Ottobre è semplicemente e autenticamente Giulia #GentEmergente

Ottobre è semplicemente e autenticamente Giulia #GentEmergente
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Questa volta la nostra rubrica dedicata ai talenti emergenti fa un viaggio alla scoperta di Giulia Panza, in arte Ottobre.

Il viaggio nel mondo di questa giovane artista è uno di quei viaggi introspettivi dove le parole e i gesti hanno un peso specifico, nulla di casuale o privo di significato e tutto viscerale e vero.

Ottobre è un mondo fatto di tasselli di sensibilità che attraverso la musica prendono la forma di punti di forza. Da Ottobre fa cover fino ad arrivare ad Origami il suo primo singolo uscito quest’anno per Giungla Dischi e accompagnato da un incantevole video realizzato da Duilio Scalici.

Ed è proprio con questo brano che emerge la vera Giulia con tutto il suo bagaglio di fragilità e con la sua vera essenza che inevitabilmente cattura l’attenzione di chi riesce ad ascoltare e vedere andando “oltre” l’apparenza delle cose.

Voglia di lasciarsi andare, di credere, di sperare, di “sentire” oltre i cinque sensi che abbiamo a disposizione. Voglia di raccontare, di condividere, di provare sempre e comunque a mettersi in gioco, nonostante tutto e tutti. Voglia di rinascita continua e bisogno perenne di verità. Voglia di sedersi a tavolino con le proprie paure, farci due chiacchiere e trovare un modo per superarle. Ecco cosa fa Giulia con la sua musica. Si racconta e lo fa semplicemente.

In realtà con Ottobre è come se fosse sempre primavera.

Conosciamola meglio…

Partiamo dal principio… Nome d’arte: Ottobre. Raccontaci un po’ qual è stato il momento in cui Giulia è diventata Ottobre?!
“Credo che un po’ di Ottobre in Giulia ci sia sempre stato, infatti quando parlo di Ottobre non riesco mai a parlarne come un progetto distaccato da Giulia. Giulia è Ottobre e viceversa. C’è stato un momento preciso in cui Ottobre ha messo da parte un po’ di timidezza ed è venuta fuori quasi a gamba tesa, un momento molto doloroso di tre anni fa in cui ho perso mio nonno proprio in questo mese che tanto amo e tanto odio; è stato lì che ho capito che le cose che cerchiamo di tacere nella vita prima o poi trovano il modo di ribellarsi e cominciare a far rumore; ed è stato lì che Ottobre si è fatta spazio. Sinceramente ne sono molto felice e credo fermamente che dal dolore nascano punti di forza e di una qualche felicità, forse.”


Com’è nato il tuo progetto musicale? La musica è sempre stata una tua passione o è cresciuta negli anni e quali altre passioni alimentano la tua vita?
“Nella risposta precedente ho un po’ spiegato com’è nato il mio progetto, che progetto non amo chiamare, solo perché si tratta di me che faccio cose e non mi piace immaginare tutto questo come uno schema o un grafico organizzato a tavolino. Ottobre nasce dopo anni di silenzio, dopo anni in cui cantavo senza che nessuno mi ascoltasse davvero e nasce proprio dalla necessità di trovare quel qualcuno e forse di trovare anche me stessa. Cantavo spesso con una persona che mi accompagnava con la chitarra anni fa, un giorno mi disse “Se io avessi la tua voce non me ne starei qui”, lo ignorai, ma non del tutto. Dopo qualche anno ho deciso di comprare una chitarra (Matilda, come il titolo della prima canzone che decisi di imparare a suonare) e di provarci da sola, di smetterla con le basi del karaoke di youtube e da lì i primi video bui in cui si sentiva una chitarra distrutta e la mia voce quasi sussurrata. Ero terrorizzata all’idea di “metterci la faccia”; poi i primi video meno timidi, le cover, il canale youtube, il profilo instagram e facebook; dallo scrivere poesie ai tentativi di canzoni e così fino al primo singolo. La musica è sempre stata una mia passione, credo di aver iniziato a cantare quando ho iniziato a parlare. La mia baby sitter mi regalava le cassette dello zecchino d’oro, avevo una candela per microfono, vari CD dei miei genitori, uno stereo, il soggiorno e questo era quanto mi bastava a rendere i miei pomeriggi magici. A cinque anni ho iniziato a studiare danza ed è stato un po’ questo il motivo che non mi ha permesso di poter dedicare del tempo anche alla musica, perché la danza si prendeva ogni mia giornata, ogni mia energia ed è stato così fino a un anno fa. La danza, l’arte in ogni sua forma e la scrittura si sono quasi da sempre sommate (la scrittura è arrivata un po’ dopo perché l’ho odiata fino ai 13 anni), coesistono dentro di me, è difficile da spiegare.”

Parliamo del tuo singolo  “Origami” e in generale di quanto possa esser difficile la scrittura, mettersi a nudo attraverso le parole di un testo e in questo caso anche attraverso la propria persona visto che sei la protagonista del videoclip… cos’ha rappresentato per te a livello intimo ed emotivo tutto questo? Come l’hai vissuto?
“In verità all’inizio avevamo avuto un’altra idea per il videoclip, poi il mio manager un giorno mi chiama e mi dice “nel video devi esserci tu, devi danzare tu, è quello che hai fatto fino ad oggi e devi farlo nel videoclip”, mi è preso un colpo devo ammetterlo e non è stato facile. Il giorno delle riprese c’era il mio manager che ogni tanto mi chiedeva “come va?” e io ero lì con lo sguardo perso a chiederlo a me stessa e l’unica cosa che mi veniva da dirgli era che fosse strano. Danzare per il videoclip del mio primo singolo è stato un po’ come dire “arrivederci” ad una cosa alla quale per anni non ho mai detto neanche “a più tardi”, non è facile e non lo è stato. Non è una questione di scelte, perché non saprò scegliere mai; sono due flussi che vivono dentro di me e non saprò mai dire addio ad uno dei due, anche se in un’eterna pausa dentro di me ci saranno sempre. Spero che dal videoclip sia arrivato questa specie di conflitto interiore, perché mi sono completamente spogliata e l’ho fatto perché credevo fosse giusto donare agli altri questo atto di sincerità.”

“Sulla carta ho scritto che ho paura e tu con la paura hai fatto un origami” è una frase che mi ha colpito molto, forse perché ad oggi è facile avere paura e un po’ meno facile mostrarle. Cosa rappresenta per te questa frase?
“Per spiegarla devo raccontare da dov’è nata. Una sera ero ad un locale qui a Roma, ero seduta e sul tavolino davanti a me c’era un volantino. Era un periodo strano, ero terrorizzata da varie cose, decisi di prendere questo foglio, farne un origami, dargli il nome muto della mia paura e lasciarlo lì. Un secondo dopo ho pensato che se quando fossi andata via qualche fuori di testa come me l’avrebbe visto e gli avrebbe dato un nome, la mia paura sarebbe sparita, per un gioco di nomi, di persone o di follie, però ci credevo davvero. Io l’ho lasciato davvero lì l’origami e non so se questa cosa sia successa dopo, ad ogni modo un po’ confido spesso nella carta, un po’ confido nei percorsi interiori e quindi credo che anche con questi modi immaginari le paure possano essere sconfitte, un po’ come quando si raccontano le favole ai bambini. Non bisogna mai avere paura di avere paura e mai avere paura di mostrare la propria paura; la fragilità è una ricchezza”.

Per te la musica è….
“Un basso continuo.”

Cosa sogni per te stessa e soprattutto quali sono i tuoi progetti? Un nuovo singolo o un album?
“Per me stessa sogno un sacco di felicità, sono una persona un po’ pessimista (sono scorpione, capitemi) e vorrei un giorno raggiungere un certo stato di felicità. Sogno che il tempo mi restituisca tutti i sacrifici fatti e che sto facendo, sogno che tutti i tentativi e le partenze fallite diventino piccoli traguardi, sogno che la mia musica arrivi a tanti timpani pieni di cuore, lacrime e sorrisi. Spero di poter annunciare presto un nuovo singolo e perché no, anche un album, io non sto mai ferma, odio non fare nulla, mi muovo sempre, nel silenzio, ma mi muovo. Spero sempre, perché io con le speranze ci litigo di continuo, loro a volte vorrebbero scappare e io riesco sempre a trattenerle; per fortuna.”

A cura di
Claudia Venuti

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Claudia Venuti

Claudia Venuti nasce ad Avellino nel 1987, a 14 anni si trasferisce a Rimini, dove attualmente vive e lavora. Oltre ad essere il responsabile editoriale della sezione musica di TheSoundcheck, è responsabile dell’area letteratura dell’ufficio stampa Sound Communication. Studia presso la Scuola Superiore Europea di Counseling professionale. Inguaribile romantica e sognatrice cronica, ama la musica, i viaggi senza meta, scovare nuovi talenti e sottolineare frasi nei libri. Sempre alla ricerca di nuovi stimoli, la sua più grande passione è la scrittura. Dopo il successo della trilogia #passidimia, ha pubblicato il suo quarto romanzo: “Ho trovato un cuore a terra ma non era il mio” con la casa editrice Sperling & Kupfen del Gruppo Mondadori.

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