La triste storia dell’elefantessa e dell’ananas

La triste storia dell’elefantessa e dell’ananas
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Dovevamo essere più buoni e invece non siamo cambiati

Siamo abituati ad avere la home dei nostri social piena di immagini e video che ritraggono gli animali in pose divertenti e buffe. Ogni volta che vediamo foto di questo tipo sul viso ci esce un sorriso involontario. Oggi però le nostre bacheche riportano una notizia di tutt’altro stampo, che non ci strappa un sorriso, ma ci lascia inorriditi e affranti. Un’elefantessa è morta, tra atroci sofferenze, dopo aver mangiato un ananas pieno di petardi.

Un gesto crudele che ha causato immani sofferenze al pachiderma, che è morto con il suo cucciolo in grembo

È stata trovata nel fiume Velliyar, in India con la testa semi sommersa nel tentativo di lenire il dolore lancinante che le esplosioni le hanno causato. Aveva capito che stava per morire e non ha fatto avvicinare nessuno, nell’ultimo disperato tentativo di proteggere il suo piccolo.

L’animale non aveva colpe, se non quella di essersi fidata dell’uomo. Qualcuno le ha offerto il frutto che non era un dono gradito, bensì una condanna a morte. Alcune voci dicono che l’ananas non le sia stato offerto, che dovesse essere un’arma contro i cinghiali: ad ogni modo era stato preparato con lo scopo di uccidere.

Humanitas, è una parola latina, un valore etico che contraddistingueva gli uomini dai barbari. L’humanitas non è un tratto universale bensì una virtù che appartiene a tutti i coloro che sono degni del nome di uomo.

Ma chi può considerare uomo qualcuno che compie una barbarie simile? Quale peccato poteva aver commesso quell’animale?

Non ha fatto del male a un singolo essere umano anche quando correva in preda ad un dolore lancinante nelle strade del villaggio. Non ha distrutto una sola casa”. Sono queste le parole di Mohan Krishnan, il capo delle guardie forestali del distretto di Palakkan, che ha diffuso la foto dell’elefantessa nel fiume.

C’erano grandi speranze per il mondo post lockdown, speranze che sono venute a crollare nel giro di due settimane.

Una manciata di giorni che ci hanno insegnato che l’uomo non è diventato più buono, che ci hanno sbattuto in faccia una verità che, nel fondo dei nostri cuori abbiamo sempre saputo: l’uomo non cambierà mai.

Guerre, pestilenze, pandemie e secoli di storia ci hanno insegnato una sola verità, che tutti vogliono dimostrare di essere più forti, più potenti e avere il comando a discapito dei più deboli. A volte la realtà fa più paura di un film horror perché ci mette davanti a scene e immagini che non siamo pronti a vedere. La vita, purtroppo, non è un film della Disney.

Dumbo non potrà mai volare nel cielo, né riabbracciare la sua mamma. Questo elefantino non hai mai visto la luce del sole e la colpa è solo degli uomini.

a cura di
Laura Losi

illustrazione di
Claudio Castellana

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Laura Losi

Laura Losi è una piacentina classe 1989. Si è laureata in Giornalismo e Cultura Editoriale presso l’Università degli Studi di Parma con una tesi sulla Comunicazione Politica di Obama. Avrebbe potuto essere un medico, un avvocato e vivere una vita nel lusso più sfrenato, ma ha preferito seguire il suo animo bohemien che l’ha spinta a diventare un’artista. Ama la musica rock (anche se ascolta Gabbani), le cose da nerd (ha una cotta per Indiana Jones), e tutto ciò che riguarda il fantasy (ha un’ossessione per Dragon Trainer). Nel 2015 ha pubblicato il suo primo romanzo “Tra le Rose” e a breve vedrà la luce anche la sua seconda fatica, il cui titolo rimane ancora avvolto nel mistero (solo perché in realtà lei non lo ha ancora deciso).

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