Vinicio Capossela – Teatro delle Muse, Ancona – 6 dicembre 2021
Vinicio Capossela torna al Teatro delle Muse di Ancona per la data del suo tour “Bestiale Comedia Concerto Dantesco“, nella data del 6 dicembre 2021.
Buon Dicembre!
Il cantautore accoglie così il numeroso pubblico accorso una volta alzatosi il magnifico sipario. E parte il viaggio a bordo del suo scenografico vascello, sul quale si sviluppa la sua personale reinterpretazione del viaggio del Sommo Poeta Dante Alighieri.
Uno spettacolo che, come per la Divina Commedia, si divide in tre atti: Inferno, Purgatorio e Paradiso.
L’Inferno moderno per Capossela trova la sua più caratteristica rappresentazione nella frenetica corsa all’acquisto, dove Amazon indossa a pennello i panni demoniaci. Ma il male per Capossela assume anche altre forme, tra cui quelle delle violenze di genere: il DDL Zan, spazzato via con un colpo di spugna, rappresenta l’apoteosi del trionfo del male che non lascia spiragli di luce nei gironi infernali.
Il migrante è lo straniero da respingere a tutti i costi, alienato da quel senso di umanità che dovrebbe pervadere gli stessi che ne decidono le sorti.
Da quella stessa barca, oggetto di viaggio e di speranza, Vinicio Capossela individua il nemico per la società odierna. E da Dante il passo verso Primo Levi è breve: citando Ulisse, si evince come “perseguire virtute e canoscenza” può essere l’estremo baluardo di un senso di umanità fragile e prossima alla fine.
C’è una buona notizia: l’Inferno è finito!
Luci e melodie ben più confortanti accolgono l’ingresso al Purgatorio. Per Capossela, come per Dante, è questo il luogo degli amici e dei pensieri ritrovati. E va da sé che diventa per eccellenza il luogo degli omaggi.
Capossela posiziona la sua musica nel “Vecchio Stil Novo” degli Anni ’90. Mentre cita i La Crus di Mauro Ermanno Giovanardi e Franco Battiato come esponenti del “Dolce Stil Novo” di quel decennio. Per omaggiare i La Crus ripropone la loro versione de Il vino. L’omaggio a Battiato si concretizza nella reinterpretazione de La torre, durante la quale Capossela indossa uno dei suoi eccentrici copricapi, quest’ultimo proprio a forma di torre.
E la torre rimanda alla montagna del Paradiso, ma prima Capossela sofferma l’attenzione del pubblico sulla voce delle sirene (che introducono l’omonima canzone). Esse ci impediscono l’ultimo accesso al Paradiso: rivolgendosi a noi ci impediscono di uscire da noi stessi, da ciò che siamo e dalle nostre azioni, imprigionandoci senza trovare la pace.
Tuttavia, si aprono le porte dell’Empireo, dove tutte le anime trovano pace.
Comprese quelle che Capossela, con apparente ilarità, attribuisce a dei calzini spaiati. Per lui rappresentano la metafora di amori rincorsi, persi e ritrovati solo nella pace celestiale, e ai quali Capossela dedica proprio Il paradiso dei calzini.
Per l’eclettico cantautore, accompagnato dal violinista Raffaele Tiseo e dal polistrumentista Vincenzo Vasi, esiste una sola eternità possibile: quella della lumaca. Il desiderio è quello di fermare il tempo, rallentandolo fino quasi a farlo tornare a ritroso. Farsi piccolo come a ritornare alla nascita. E col copricapo a chiocciola, Capossela canta La lumaca e rallenta i movimenti suoi e quelli del suo complesso, fino a uscire di scena.
Vinicio Capossela concede un bis al pubblico di Ancona con Ovunque proteggi, ma solo dopo un simpatico siparietto dove veste i panni di San Nicola da Bari, approfittando dell’atmosfera natalizia. Ancora una volta incanta la platea con un suo pensiero sulla paura e sullo spavento.
Ogni concerto di Vinicio Capossela è uno spettacolo unico ed irripetibile. La padronanza lessicale e le sue doti concettuali gli donano la capacità di poter interpretare a suo modo qualsiasi arte letteraria, regalandola al pubblico attraverso una chiave musicale che si sposa alla perfezione con le parole.
a cura e foto di
Emmanuele Olivi
Seguici anche su Instagram!