Il Grunge: tra passato e presente
Nel cuore di una Seattle d’altri tempi, stava iniziando a diffondersi, a cavallo tra gli anni ‘80 e gli anni ‘90, un trend particolarmente “sporco”. Nel 1991, la band dei Nirvana scalava le classifiche musicali con il loro secondo album, Nevermind e, insieme a questa perla, furono i promotori di un nuovo stile inconfondibile. Il grunge. Un modo di vestire alternativo, trasandato, anticonvenzionale e con un importante, ma profondo, pensiero da esprimere.
Una riflessione giovanile
La “presentazione” di questa tendenza al mondo intero, venne ampiamente consacrata attraverso “Grunge & Glory” del 1992, un servizio di moda editoriale curato da Grace Coddington, direttrice creativa del mensile Vogue, e dal fotografo Steven Meisel. Il grunge era nato come genere musicale e, con lui, la sua divisa di rappresentanza. I giovani che vestivano grungy volevano trasmettere, con l’abbigliamento, gli stessi valori che i loro cantanti preferiti professavano attraverso le canzoni. Il grunge si ribellava all’opulenza e al lusso dell’alta moda.
Una delle sue qualità era data dal fatto che, a differenza dello stile punk, che voleva incessantemente fare dei vestiti una provocazione, appellandosi a messaggi, anche politici; il grunge non aveva bisogno di manifestare alcun bisogno. Si limitava a voler spingere i giovani a riflettere su sé stessi, sulla propria persona e sul proprio essere membri di una società. La solitudine, l’emarginazione, l’isolamento, l’illusione di un mondo che avrebbe potuto cambiare il modo di vivere della loro generazione, erano i principi alla base del nuovo credo.
La nuova identità del guardaroba grunge
Anna Sui, Marc Jacobs e, a seguire, anche Calvin Klein e Perry Ellis furono i primi designer che contribuirono a riadattare questa particolare tendenza a un pubblico più umile, reinterpretandola per un prêt-à-porter in perfetto stile grunge. Le collezioni proponevano un guardaroba caratterizzato da capi improbabili, tipici della strada, caratterizzati da abbinamenti distorti e poco convenzionali per rendere, chi li indossava, perfettamente a suo agio con poche e semplici soluzioni di stile.
Facevano del loro essere trasandati, la loro identità. I look must per antonomasia prevedevano l’eliminazione della silhouette del corpo per enfatizzare ancora meglio la discordanza delle texture, come l’unione delle righe con i quadretti, e dei colori. Scuri e opachi come lo stile comandava.
Camicie in flanella, maglioni sciatti oversize, jeans consumati, anfibi o stivaletti stringati di seconda mano. Ma ancora, abitini attillati, t-shirt grafiche a motivi floreali o col nome della band del cuore stampata sopra.
L’influenza punk, tuttavia, imperterrita, si riversava sull’uso di accessori comuni come catene, spille da balia e cuffie di lana appoggiate disordinatamente sulla testa. Completavano i look, bag di pelle dalle medie dimensioni. Un accompagnamento trendy da portare sulla spalla, nelle quali custodire gelosamente il proprio io interiore.
L’editoriale: l’influenza del grunge nel 2022
La nostra fashion stylist & art director, Linda Barbiero ha voluto fornirci qualche spiegazione in più relativa al grunge e alla sua contemporaneità:
“La retro mania per le subculture giovanili caratterizza tutta la moda del nuovo millennio, ripresentandosi
ritmicamente con nuove sfumature e match estetici. Non è infatti strano riconoscere, anche nelle
sfilate 2022 e del vicino 2023, un grunge diverso, contaminato rispetto agli anni ’90 o al 2010.
La moda e la sua percezione non escono incolumi dal periodo storico agghiacciante che
stiamo vivendo: la pandemia mondiale, la guerra in Ucraina, la crisi climatica ed economica non hanno
fatto altro che creare nei giovani tanto un grande disagio quanto un forte bisogno di escapismo.
Questo spiega perché il grunge datato 2022 è contaminato da un lato da estetiche utopiche, ovvero
incantate e fiabesche come il fairycore, il witchcore e il mermaidcore, e dall’altro da estetiche
distopiche come il post-apocalyptic style.”
Riguardo al fantastico servizio editoriale che potete ammirare nelle foto di accompagnamento, ha tenuto a precisare che:
“Nell’editoriale moda che ho realizzato assieme al mio team di lavoro composto dal fotografo Antonio
Bellan, dalla make-up artist Beatrice Pavan e dalla modella Letizia Federici dall’agenzia Iso Model
Management, è proprio questa nuova declinazione di grunge ad essere la protagonista.
Volevo raccontare una creatura che non è fata, strega o sirena, bensì un mix contemporaneo di queste
donne, che vestono knitwear-grunge in una grotta incantata. La maglieria si trova infatti in un periodo
di meravigliosa riscoperta, le lavorazioni in lana e all’uncinetto continuano ad essere il focus di molti
fashion show, ridando valore all’abilità manuale ed artigianale nel settore dei filati.”
Il passato undergorund nel presente
Il grunge è una corrente di stile in perfetta metamorfosi. Gli anni ’90 sembrano stargli troppo stretti e per questo motivo, lo abbiamo visto saltare prepotentemente i decenni per tornare in auge anche nel 21° secolo. Alcuni degli stilisti della Milano Fashion Week di quest’anno, hanno deciso di contaminare i loro look con decise note del passato.
Impavida e tagliente è apparsa la sfilata di Alessandro Dell’Acqua per N° 21, nel quale il grunge ha assunto le sembianze di un’estetica volutamente anti-glamour. Meno appariscente ma di forte impatto, è la seducente rivisitazione grunge che ha fatto Blumarine per la sua collezione ready-to-wear Spring 2023. Vogliamo parlare, invece, delle dee della notte, che si stagliano nella penombra in perfetto stile Versace? Insomma, non solo sulle passerelle più iconiche del 2022/23, ma il grunge si annida anche nei nostri armadi. Apriamo le ante e lasciamolo fluire dove solo lui sa stare. Lungo la strada.
Foto di Antonio Bellan;
Styling & Art Direction di Linda Barbiero;
Make-Up e Hairstyling di Beatrice Pavan;
Modella Letizia Federici di Iso Model Management
a cura di
Michele Rigo
in collaborazione con
Linda Barbiero
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