Giorgio Canali – We Reading Festival – 23 agosto 2020
Se c’è in programma un concerto di Giorgio Canali all’alba la domanda è: si sveglierà molto presto oppure andrà a dormire molto tardi?
L’orario è insolito ma, visto il bicchiere di vodka con cui arriva in spiaggia, c’è da credere che non abbia dormito granché nelle ore precedenti. Anche se, trattandosi di Canali, non sorprenderebbe nemmeno che possa aver fatto colazione così.
L’ultimo palco del We Reading Festival è il suo, alle sei del mattino, in spiaggia a Cesenatico.
Subito ci informa che il concerto potrà durare un’ora soltanto. Dalle sei alle sette, senza sgarri. Così, puntuale come non mai, ce lo ritroviamo immediatamente sul palco, con in mano la sua chitarra luccicante e alle spalle il mare.
Siamo in tanti ad esserci svegliati presto per venire a sentirlo. La spiaggia del Maré è piena di gente seduta sui lettini. Giorgio Canali è solo con la sua chitarra, niente Rossofuoco a fargli compagnia.
Per sopperire alla mancanza della band verranno utilizzati effetti sonori generati dalla loop station. Questo darà vita ad una versione inedita di alcuni suoi pezzi, in gran parte tratti dall’ultimo disco Undici canzoni di merda con la pioggia dentro.
Canzoni di merda con l’alba dentro
Si parte con “Piove, finalmente piove“, “Undici” e “Messaggi A Nessuno” e si passa a “Mostri sotto il letto“. Canali si lamenta dell’umidità che gli “spacca la voce”, ma la verità è che ha ancora un bel timbro profondo e amaro che, insieme al classico corredo di bestemmie, testate sul microfono e vodka, ci fa sentire meno soli.
Giorgio Canali brucia, come sempre, e non smette di sbattere il proprio cuore, o fegato, sul palco. Parla con il pubblico quanto basta, al resto ci pensa la musica. E infatti si continua con “Ci sarà” e la meravigliosa “Nostra signora della Dinamite“.
“Sono più bello io dell’alba” dice, quando molti tirano fuori il proprio telefonino per fare foto al sole che si alza dal mare “fatele a me, le foto”. Poi sorride in quel suo modo cinico.
Con grossa probabilità, questo è il concerto più romantico della sua lunga carriera. Se non altro, per il luogo. E, vista l’occasione perfetta, ci fa ascoltare un brano che uscirà nel prossimo disco, probabilmente in autunno.
Così, mentre canta “dai che si sa che non sono sincero quando dico in giro che non cerco la felicità” capisci perché gli si vuole così bene, a Giorgio Canali.
È infelice quanto noi, sfigato quanto noi e inquieto, esattamente come possiamo esserlo stati noi, almeno una volta nella vita. Persi a combattere contro le nostre personali tragedie quotidiane, a rovinare tutto, a rincorrere un amore o a fare mattino con una vodka in mano, raccontandoci che sì, stiamo bene così, perché piangersi addosso non serve a niente.
Niente bis
L’ultimo pezzo – annuncia – è “Precipito“, seguito da una “post- ultima”, l’immancabile “Lettera del compagno Lazlo al colonnello Valerio“.
La sensazione, in un concerto atipico come questo, è che Canali dia tutto, ancora più del solito. Forse per sopperire alle distanze, alla mancanza dei Rossofuoco, al contatto con le persone.
Il sole è alto, sono le sette, e siamo arrivati in fondo ad un concerto meraviglioso. Non c’è niente di meglio delle sue “canzoni di merda” e di una malinconica alba di fine agosto, per iniziare la giornata. Niente bis, come da tradizione. Niente inganni, anche stavolta.
a cura di
Daniela Fabbri
foto di
Mattia Zamagni / We Reading Festival
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