piccolo posso consigliare la strada dell’approfondimento, della costanza, ma dipende sempre dallo scopo, dal risultato che si vuole ottenere; credo però che in ogni linguaggio musicale, sia consigliabile approfondire, e interiorizzare il linguaggio.

Come è avvenuto l’incontro con Thomas Wendt e come è nata questa preziosa collaborazione?

Nel 2016 il mio trio jazz partecipò al Getxo Jazz Festival in Spagna, a cui partecipò anche il trio di Tomasz. Il suo stile mi ha colpito da subito, e ho subito pensato che avrei voluto suonare con lui. Abbiamo fatto dei concerti assieme in quartetto jazz. Quando ho scritto Looking For You, gli ho chiesto se gli andava di suonare un paio di soli: ha subito accettato, e dalla Polonia mi ha inviato le tracce con le sue takes.

Nel brano “Looking for you” suoni tutti gli strumenti ( tranne ovviamente il sax). Come mai questa scelta? Una soluzione “causa COVID”?

Sono sempre stato affascinato dal tentativo di suonare più strumenti possibile, pur mantenendo la chitarra come mio strumento principale. Ciò non significa che mi ritenga un abile strumentista per quanto riguarda gli altri strumenti. Nelle mie registrazioni suono spesso molti strumenti, è una prassi, una sfida e al contempo un modo per crescere. Ma ho coinvolto musicisti quando non potevo riuscire ad arrivare dove volevo arrivare. In Looking For You mi sono occupato delle tracce vocali, la chitarra, il basso, le percussioni, e del sound programming di tutta la sezione percussiva.

Oltre alle armonie jazz si sente un’attitudine verso il soul. Quali sono stati in definitiva i tuoi riferimenti musicali ( autori o gruppi?).

I miei riferimenti musicali sono piuttosto ampi. Il jazz e la musica soul sono forse i principali, ed è difficile fare nomi quando il serbatoio è così grande; ho ascoltato tanto Biréli Lagrène, Charlie Parker, George Benson, Sonny Rollins, il jazz europeo, Stevie Wonder, Sam Cooke, Bobby Womack, Smokey Robinson, e moltissimi altri, ma sono anche un fanatico dei Beatles. Ascolto molto anche cantautori come Billy Joel, Tom Waits e James Taylor.

Pensi che in Italia ci siano degli artisti che seguono uno stile simile al tuo?

In Italia la musica soul credo che sia sempre viva e vegeta, anche e soprattutto fuori dai confini del mainstream. Stesso discorso per il jazz. Ci sono musicisti jazz incredibili, dal valore eccezionale. C’è tutto un “sommerso” di altissimo livello, tantissimi musicisti che meritano di essere ascoltati. Fortunatamente, con le varie piattaforme digitali, si può reperire tantissima musica, e si possono ascoltare musicisti eccezionali.

Hai mai pensato di cimentarti con testi in italiano? Pensi funzionerebbero?

Ho scritto molti brani, e una parte di questi è in italiano. Spero di poterli far uscire prima o poi. L’intenzione è quella di ottenere che al cambio di lingua non corrisponda un cambio di linguaggio musicale. Dal punto di vista metrico, l’inglese e l’italiano sono lingue piuttosto diverse, basti pensare al grande numero di parole di una sillaba, o tronche, della lingua inglese, in confronto alla maggioranza di parole piane della lingua italiana.

Questo può comportare alle volte una differenza di approccio alla combinazione melodia-testo, o a pensare differentemente l’impostazione del rapporto nota-sillaba. Ciò potrebbe influenzare, non in meglio o in peggio, ma semplicemente influenzare la creazione melodica. Sono aspetti di cui talvolta bisogna tenere conto durante la scrittura.

Possiamo sperare di sentirti con un prossimo disco solista? È in progetto?

Ho molti brani completi. Mi piace arricchire la mia scrittura lasciando che arrivino elementi da diversi linguaggi musicali, senza sforzarmi di prenderli in prestito, ma tentando di fare in modo che questoaccada in maniera naturale. Ma vorrei anche che si possa scorgere una linea comune all’interno della varietà stilistica. Sicuramente usciranno, va ancora stabilito se in un album, o degli EP, o come singoli in serie.

a cura di
Beppe Ardito

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Beppe Ardito

Da sempre la musica è stata la mia "way of life". Cantata, suonata, scritta, elemento vitale per ridare lustro a una vita mediocre. Non solo. Anche il cinema accompagna la mia vita da quando, già da bambino, mi avventuravo nelle sale cinematografiche. Cerco di scrivere, con passione e trasporto, spinto dall'eternità illusione che un mondo di bellezza è possibile.

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