Luigi Ghirri e la storia della copertina dell’ultimo album dei CCCP

Luigi Ghirri e la storia della copertina dell’ultimo album dei CCCP
Condividi su

In una villa della bassa reggiana, Villa Pirondini, trent’anni fa cambiava la storia della musica italiana. Qui i CCCP di Giovanni Lindo Ferretti registravano il loro ultimo album, Epica Etica Etnica Pathos, e seminavano il germe di quello che sarebbe arrivato dopo: i CSI.
Quello sarà il quarto e ultimo album in studio dei CCCP – Fedeli alla linea, pubblicato nel 1990 prima del loro scioglimento.

Il momento è immortalato sulla foto di copertina scattata da Luigi Ghirri.

La villa

Il luogo in cui è stato registrato il disco è un posto magico, a Rio Saliceto, in provincia di Reggio Emilia. Tra l’erba alta e i campi, chissà quante volte chi abita da queste parti ci sarà passato davanti distrattamente. Niente di più che uno degli storici edifici rurali dell’Emilia Romagna, terra di contadini. Impossibile non chiedersi di quante storie saranno state testimoni queste mura e quante persone avranno visto passare.

Villa Pirondini è un’antica villa padronale settecentesca, oggi danneggiata dal terremoto che colpì questi luoghi nel 2012. Nonostante il mondo sia cambiato e ci siano state in mezzo guerre e disastri naturali, la stalla, il fienile, la cappella sono ancora lì, in parte soffocate dalle piante rampicanti.

Nel 1990, da aprile a giugno, in questa villa i CCCP registrarono, quasi completamente in presa diretta, il loro ultimo disco. La casa era abbandonata e l’intera band, compresi Fatur “artista del popolo” e Annarella “benemerita soubrette”, ci si trasferì per i tre mesi necessari alla registrazione.

I CCCP si sarebbero sciolti poco dopo, allontanandosi dal punk e annunciando la nascita dei CSI.

Le ultime notizie che riguardano la casa colonica dicono che sia stata messa in vendita.

La copertina di Luigi Ghirri

L’immagine utilizzata per la copertina è del fotografo Luigi Ghirri, così come le altre del disco, e ritrae la cappella della villa, per l’occasione utilizzata come sala mixer.

copertina del disco

In foto si possono vedere le apparecchiature da studio, il groviglio di fili, gli strumenti accatastati davanti alle pareti affrescate e scrostate, dove vennero allora effettuati i mixaggi.

Nelle immagini realizzate per il disco si può trovare quel senso di intimità, tipico della fotografia di Ghirri, di chi sembra vivere qui da sempre, pur essendo questa casa di campagna disabitata.

Le altre foto che si possono vedere nell’album ritraggono Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Giorgio Canali, Antonella “Annarella” Giudici, Danilo Fatur proprio di fronte a Villa Pirondini, e rappresentano i quattro temi in cui è suddiviso il disco: Epica, Etica, Etnica e Pathos.

Il disco, la fine dei CCCP e la nascita dei CSI

La registrazione del disco e il mixaggio vennero effettuati in analogico, come anche sottolineato dalla nota che si trova in copertina “Tutto lo sporco degli anni ’90 con la tecnologia degli anni ’70”.

La villa quindi venne scelta proprio per l’eco naturale degli ambienti, che avrebbero dato all’album un suono più autentico, rispetto a quello di un’asettica sala d’incisione.

Pochi mesi dopo, il 3 Ottobre 1990, la Germania si riuniva politicamente dopo la caduta del muro di Berlino e i CCCP annunciavano lo scioglimento. Con la caduta del muro e tutti i cambiamenti storici e politici che ne conseguirono, il gruppo, storica formazione punk “filo-sovietico”, non aveva più senso di esistere.

Epica, Etica, Etnica, Pathos nacque dall’incontro di Ferretti e Zamboni con Francesco Magnelli, Ringo De Palma e Gianni Maroccolo, rispettivamente tastiere, batteria e basso degli allora Litfiba.

I suoni, meno rudi rispetto ai primi dischi, con l’arrivo delle fisarmoniche, e i testi, virati già verso il mistico, segnavano una svolta nella produzione artistica della formazione. L’album quindi è sì l’ultimo lavoro dei CCCP ma, allo stesso tempo, anche il primo disco di un gruppo nuovo.

Nel 1992 arrivarono poi i CSI – Consorzio Suonatori Indipendenti, finalmente germogliati dal seme piantato durante quei tre mesi trascorsi a Villa Pirondini. Il resto è storia della Musica.

a cura di
Daniela Fabbri

Seguici anche su Instagram!

https://www.instagram.com/p/CFh-rPbgezd/
LEGGI ANCHE – Giorgio Canali – Tutto Molto Bello, Bologna – 16 settembre 2020
LEGGI ANCHE – MEI 2020. Venticinque anni, anno zero
Condividi su

Daniela Fabbri

Sono nata nella ridente Rèmne, Riviera Romagnola, nel 1985. Copywriter. Leggo e scrivo da sempre. Ho divorato enormi quantità di libri, ma non solo: buona forchetta, amo i racconti brevi, i viaggi lunghi, le cartoline, gli ideali e chi ci crede. Nutro un amore, profondo e viscerale, per la musica, in tutte le sue forme. Sono fermamente convinta che ogni momento della vita debba avere una colonna sonora. Potendo scegliere, vorrei che la mia esistenza fosse vissuta lentamente, come un blues, e invece sono sempre di corsa. Mi piacciono gli animali. Cani, gatti, procioni. Tutti.

3 pensieri su “Luigi Ghirri e la storia della copertina dell’ultimo album dei CCCP

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *