“Il mio Amico Robot” – la recensione in anteprima

“Il mio Amico Robot” – la recensione in anteprima
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Tra le pellicole candidate agli Oscar 2024, nella categoria del “miglior film d’animazione”, emerge “Il mio amico Robot”, un’opera che va ben oltre l’etichetta di cartone animato. Una storia coinvolgente, plasmata da Pablo Berger e condita da una forte e matura morale, vi aspetta da oggi 4 aprile al cinema!

In competizione agli Oscar con altri titoli potentissimi quali “Il ragazzo e l’airone” di Hayao Miyazaki e “Spider-man: Across the Spider-verse”, la statuetta come “miglior film d’azione 2024” era di certo un traguardo irraggiungibile per un titolo esterno.

Ma un film che ha saputo conquistarci ugualmente, dimostrando di essere più di una semplice aggiunta alla lista, c’è stato: Il mio amico Robot si è fatto strada grazie ad una potenza narrativa e visiva, che lo hanno reso degno di comparire accanto ai grandi contendenti americani e giapponesi.

In questo articolo esploreremo come questa pellicola sia riuscita a distinguersi e a catturare l’attenzione della giuria dell’Academy e del pubblico di tutto il mondo.

L’intreccio della storia

Il film inizia presentandoci DOG, un cane solitario che risiede nel cuore di Manhattan. Un giorno, incuriosito da un annuncio pubblicitario, egli decide di acquisire e assemblare un compagno robotico, ROBOT, sperando di trovare in esso un amico.

Con il passare del tempo la loro relazione cresce, trasformandosi in un legame indissolubile mentre esplorano insieme la vibrante New York degli anni ’80. Tuttavia, in una notte estiva, DOG è costretto ad abbandonare con grande tristezza il suo fedele amico sulla spiaggia, dopo che un tuffo nel mare lo ha reso arrugginito.

Da quel momento, la trama si sviluppa conducendo lo spettatore lungo le strade divergenti intraprese dai due, mostrandoci le vite che conducono separatamente e le sfide che affrontano, fino ad un finale sorprendente e toccante.

La New York degli anni ’80 raffigurata da Berger
Il silenzio vince

Il tema principale nell’analisi della pellicola è la completa assenza di dialoghi. Ciò, tuttavia, non si rivela un handicap, bensì una scelta coraggiosa vincente che apre ampi spazi al sound design e alle musiche, che diventano elementi narrativi essenziali.

La rappresentazione visiva dei personaggi è così ricca e dettagliata che trascina gli spettatori all’interno della storia. Da una parte, troviamo una resa perfetta di New York e dei suoi cittadini: animali antropomorfi come “macchiette” che, nonostante l’assenza di dialoghi, sono caratterizzati perfettamente.

Dall’altra, l’abilità nel comunicare emozioni ed intenzioni attraverso espressioni facciali, gesti e i movimenti dei protagonisti è straordinaria. Questo audace approccio riesce a mantenere incollati noi spettatori allo schermo per l’intera durata del film, dimostrando che la forza visiva e narrativa può superare qualsiasi barriera linguistica.

Il vero volto de “Il mio Amico Robot”

In apparenza, il film sembra essere rivolto principalmente ai bambini. Ciò fin dai primi minuti, a causa della saturazione dell’immagine, dalla trivialità dei primi rapporti fra gli amici, ma soprattutto dal titolo (grande pecca del film, poiché l’originale Robot Dreams, oltre ad essere più intrigante, è una speciale dedica ad Asimov).

Tuttavia, una volta giunti alla sequenza finale, ci si ritrova catapultati in una dimensione completamente diversa, portati a riconsiderare tutto ciò che è stato mostrato sotto una luce più matura e concreta.

Lungo tutto il corso della pellicola (com’è giusto che sia), lo spettatore è portato ad interrogarsi rispetto ad un “Finirà bene?” o al “Finirà male?” di un epilogo per nulla scontato. Ma ciò è completamente dimenticato una volta giunti alla conclusione, che riserva un’inattesa e profondamente toccante sorpresa. Un finale che si guarda tutto d’un fiato, quasi senza respirare, catturati dalla dimensione magica del Cinema, che va dritta al cuore.

Inoltre, va sottolineato il ruolo dell’onirico, davvero spiazzante. Oltre al meticoloso assaggio di metacinema, che aggiunge una prospettiva unica all’opera. Questi elementi contribuiscono ad elevare maggiormente la pellicola, offrendoci ulteriori strati di complessità e profondità.

In sintesi, sotto un velo d’innocenza e divertimento, Berger è riuscito a celare un autentico capolavoro di analisi psicologica, esplorando tematiche come l’individuo, le relazioni interpersonali ed il rapporto con il mondo circostante. Ciò ribadisce ancora una volta il potere unico ed intrinseco del cinema d’animazione, capace di intrattenere e – al contempo – far riflettere lo spettatore su questioni universali, con una profondità sorprendente.

DOG e ROBOT ballano insieme a Central Park
Una crociata per l’animazione

Chiudiamo con una generalizzazione sul mondo dell’animazione, che ha compiuto un viaggio straordinario negli ultimi anni, riuscendo finalmente ad ottenere il riconoscimento e il consenso di una vasta gamma di spettatori, compresi gli adulti.

Opere di grande spessore – come quelle prodotte dallo Studio Ghibli, insieme alle imponenti produzioni americane e a film innovativi, come quello qui presentato – hanno dimostrato che l’animazione non è solo un genere per bambini, ma un medium capace di toccare tematiche complesse e a coinvolgere un pubblico di tutte le età.

Diventa, dunque, fondamentale un’educazione al cinema d’animazione, soprattutto per abbattere l’etichetta riduttiva di “cartone animato = film per bambini”, che si è imposta negli ultimi anni a causa delle scelte dei distributori.

Le immagini in movimento possono trasmettere messaggi potenti e significativi in modo straordinario, spesso superando le limitazioni della presa diretta in telecamera.
L’animazione è Cinema, tanto quanto il resto.

In particolare, la sua capacità di esplorare mondi paralleli al nostro, esprimendo emozioni profonde e affrontando tematiche complesse, la rende un’esperienza cinematografica davvero universale e collettivamente apprezzabile.

Bando alle ciance, il grande schermo vi aspetta, con una grandissima opera da non sottovalutare.
Da oggi, 4 aprile, Il mio Amico Robot è al cinema!

a cura di
Francesco Pasquinelli

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