Tinder, la dating app più chiacchierata

Tinder, la dating app più chiacchierata
Condividi su

C’è a chi non piace e chi lo utilizza spesso e volentieri: tutti i riscontri e le considerazioni dei nostri intervistati sull’applicazione Tinder

Introduzione

Chi non conosce Tinder? Crediamo tutti ne abbiano sentito parlare almeno una volta nella vita, ma per chi non lo sapesse è un’applicazione d’incontri molto utilizzata nell’ultimo periodo. Essendo un fenomeno contemporaneo e avendo noi stessi potuto sperimentare e fare esperienze attraverso l’app, ci siamo interrogati su come le persone si approcciassero alla stessa, cosa ne pensassero, se avessero qualche esperienza particolare da raccontare ma innanzitutto se la utilizzassero.

Modalità d’intervista

Ci siamo mossi su due fronti: da un lato la ricerca di testimonianze dal vivo, attraverso una serie di interviste-campione fatte in giro per Bologna (precisamente nel tratto che va da Via Indipendenza a Piazza Scaravilli, passando per Piazza Maggiore e Via Zamboni). È stata un’esperienza formativa, un’occasione di confronto nella quale noi stessi ci siamo messi in discussione facendo qualcosa di nuovo e allo stesso tempo interessante.

Dall’altro lato, appartenendo alla Generazione Z, abbiamo cercato riscontri via internet, in particolare su Instagram. Attraverso stories e sondaggi abbiamo posto ai nostri followers delle domande specifiche che qui sotto elencheremo.

Crediamo sia giusto dividere queste due tipologie di interviste in altrettanti blocchi, siccome pensiamo che le risposte siano state in un certo senso condizionate dalle modalità di domanda effettuata: in brevi termini le risposte a “caldo” sono oggettivamente più spoglie, risentono di più del peso forse della timidezza piuttosto che dell’essere presi alla sprovvista. Riteniamo che da contro, le risposte ottenute online siano molto più complete e riflettute.

Facciamo un passo indietro. Dopo vari ripensamenti siamo arrivati alla composizione di sei domande che abbiamo proposto ai nostri intervistati:

I quesiti
  • Utilizzi Tinder e perché?!
  • Tinder ha cambiato il tuo approccio al sesso e/o alle relazioni interpersonali?
  • Se la riposta precedente è positiva, come?
  • Hai un approccio specifico su Tinder?
  • Se sì, cosa cerchi con quell’approccio?
  • Esperienze particolari iniziate con un match?!
Interviste online

Per quanto riguarda la parte iniziale della prima domanda da noi posta su Instagram (“Usi Tinder?”) abbiamo ottenuto il riscontro di novantanove persone: l’esito alla stessa è stato positivo nel 49% dei casi e negativo per il 51%.

Nella seconda parte della prima domanda (“Perché?”), analizzando le risposte abbiamo riscontrato che le motivazioni principali che spingono all’utilizzo dell’app sono: fare nuove conoscenze, molto in generale e approfonditamente creare, perché no, amicizie o legami specifici; avere rapporti sessuali occasionali; passarci del tempo per noia; sentirsi più liberi nei rapporti con gli altri, potendo magari esprimere ciò che dal vivo, almeno inizialmente, si fa fatica ad esternare. Di contro, chi non ha avuto esperienze con l’app dichiara di non averlo fatto principalmente perché impegnato/a sentimentalmente, perché ritiene l’app superficiale e poco affidabile e, in stretta misura, per mancanza di tempo.

A questo punto le nostre domande sono proseguite esclusivamente per chi utilizza l’app: alla seconda ( “Tinder ha cambiato il tuo approccio al sesso e/o alle relazioni interpersonali?” ) il 12,5 %  degli intervistati ha risposto in maniera positiva. E per quanto concerne la terza domanda (“Se sì, come?”) i riscontri, che elencheremo di seguito, sono stati i seguenti:

“il mio approccio su Tinder era volto semplicemente a farmi apprezzare, dovevo fare di tutto per piacere.”

Oppure:

“Grazie a Tinder sono riuscita a separare sesso e amore”

E ancora:

“Mi sono dovuta adattare ad un modo di fare non propriamente mio.”

Siamo andati più a fondo a quest’ultima risposta. L’intervistato dichiara che da un lato l’applicazione gli ha permesso di fare esperienze, aiutandolo altresì a sbloccarsi e a prendere le cose più alla leggera normalizzando questo tipo di frequentazioni. D’altro canto ammette che queste esperienze occasionali non siano il suo fine ultimo, continuando a preferire un approccio classico di due persone che si incontrano ad un bar piuttosto che grazie ad un “match”. Definisce questa nuova esperienza come un mutamento, ma certamente non definitivo.

Tinder come promotore di cambiamento

Volendoci dilungare ad una considerazione più generale, potremmo asserire nuovi riscontri su come Tinder abbia cambiato il modo di rapportarsi in particolare con riferimento ai rapporti sessuali.

Rispetto alle testimonianze sopra citate la finale considerazione alla quale arriviamo per quanto concerne coloro che percepiscono una divergenza tra app e vita reale è la seguente: l’app di incontri ha cambiato notevolmente l’idea del sesso e questo può avere una duplice sfaccettatura: da un lato positiva, in quanto Tinder ha reso lo stesso più accessibile a tutti, accorciando le tempistiche delle conoscenze; dall’altro tuttavia rendere il sesso così, come potremmo dire, alla portata di tutti, ha finito col privarlo di un fondamento del piacere che risiede nell’attesa stessa.

Dunque per certi versi Tinder ha contribuito al processo di separazione del concetto di sesso da quello di amore romantico.

Tinder sembra configurarsi quindi come uno strumento multi-funzione a tutti gli effetti il cui risultato che restituisce dipende da chi lo utilizza: in questo senso abbiamo potuto riscontrare che chi ha una concezione più “elastica” dei rapporti personali (e ciò non può andar bene a chiunque) abbia una miglior esperienza sulla piattaforma, mentre chi ne ha una più “rigida” riscontra varie problematicità.

Partenze e sviluppi conversazionali sulle chat

Rispetto alla nostra quarta domanda (“Hai un approccio specifico su Tinder?”) a rispondere in maniera positiva e viceversa sono state rispettivamente 6 e 18 persone sui 24 utilizzatori dell’app.

Al “Se si, cosa cerchi con quell’approccio?” (quinta e penultima domanda) le risposte vertono prevalentemente sul trovare qualcuno di mentalmente compatibile, sul capire subito chi si ha davanti e ovviamente sul riuscire ad ottenere qualche veloce e prematuro rapporto sessuale occasionale.

Giungiamo all’ultimo quesito: “Esperienze particolari iniziate con un match”; qui abbiamo in prevalenza chi ha trovato grandi amici, chi ha fatto qualche esperienza non desiderata e chi ha potuto sperimentare notti di passione che si sono esaurite con il sorgere del sole.

Ma la dichiarazione che ci ha fatto sognare è stata la seguente: una ragazza ci ha raccontato di come aveva fatto una conoscenza sull’app con il semplice fine del divertimento occasionale per pochi giorni, dopo dei quali sarebbe dovuta partire. Il giovane in questione l’ha raggiunta all’estero e hanno passato insieme un periodo di tempo viaggiando e visitando nuovi luoghi. Qui sotto la citazione cruda ma sincera che ci ha fatto emozionare:

 “Tinder dovrebbe essere solo per scopare e questo invece mi ha rincorsa in Portogallo.”

Interviste “a caldo”; in presenza

Delle persone intervistate a caldo, per le strade di Bologna, otto hanno risposto positivamente alla prima domanda (“Usi Tinder?”), permettendoci di procedere con la nostra indagine e raccogliere maggiori informazioni sul perché le persone decidano di rivolgersi ad un’app di incontri e sul come questa condizioni il loro modo di relazionarsi.

Doppia funzionalità dell’app

Dalle risposte sembra emergere una doppia funzionalità dello strumento: la prima, quella manifesta, consiste nel permettere alle persone di incontrarsi e avere rapporti sessuali, come qualunque applicazione di dating, ma anche come i loro predecessori televisivi, i cosiddetti dating show. La seconda funzione, invece, è solita passare in sordina in quanto non corrisponde allo scopo dichiarato dell’applicazione, quanto più ad un’utilità latente, diffusa e convenzionale in cui molti si riconoscono (anche se non sempre apertamente) e di cui successivamente parleremo. 

Stesse domande poste in un luogo diverso: cosa cambierà dalle risposte precedenti?

Tornando ancora una volta alle esperienze con cui siamo venuti a contatto durante l’inchiesta, quello che viene fuori è che sei persone sulle otto intervistate hanno utilizzato l’app – almeno una volta – con l’obiettivo o nella speranza di fare nuove conoscenze e/o trovare amicizie. Tale esito potrà sembrare scontato, ma non è banale. Infatti in una società di reti globali in espansione, l’individuo atomizzato si sente solo, come se la dimensione sociale locale non fosse più sufficiente a soddisfare la sua fame di vita, socialità e relazioni.

In questa cornice, l’utilizzo atipico e informale di uno strumento diventa un collante, un elemento che, se condiviso (quindi se viene usato simultaneamente da più persone), permette di costruire nuovi legami. Nonostante abitiamo contesti urbani estremamente dinamici e differenziati, in particolar modo più ricchi ed eterogenei rispetto al passato, avvertiamo comunque la necessità di ricorrere a un’opera digitale, un mezzo, un device esterno al soggetto per poter esprimere quella stessa soggettività, detta anche interiorità, che nel flusso di stimoli e doveri quotidiano finisce col perdersi o essere schiacciata.

Un intervistato ha aggiunto persino di essere stato attratto dall’idea di incontrare persone in maniera facile senza il peso della timidezza o delle tempistiche, segnalando cioè una differenza sostanziale e non poco importante tra l’interazione online e quella offline.

Dunque, per sentirci ancora umani – non atomi, non macchine – abbiamo bisogno di essere connessi. Ma in che modo? Arriviamo così alla terza e alla quarta domanda: “Tinder ha cambiato il tuo approccio al sesso e/o alle relazioni interpersonali?”; “Se è cambiato, in che modo?”

Ammettere inevitabilmente il cambiamento

Nonostante i segnali finora ricevuti circa la differenza tra lo pseudo-social e le interazioni onlife, tutte le persone intervistate “face to face” hanno risposto negativamente al terzo quesito mostrando da un lato indifferenza verso il tipo di strumento utilizzato per interagire, dall’altro quasi un timore verso i cambiamenti potenzialmente indotti dall’uso della dating app.

In questo senso, la necessità di tutelare la coerenza con se stessi o la propria integrità è sembrata prevalere sulla consapevolezza del proprio agire e delle sue motivazioni. Difatti, alla domanda successiva, “Hai un approccio specifico su Tinder?”, 5 persone hanno in parte ritrattato la considerazione del proprio atteggiamento, affermando di aver imparato o sviluppato modi specifici di interagire su Tinder.

Mentire sul proprio essere al fine di piacere

Nello specifico, la modalità “a vetrina” dell’applicazione produce una maggiore enfasi sulle aspettative: qualcuno la affronta cercando di essere se stesso il più possibile; qualcun altro, invece, cerca di ridurre i margini di incertezza comportandosi in maniera standardizzata, a partire dai messaggi in chat (“Faccio domande fisse”).

Qualcun altro ancora “cade nella trappola” delle prime impressioni, rivelandoci di aver dato un boost alla propria autostima falsificando, in parte, quello che gli altri potevano vedere di lui: mostrandosi per quello che voleva essere anziché per ciò che è davvero. Come ragionamento è simile a quello di chi ci dice che sull’app cerca di essere originale e mai scontato o di chi cambia il proprio modo di interagire a seconda di chi si trova davanti.

Ulteriori finalità perseguite dai nostri intervistati

Le ragioni di tale dissonanza ce le rivelano, almeno parzialmente, le risposte alla domanda: “Cosa cerchi di ottenere con questo approccio?”

Rispetto a questo quesito alcuni intervistati sono stati piuttosto chiari:

Cerco di trovare la personalità che si avvicina di più alla mia

oppure

Un po’ più di autostima. Volevo godermi l’estate prima di arrivare a Bologna ma poi ho incontrato l’amore della mia vita

o anche

Cerco di attirare l’attenzione e suscitare curiosità nell’altra persona

e

Conoscere più gente possibile, per il lavoro che facevo (coach spirituale) mi serviva questo

C’è anche chi non ha un approccio e ritiene che da tale mancanza derivi la sua scarsa “capacità” di utilizzo di Tinder, dove per abilità qui si intende la quantità di relazioni occasionali avute attraverso l’app.

La terza nascosta funzionalità dell’app

Riprendendo l’ultima dichiarazione, non possiamo non notare come spunti fuori una terza funzionalità di Tinder, anch’essa nascosta e apparentemente secondaria rispetto al suo fine evidente, vale a dire la possibilità di usarlo in maniera settaria, per perseguire interessi specifici come far conoscere la propria attività (ci sono molti tatuatori, ad esempio, ma anche musicisti, modelli, cuochi e trainer – come uno degli intervistati) e coltivare hobby in compagnia (come i gruppi di viaggiatori, ma anche gli appassionati di giochi da tavolo e di ruolo). O ancora sostenere cause e valori identitari, entrando in contatto con i membri di una community.

Abbiamo incontrato persone che sono riuscite a trovare alloggio per un breve periodo e contatti utili per esperienze fuori porta. E abbiamo scoperto, inoltre, che non è poi così inconsueto. Attraverso strumenti di ricerca adeguati, si potrebbe addirittura mappare la rete di scambi e relazioni che Tinder e applicazioni simili hanno contribuito a costruire, suggerendo una loro efficacia in ambiti diversi da quello sessuale.

Un contenitore di esperienze eterogenee

A tal proposito, abbiamo collezionato una serie di “esperienze particolari iniziate con un match”. La generalità della domanda ci ha permesso di lasciare maggiore libertà di interpretazione agli intervistati e di ottenere un feedback alquanto spontaneo sul grado in cui Tinder abbia soddisfatto le loro aspettative di incontro. Per restituire un senso di conclusione al nostro lavoro, possiamo sintetizzare le risposte a quest’ultima domanda lungo un continuum che va dal “sesso tantrico” al “ho conosciuto il mio attuale ragazzo“, passando per “l’ho rivista un anno dopo” e “siamo diventati molto amici“.

Durante questa inchiesta, Tinder ci è apparso come un contenitore di situazioni eterogenee che tuttavia si basano sugli stessi principi e bisogni che caratterizzano la vita offline. A nostro avviso, Tinder come dating app non impatta necessariamente sul modo in cui gli individui intrattengono relazioni sessuali o interpersonali – o meglio, può farlo, ma gli esiti relazionali che ne sortiscono non dipendono solo dall’uso dell’app, quanto più da un insieme di fattori individuali e situazionali. Tuttavia, il fatto che essa sia riconosciuta e legittimata come app di incontri potrebbe limitare l’efficacia delle sue funzioni latenti (o alternative) che abbiamo esaminato.

Chissà se non sarà proprio l’eterogeneità degli utilizzi a trasformare la natura dello strumento, adattandolo alle necessità delle generazioni che lo adoperano.

Per concludere il nostro viaggio all’interno delle interviste online asseriremo di seguito le nostre considerazioni (da utilizzatori) dell’app:

Opinione sull’applicazione dell’ intervistatore 1:

Perché utilizzo l’app? Inizialmente la scaricai perché volevo capire se la persona che stavo frequentando mi interessasse davvero, se conoscere altre persone in maniera semplice poteva farmi o meno piacere. Nell’ultimo periodo lo sto utilizzando invece per incontrare nuove persone in maniera più veloce, perché non mi trovo a disporre del tempo che servirebbe per una classica conoscenza che parte già “face to face”, ma anche perché non cerco nulla di importante, o almeno, non parto con quell’idea, poi se dovesse succedere quel qualcosa di inaspettato non mi tirerei di certo indietro.

Per quanto riguarda l’approccio al sesso e alle relazioni interpersonali alcuni credono che le tecniche cambino inevitabilmente, ma dipende dal modo in cui si vivevano i classici incontri fuori dal mondo di Internet. Nel mio caso non è cambiato molto il mio modo di relazionarmi: le persone sono sempre persone, sia fuori che dentro lo schermo.

Non posso dire di avere un approccio specifico sull’app; cerco di essere sempre me stessa: una persona discreta, simpatica e che ha sempre la risposta pronta. Ovviamente non prediligo la chat di Tinder, come molti credo, tant’è che dopo alcuni messaggi iniziali si continua spesso a parlare su Instagram, dove ognuno ha il modo di scoprire qualcosa in più della vita dell’altro: parlo di interessi, ulteriori modi di presentarsi, abitudini.

Ritengo che ogni esperienza fatta grazie ad un “match” iniziale sia stata particolare, in quanto unica. Ognuno è diverso e un’uscita non può essere mai uguale ad un’altra. Quello che conta per me è innanzitutto il confronto, il dialogo, lo scoprire e imparare nuove cose. L’arricchire il proprio bagaglio con le conoscenze e le idee dell’altro. Modi diversi di vedere le cose portano sempre a qualcosa di positivo, così come condividere passioni e abitudini. Sono elementi di crescita.

Opinione sull’applicazione dell’intervistatore 2:

Perché utilizzo l’app? Principalmente per accrescere la considerazione che ho di me stesso quando ne sento la necessità. Non sono una persona che fatica a fare nuove conoscenze, per cui non l’ho mai usata con questa finalità. Tinder per me è come uno specchietto retrovisore: ti permette di vedere quello che non riusciresti a scorgere altrimenti. Credo quindi che sia molto utile per valutare l’idea che gli altri hanno di me. L’applicazione è uno strumento con cui riesco a combattere le mie insicurezze e i miei picchi negativi di autostima.

L’approccio che uso è determinato dal mio stato al momento dell’utilizzo. Non ho frasi fisse o altro, vado a braccio e metto alla prova le mie skill. Uso Tinder come un gioco, come molti degli intervistati e di chi ha partecipato al questionario; come un mezzo per alleviare lo stress, insomma. Il grande pregio che riconosco a questa app è che permette di emanciparsi e di infrangere le barriere che ci portiamo dentro. D’altra parte, vorrei sottolineare che esso non costituisce la soluzione a problemi complessi, come quelli di tipo relazionale o legati all’intimità.

a cura di
Erica Amato
Lorenzo Occhiolini

Seguici anche su Instagram!
LEGGI ANCHE – La malattia che “non esiste”: cos’è la vulvodinia
LEGGI ANCHE – Rivoluzione: la Camera dice
“Sì” al suicidio assistito

Condividi su

Erica Amato

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *