Uscire da questa quarantena con gli stessi occhi con i quali ci siamo entrati significherà aver fallito #parliamone
“Tornerà pure la primavera e sarà più bella delle altre perché saremo liberi.”
La parola “quarantena” ormai è usata tanto quanto un “buongiorno”. Siamo costretti in una situazione di chiusura e all’interno di questo stesso concetto credo si possano distinguere diverse sfumature. Credo possa essere tutto estremamente fraintendibile e allo stesso tempo anche tutto così limpido, chiaro e trasparente.
Sarà grazie alla primavera che c’è fuori e che in qualche modo spazza via la nebbia e il grigio di ogni inverno oppure sarà perché per la prima volta, a tutti noi sembra di avere più tempo. Ne abbiamo tanto, talmente tanto da non sapere come riempirlo e a volte ci ritroviamo a sognare di poter velocizzare tutto con un tasto come quello su Spotify per passare alla canzone successiva.
Magari fosse possibile passare con un solo touch dalla mattina alla sera, saltando tutto il pomeriggio.
Magari si potesse davvero tirar fuori dall’armadio il giacchetto di pelle e poi quello di jeans per “evadere” senza l’uso di nessuna protezione, se non quella solare. Invece stiamo prendendo il sole sui balconi o mentre aspettiamo che scorra in silenzio la fila per entrare nel supermercato con guanti e mascherine e con l’impossibilità di riconoscersi, oltre che quella di conoscersi e per concludere, non possiamo evadere neanche da noi stessi.
Siamo fermi tra le mura di casa con la tuta, i capelli spettinati, costretti a vivere tutto questo immenso tempo a nostra disposizione senza poter saltare le ore e senza poter passare direttamente all’anno prossimo o a quest’estate con la certezza di poter camminare liberamente a piedi nudi sulla sabbia.
Siamo fermi senza poter viaggiare, esplorare, toccare con mano, prendere quel treno o organizzare quel week end o fare quella corsa per smaltire un po’ di stress, per sfogare un po’ di rabbia o semplicemente per andare incontro a qualcuno da abbracciare.
A pensarci bene questo tempo in qualche modo influisce e sta influendo non solo sul rapporto che abbiamo con noi stessi, ma anche sui rapporti che abbiamo costruito con gli amici, con quelli che credevamo fossero solo conoscenti, con la nostra famiglia, con quel ragazzo o quella ragazza che fino a poco tempo fa sembrava potesse rientrare tra le probabili frequentazioni, con il fidanzato o la fidanzata, il convivente o la convivente o addirittura con la moglie o il marito.
Questi giorni di quarantena stanno mettendo e rimettendo tutto in discussione, continuamente…
Cosa ti manca davvero? Ti piace davvero quella persona? Voglio stare davvero con te? Sto vivendo bene la mia solitudine? Vorrò mai condividere il resto della mia vita pensando e muovendomi per “due”? Cosa pensavi potesse mancarti e in realtà tutto sommato ti è rimasto indifferente? E quante cose hanno perso importanza e valore?
Tante quante magari ne hanno acquistato.
Questi giorni di quarantena hanno un potere incredibile e forse non ce ne rendiamo neanche conto.
A volte non vogliamo del tempo, anzi vorremmo ammazzarlo e ci riusciamo benissimo, tanto quanto siamo bravi ad ammazzare i rapporti, quando ci stanno stretti come i pantaloni dopo questa quarantena passata ad esagerare con i carboidrati e gli alcolici.
Siamo abituati a lasciare che il tempo scorra, non importa come e in quale direzione perché spesso ci adeguiamo. Ci adeguiamo e basta.
Se è vero che lì fuori abbiamo lasciato tanto, è anche vero che ci ritroveremo prima o poi e che ognuno di noi, nella propria intimità avrà cambiato tanti piccoli particolari di sé, avrà scoperto dettagli che non sapeva di avere o che non aveva mai avuto modo di osservare così da vicino.
Qualcuno avrà scoperto di avere delle passioni, qualcuno avrà ripreso in mano qualche vecchia ambizione, qualcuno si sarà fatto grandi giri nel proprio passato e qualcuno avrà scoperto di saper fare qualcosa al di là di tutto ciò che ha sempre fatto. Qualcuno invece si starà sicuramente lasciando andare, abbandonando i remi e lasciando che a trasportarlo sia la corrente.
Subire è facile, essere passivi lo è ancor di più e questa condizione sembra perfetta per chi naviga nell’inconsapevolezza perenne, per chi non si ferma mai a fare bilanci, a capire dove e come migliorare, a sentirsi “spronato” da una dote, un motore che magari abbiamo sempre avuto dentro ma che non abbiamo mai avuto il coraggio di accendere per vedere dove ci avrebbe condotto.
Chi uscirà da questa quarantena senza aver appreso nessuna lezione, senza aver meditato su nessuna delle proprie scelte, senza aver fatto una sorta di “giro di boa” e ne uscirà allo stesso modo, con gli stessi vestiti, gli stessi occhi e la stessa testa con la quale ci è entrato, secondo me ha fallito. Ha alimentato un fallimento personale oltre che di riflesso per tutto ciò che lo circonderà.
Non sempre ci vengono servite tutte le risposte su un bel vassoio senza dover fare il minimo sforzo, è così facile confondersi, confondere ciò che sembra con ciò che è e viceversa.
Non si tornerà alla normalità perché significherebbe tornare a quello che eravamo un tempo e quello che eravamo non combacia con quello che siamo oggi e che saremo quando tutto questo sarà finito perché tutto questo finirà, certo che finirà, ma non torneranno i vecchi tempi, niente di quello che abbiamo lasciato indietro tornerà ma è sempre così no? Altrimenti non si chiamerebbe passato, ma presente.
Non sarà una ripartenza, ma una nuova partenza.
Questo tempo forse è necessario soprattutto per capire cosa vogliamo mettere in valigia e quanto di ciò che siamo vogliamo realmente continuare ad essere e cosa invece non vorremmo essere mai più.
Consiglio musicale:
“Torneremo a prenderci le spiagge, gli ombrelloni, le maree…
a fare fuoco sulla sabbia di notte per brillare, per mandare un segnale…”
a cura di
Claudia Venuti
2 pensieri su “Uscire da questa quarantena con gli stessi occhi con i quali ci siamo entrati significherà aver fallito #parliamone”