“Gli agnelli possono pascolare in pace” – la recensione in anteprima della pellicola di Beppe Cino sul bisogno di comunione tra i popoli

“Gli agnelli possono pascolare in pace” – la recensione in anteprima della pellicola di Beppe Cino sul bisogno di comunione tra i popoli
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“Gli agnelli possono pascolare in pace” è il nuovo film scritto e diretto da Beppe Cino, presentato in concorso al Bif&st- Bari International Film Festival 2024 e distribuito da Draka Cinema.

Alfonsina Milletarì (Maria Grazia Cucinotta) è una bidella in pensione che vive in un piccolo paese rurale della periferia pugliese. Una notte la Madonna, icona sacra del paese, le appare in sogno chiedendole aiuto perché seppellita sotto un albero di carrube.

Il sogno spinge la donna a recarsi in chiesa, dove viene ricevuta dal parroco e rettore, che la invita a seguire fedelmente le istruzioni ricevute: la pianta in questione si trova nel terreno del fratello di lei, Saverio (Massimo Venturiello), con il quale dovrà fare pace dopo una diatriba familiare prima di coinvolgerlo nella questione.

Il vero problema emerge una volta scoperto che il carrubo è proprio a ridosso del confine con il terreno adiacente di competenza dei Malavasi, con i quali i due fratelli non hanno buoni rapporti da tempo.
Grazie all’intervento del parroco, tuttavia, gli scavi vengono predisposti, ma non danno esito positivo. Sarà l’amore a risolvere tutto e a spingere Ganu Malavasi, innamorato follemente di Aziza – ragazza marocchina figlia di un lavoratore di Saverio – a radere al suolo la barriera tra i due terreni (e non solo) e a scavare nel punto giusto: esattamente al centro.

Ma non è finita qui.
La scoperta porterà alla luce un oscuro segreto che toccherà le due famiglie da vicino.

“Gli agnelli possono pascolare in pace”

Il film ha i toni di una commedia leggera, ma solo in apparenza, poiché sceglie la semplicità di una donna del Sud che presenta la vecchia abitudine di anteporre l’orgoglio alla vita vera e alle persone che ne fanno parte.

Alfonsina venera il ricordo dei genitori, si proclama buona cristiana (senza frequentare la Chiesa) ed è fedele alla posizione di non avere più rapporti con il fratello Saverio, che si è appropriato – a suo dire – della sua fetta di eredità in misura di una parte di terreno nelle campagne da lei mai frequentate.

Una vita vissuta seguendo un testardo schema prestabilito, dove non sembra esserci spazio per la vita vera. Quella che viene scossa improvvisamente dall’apparizione in sogno della Madonna, venuta per chiederle aiuto. Trovandosi sepolta sotto un albero di carrube, nel terreno di Saverio.

Ma questa non è l’unica richiesta, o meglio esiste una conditio sine qua non per iniziare questa missione: riappacificarsi con il fratello.

Ne Gli agnelli possono pascolare in pace, l’apparizione mariana non sconvolge la protagonista come ci aspetteremmo dovrebbe essere quando ci troviamo di fronte ad un qualcosa che non appartiene alla nostra quotidianità.
Al contrario Alfonsina approccia la missione con tenerezza, senza porsi domande, dando per scontato che sia la cosa più normale al mondo. L’unica cosa che destabilizza leggermente la sua personalità tradizionale è che la Madonna abbia un accento straniero.

Uguaglianza

Il film diventa un acuto pretesto per parlare di una storia fin troppo antica ed ancora attuale, ossia quella della lotta violenta per la supremazia del confine.

Tutti i personaggi della storia hanno un rapporto diverso con gli stranieri: nei confronti del diverso, Alfonsina ha un comportamento quasi di infantile purezza per qualcosa che non si conosce e quindi non si comprende.

Saverio vive invece in comunione con i lavoratori che si occupano del suo terreno e, valutandone la laboriosità e l’impegno, per lui non esiste, dunque, nemmeno un’ombra di diversità. Diversamente dai Malavasi, uomini di paese cresciuti in un ambiente privo di educazione che – come bambini spaventati – trattano il diverso come un pericolo.

L’ignoranza di questi ultimi si palesa in particolar modo quando, trovandosi protagonisti di una faida con i lavoratori marocchini di Saverio, li attaccano con le consuete frasi fatte: “tornatevene al vostro paese” e “venite in Italia per rubare il lavoro a noi”. In un attimo disintegrate nel loro significato, una volta intavolato un vero dialogo incentrato sull’umanità.

Il tema controverso dell’uguaglianza è quindi il vero protagonista di questa storia, simbolicamente rappresentato dalla barriera che traccia il confine tra una famiglia e l’altra; ed affrontato da Beppe Cino con una naturalezza disarmante.

“Il cinema ha una grande valenza pedagogica, poiché rappresenta le cose come stanno. Non ti dice cosa fare, sei tu che lo comprendi.”

Beppe Cino

Il regista

La cosa che più colpisce è la scelta predominante di quest’ultimo di far parlare le immagini. C’è, infatti, un forte simbolismo nella storia. Non solo per omaggiare la sacra Protagonista, ma per lasciare spazio all’interpretazione istruttiva, alle cose che meritano attenzione e cura per essere viste e quindi capite, al solo scopo di far diventare gli esseri umani la migliore versione di loro stessi.

Gli agnelli possono pascolare in pace vuole portare in grembo il sacro ed il profano, per focalizzarsi sul messaggio di solidarietà ed unione che è, sì, proclamato a gran voce dalla religione, ma risiede necessariamente alla base di tutti i rapporti.

“La donna straniera con il velo nero a coprirle il volto, può essere l’immagine della Madonna o di una donna in lutto; la donna che pronuncia la frase “io sono tutte le cose’ può essere la Madonna o il simbolo della donna quale generatrice.”

Beppe Cino

Noi siamo, effettivamente, un piccolo tutto.

Anche il tema del tempo è molto interessante, inserito attraverso l’immagine delle sveglie del parroco, che segnano tutte “l’ora sbagliata”.
Quello che il suo personaggio vuole spiegarci è che non si tratta del tempo che passa, quanto di noi che lo attraversiamo: noi esseri umani non possiamo fermarci, il tempo si. Ed ecco spiegato l’escamotage delle sveglie impostante sugli orari importanti da ricordare.

Il perdono

La religiosità si fa di nuovo portavoce di un tema fondamentale: quello del perdono, che necessita l’annientamento dell’orgoglio e degli antichi rancori, sia tra membri della stessa famiglia, sia tra famiglie diverse, seppur portatrici dei più oscuri segreti.
Una volta trovata la statua della Madonna, per Alfonsina e Saverio diventa tangibile e quasi necessaria la possibilità di riconciliazione e di confronto con questi ultimi, che vengono pian piano svelati.

Proprio in chiesa, davanti alla statua restaurata, sarà presa la decisione più difficile: perdonare e vivere, o lasciarsi consumare dal rancore e quindi perire?

“Se fossimo tutti uniti non ci sarebbero più abusi di potere di nessun genere. Si tende a stratificare così le persone che trovano effettive difficoltà nel restare unite e – anzi -, così facendo, vengono messe l’una contro l’altra. Spero che i giovani possano cambiare tutto questo.”

Chiude l’evento Maria Grazia Cucinotta, invitandoci a partecipare alla presentazione del film d’autore – in uscita l’11 Aprile al cinema – con serietà.
Nella visione di un’opera che è una vera e propria celebrazione di unione e solidarietà. La quale, per ora, – purtroppo – sembra rappresentare solo un’utopia nel mondo reale.

a cura di
Michela Besacchi

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Michela Besacchi

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