Nope: recensione del nuovo fanta-horror di Jordan Peele

Nope: recensione del nuovo fanta-horror di Jordan Peele
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Jordan Peele è uno dei maestri indiscussi dell’horror moderno e con Nope è giunto al suo terzo film. Le aspettative dopo Get Out e Us erano molto alte, dato il grande successo di queste opere, osannate da pubblico e critica in tutto il mondo. Sarà riuscito a centrare il bersaglio? Scopriamolo nella recensione del film!

Nope è un film che vive di sottotesti, messaggi nascosti e non ultima, una regia spettacolare che coinvolge lo spettatore facendolo immergere in una storia che appartiene più al genere cinematografico fantasy che all’horror in senso stretto.

Ci troviamo nel tempo attuale, in un ranch e allevamento di cavalli nel cuore dell’America rurale, probabilmente nelle vicinanze di Hollywood. L’ambientazione è fondamentale per valorizzare la fotografia, concentrata su piani lunghi e inquadrature maestose dal sapore quasi naturalistico. Peele si conferma un regista di talento e sul piano tecnico il film non delude mai.

La storia, che narra di una presenza extraterrestre e del suo tentativo di “cattura” (sebbene solo sul piano dell’immagine), è piena di ambiguità e inquietudini che vertono sul registro orrorifico, anche se non è su questo che Peele si concentra. L’horror infatti si mescola più o meno armoniosamente con il fantasy, e qualche volta punta più sull’avventura in senso stretto.

La commistione di generi rende quindi il film un po’ troppo denso di riferimenti. Se aggiungiamo qualche problema di ritmo, soprattutto nella prima metà della pellicola, ci chiediamo se in fondo l’operazione di Peele sia riuscita.

Una scena del film
Nope: il terzo film di Peele ha soddisfatto le aspettative?

Il risultato, secondo chi scrive, è un film riuscito a metà: chi si aspettava le atmosfere più strettamente horror dei primi film, forse rimarrà deluso da Nope. Sembra quasi che il film sia stato pensato per raggiungere una fetta di pubblico più commerciale, un operazione che a molti potrà non piacere.

Ma i fan di Tremors o di altri film di questo filone rimarranno entusiasti della pellicola, che si inserisce perfettamente nella tradizione del film fanta-horror degli anni passati. Ma a questo punto ci chiediamo, dov’è l’impronta dell’autore? Qual’è il valore aggiunto di Peele?

Sicuramente molti infatti si sono chiesti il significato di alcune scene e aggiunte, come per esempio quella dello scimpanzé che ricorre spesso nel corso della storia.

Il discorso di Peele infatti verte sulla natura della violenza insita nella natura umana; del rapporto tra cacciatore e preda e su come questi aspetti possano coesistere e invertirsi (l’ufo, che viene cacciato, a sua volta caccia l’uomo, e lo scimpanzé può essere visto come una rappresentazione della violenza umana, della sua primitività).

Il problema è che questi temi vengono affrontati in maniera discontinua e si ha la sensazione in questo caso di non aver centrato il segno. Il messaggio c’è, ma è eccessivamente criptato e rimane sotterraneo nel racconto.

Forse qualcuno più in sintonia con la poetica di Peele avrà avuto modo di cogliere i significati del film con più immediatezza. Ma non è questo il caso di chi scrive. La sensazione guardando Nope è di avere davanti un film parzialmente riuscito, con delle ottime suggestioni visive e registiche, ma che manca di coesione. In definitiva, un’occasione mancata.

a cura di
Marco Manto

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Marco Manto

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