Bolle: il disco d’esordio di Altrove

Bolle: il disco d’esordio di Altrove
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Dopo più di un anno intervallato dall’uscita di quattro singoli, un’intensa attività live e tanto lavoro in studio, arriva finalmente l’esordio di Altrove, una delle promesse del panorama pop nazionale. Bolle esce per La Clinica Dischi e contiene otto canzoni. Otto epitaffi di leggerezza e profondità, di suoni curati e tastiere che vi lasceranno a bocca aperta.

E non è un caso che il singolo Naufragare sia andato in rotazione per due mesi su Scuola Indie, la playlist di Spotify che riunisce il meglio delle ultime produzioni. Gelato all’amarena e 500 bianca poi sono stati l’ennesime conferma fino all’uscita dell’album.

Le canzoni dell’album

L’introduzione raffinata con un piano in punta di dita fino a un trascinante ritornello è la sintesi di Intercity. Il pop sapiente di Patatine al cioccolato coadiuvato da basso ben presente insieme a giochi di tastiere. 500 bianca è un viaggio e un ritorno all’innocenza perduta, canzoni, chitarre e falò in riva al mare d’agosto ( a mio avviso il suo capolavoro). La sfera personale accompagnata dal piano, insieme a piccoli dettagli che esaltano la canzone è la ricetta di Bolle. Cenere è accattivante, ancora un sapiente gioco di tastiere così come Naufragare. Si chiude con l’elegante incedere di Gelato all’amarena e la malinconia leggera di Meglio stare altrove.

L’intervista
Sei arrivato al tuo disco d’esordio dopo un grande lavoro di produzione per gli artisti della Clinica Dischi. Uno dei brani del disco “Meglio stare altrove” è del 2018. Perché il tuo disco ha richiesto tanto tempo di gestazione?

Potrei dirti che sono un perfezionista e che fino a quando non sono soddisfatto non faccio uscire nulla. Sicuramente è anche cosi ma la verità è che sono lento, troppo. Metto giù dieci idee e poi me ne piace una, poi però riascolto e cambio idea. Insomma, è stato un parto.

La cosa che stupisce ascoltando il tuo disco è come tu riesca ad adattare strumenti e sonorità a seconda del brano. Ad esempio in “500 bianca” la struttura musicale e alcune tastiere che hai inserito fanno davvero venire in mente i brani pop in voga negli anni 70, senza far perdere il tuo stile personale.Era questo il tuo obiettivo?

Diciamo che la parte musicale mi interessa quanto quella testuale, l’obiettivo era proprio quello di trovare il vestito giusto alle immagini che avevo in mente. Io sono un amante dei 70/80, tastieroni e good vibes sono proprio il mio pane quotidiano.

Credi che il termine “pop raffinato” si addica al tuo stile e alle tue canzoni?

Non lo so, io mi sento un po’ grezzo. Spero che la mia musica sia più raffinata di me.

La domanda è d’obbligo. Si moltiplicano le iniziative per sensibilizzare il governo sulla categoria dei musicisti e addetti allo spettacolo. Tu come hai vissuto questo periodo e che prospettive vedi all’orizzonte?

Penso che ci siano parecchie categorie che non sono state sufficientemente considerate, il settore musica è sicuramente una di quelle. Ci sono troppe cose che vanno in contraddizione con altre, per esempio il blocco alla vendita di cibo e bevande durante i concerti; chiunque sa che senza quella nessun locale o evento potrà mai organizzare qualcosa, ci andrebbe sotto a prescindere.

Ci piace citare, fra i tuoi collaboratori di sempre per la Clinica Dischi, ELLE e APICE. Quanto sono stati determinanti per la produzione del tuo album?

Da zero a dieci sono stati determinanti undici; Oltre al supporto emotivo che un’amicizia ti da, se io sono la macchina loro sono le ruote. Il disco è il frutto del lavoro di una grande squadra e se oggi sono qui a parlarne è soprattutto grazie a loro.

a cura di
Beppe Ardito

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Beppe Ardito

Da sempre la musica è stata la mia "way of life". Cantata, suonata, scritta, elemento vitale per ridare lustro a una vita mediocre. Non solo. Anche il cinema accompagna la mia vita da quando, già da bambino, mi avventuravo nelle sale cinematografiche. Cerco di scrivere, con passione e trasporto, spinto dall'eternità illusione che un mondo di bellezza è possibile.

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