“Il mio posto migliore”: Fabio Mora ci racconta il nuovo singolo

“Il mio posto migliore”: Fabio Mora ci racconta il nuovo singolo
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Il 25 Settembre è uscito “Il mio posto migliore” il nuovo lavoro di Fabio Mora, l’artista di Rubiera (RE) noto per essere il frontman del gruppo i Rio, che lo vede proporsi al pubblico per la prima volta come solista.

Lo abbiamo incontrato per voi, nella splendida Piazza Grande di Modena, città natale di chi vi scrive, dove sono anche state scattate queste immagini. Da qui è nata una piacevole ed intensa chiacchierata, da cui ne è uscita questa bellissima intervista. Parole sincere di passione, un viaggio interiore dell’Artista, ma sopratutto dell’Uomo Fabio Mora.

Fabio Mora 
photo by Enrico Ballestrazzi
Il 25 Settembre è uscito il tuo brano che ti vede nella veste da solita, come è nata la voglia di proporti da solo?

Erano anni che qualcuno mi domandava del perché non provassi seriamente ad affrontare un percorso da solista. Parenti, fan, amici, Dj radiofonici, un po’ tutti. In verità, a volte, ci ho anche riflettuto, ma solo il pensiero mi suscitava sempre una gran malinconia.

Mi vedevo “nella mia immaginazione”, in giro per il mondo “solo”, con una band di turnisti al quale interessa poco o meno di quello che facevi e pensavo di trovarmi dopo i concerti, a fine serata, in silenziose camere d’albergo senza nessuno con cui parlare e condividere gioie e dolori, era terribile!

Non faceva per me. Non era il mondo né il modo di come volevo vivere di musica.

Molto probabilmente questa è sempre stata una mia fissazione mentale ma, immaginarlo così, mi infondeva una profonda tristezza e faceva capitolare, nel caso ce ne fossero stati, tutti i pensieri utili per poter affrontare una possibile carriera solista.

Considerate che sono una persona solitaria. Poi, nei primi mesi di questo 2020, con la situazione drammatica che si è creata, non so, qualcosa è scattato.

L’estremo distacco che abbiamo dovuto subire “a giusta causa”, sicuramente ha influito a cambiare le mie sensazioni e, a rivedere qualche mio vecchio tabù che ormai si era consolidato nella mia testa.

Il fatto di essere “obbligati”, a mantenere le distanze, mi ha profondamente toccato.

Fabio Mora 
photo by Enrico Ballestrazzi
Era un pezzo che tenevi nel cassetto da tempo, o è qualcosa nato adesso?

“Il mio posto migliore” è nato, assieme a diversi altri, nel periodo più surreale che, penso, in molti abbiano mai vissuto… Questa canzone è figlia di un tempo assurdo appena trascorso, ha pochissimi mesi di vita e aveva bisogno di far sentire la sua voce, il prima possibile.

Raccontaci la storia di questo brano.

Ascoltando la canzone, si ha una visione piuttosto chiara di quello che volevo raccontare. Il testo è semplice, allude alle miriadi di cose di cui siamo attorniati e che, spesso, accumuliamo pensando di sentirci realizzati, libri, quadri, dischi, case, macchine, smartphone, foto, eccetera.

Cose a cui spesso diamo un’importanza che va oltre il loro vero valore. In alcuni casi, utili per sopravvivere, in altri casi molto meno utili. 

È un viaggio nella vita di ognuno di noi, che siamo sempre alla ricerca di un qualcosa con cui colmarci, perdendo spesso di vista quello che davvero è importante, quello che ci può riempire in un attimo, quello che, nei mesi scorsi, mi è venuto mancare tantissimo, come poteva essere anche solo un semplice abbraccio.

Fabio Mora 
photo by Enrico Ballestrazzi
Ti abbiamo visto sui social davanti allo studio di Fabio “Bronski” Ferraboschi, per entrare a registrare il brano, c’è una collaborazione musicale con lui o con gli altri ragazzi del gruppo nel tuo pezzo?

La prima intenzione, per fare una cosa fatta a dovere, era quella di confrontarmi con qualcuno con cui non avevo mai avuto l’occasione di collaborare, è sempre motivo di crescita umana e professionale e in questo caso, sarebbe stata la situazione ideale. Ho molte amicizie tra i musicisti e mi vagavano in testa un paio di nomi.

Poi, mi sono subentrati nuovamente tutti quei pensieri legati al fatto di fare le cose da solo, quelle di cui parlavamo poco fa, all’inizio di questa chiacchierata, e mi sono ulteriormente rattristato, eheh.

In un secondo momento pensavo anche di chiedere a Paddo e a Gio se volevano suonare sul brano, mi sarebbe piaciuto molto, ma, alla fine, non aveva senso, lo avrebbero suonato i Rio!

A parte gli scherzi, io e Fabio Ferraboschi collaboriamo ormai da anni, abbiamo raggiunto un rapporto d’amicizia e professionale. Da buoni orsi quali siamo, con pochi sguardi accigliati e grugniti ci capiamo subito, e non è una cosa da tutti.

Sapevo che insieme avremmo trovato una direzione sonora, un vestito adatto al brano, senza doversi scornare o perdersi in ore di ragionamenti pindarici e, a parte tutto l’affetto che ho nei suoi confronti, Fabio, è veramente un produttore artistico con in controfiocchi! No, alla fine, non avrei potuto farlo con nessun altro…

Fabio Mora 
photo by Enrico Ballestrazzi
Da circa 20 anni sei abituato a salire sul palco, ti sei chiesto come sarà avvicinarti al microfono e cominciare a cantare davanti al pubblico come “Fabio Mora”? l’emozione avrà un sapore diverso?

Salire sul palco, senza una squadra affiatata, è da pazzi. Non potrei mai farlo e sinceramente non lo avevo nemmeno preso in considerazione. Quello che importava, era far arrivare questo brano, a più persone possibili. Un’emozione che urgentemente volevo comunicare a tutti…

Non ho mai pensato, fino a questo momento, di dover o poter salire su un palco da solista. Non riesco neanche ad immaginarlo. Dite che ci dovrei pensare?

Se sì, le emozioni non cambiano: dallo stomaco passano al cuore o viceversa arrivando direttamente al microfono, quindi a voi. Cantare, per me, è sempre come un tornare a casa: L’importante è che ci sia qualcuno che ti vuole bene ad attenderti.

Fabio Mora 
photo by Enrico Ballestrazzi
Durante il Lockdown abbiamo visto molti artisti usare questo tempo per lavorare su nuovi progetti, è stato lo stesso anche per te?

Assolutamente! Ho lavorato molto su me stesso, allontanandomi ulteriormente dalla maggior parte delle cose che conoscevo. Ne ho approfittato per ricercare un qualcosa che “nei mesi precedenti al lockdown”, non riuscivo più a mettere a fuoco.

Avevo la sensazione di aver perso la mia collocazione all’interno del mondo della musica. Negli ultimi due anni la discografia, le radio, la comunicazione stavano cambiando. Nuove generazioni, com’è giusto che sia, scavalcano le vecchie portando un vento diverso, un modo differente di scrivere testi e promuovere canzoni.

Non riconoscevo, nonostante l’avessi percorsa per anni, la strada che ho intrapreso tempo fa. Il posto in cui mi sono sempre sentito a casa stava scomparendo. E anche molto in fretta… Mi stavo perdendo!

Nei giorni che si susseguivano lenti lì, a cavallo tra febbraio e marzo, mentre ero sempre più raccolto nei miei pensieri, qualcosa di chiaro e definito, ha ricominciato a fluire in superficie.

E mi sono detto: “È giusto che il mondo venga rinvigorito da giovani leve, ed è giusto che abbiano un loro linguaggio e la loro musica! Ma è anche giusto che ci sia stato un prima, una base da cui tutto è partito…radici di cui io e tante altre persone facciamo parte!”.

Insomma, è vero, largo ai giovani ma, cavoli, una bella fetta di mondo, è anche nostra. Da lì è ripartito tutto. Parole che venivano giù come secchiate d’acqua. Melodie e suoni che mi affollavano di idee come il traffico all’ora di punta di una grande città. Architetture sonore che si stratificavano e si ampliavano una sull’altra come una scala infinita!

E da lì, sì, da lì, che è ritornata la voglia di fare, la fantasia e il bisogno di creare. Ho ritrovato una dimensione… Un posto. Il mio posto migliore.

Fabio Mora 
photo by Enrico Ballestrazzi
Quanto ti è mancato il contatto col pubblico?

Quello che mi sta succedendo in questo momento, è la diretta conseguenza di quello che ho vissuto in quei mesi silenziosi, sove il distanziamento non era volontario ma costrittivo. Non avevo voglia di fare interviste e cadere nella tentazione di parlare della situazione che stavamo vivendo. Non ne avevo né i mezzi né le capacità per farlo.

C’era già fin troppa confusione, tra illustri virologi che si smentivano a vicenda a politici che come al solito più che unire dividevano con i loro pensieri le persone. Per non parlare poi della gente comune o tutti quelli che dietro una tastiera dicevano la loro.

Non riuscivo a sentire la musica sui social, sul web… Vedere tutte quelle persone che pubblicavano video su video da casa. Capisco il loro bisogno di comunicare… ma a me personalmente metteva a disagio.

Non era il mondo della musica come lo sento io, con occhi negli occhi, braccia attorno al collo, strette di mano. Era un palliativo che non riuscivo ad accettare… Mi mancava l’energia, l’elettricità che passa da una persona all’altra quando ci si guarda in faccia e si parla o si urla di un’emozione. Ecco, quel contatto lì, io non lo sentivo, e mai faceva male. Volevo solo stare spento e riaccendermi appena tutto fosse tornato normale.

Fabio Mora 
photo by Enrico Ballestrazzi
Puoi anticiparci se seguirà anche un album dopo l’uscita del brano?

Come dicevo prima, pensieri e parole ne ho scritte tante. Ho anche, come si suol dire, qualche brano nel cassetto da anni… Mi diverte molto vedere come la gente sta reagendo a questa mia canzone, a questa mia nuova veste da solista. È tutto inaspettato e vivo!

Se accenderà un fuoco, lo alimenterò, in caso contrario, capirò ben presto come affrontare questo viaggio. Quello che è certo e che custodirò questa esperienza come una cosa meravigliosa.

Sono tempi tosti questi, e fare scorta di buone sensazioni, aiuta ad affrontarli meglio.

Ringraziamo Fabio Mora per la sua disponibilità e per il tempo che ci ha concesso, vi lasciamo con questa domanda: qual è il vostro posto migliore? Fatecelo sapere.

a cura di
Enrico Ballestrazzi
Mirko Fava

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Enrico Ballestrazzi

Fotografo per passione

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