Pink Floyd: il lato oscuro
Era l’estate del 1965 quando Syd Barrett, un diciannovenne di belle speranze, decise di unirsi a una band chiamata The Tea Set.
Una decisione destinata a cambiare la storia della musica.
Forse questo gruppo non vi dirà molto; i The Tea Set dovettero ben presto cambiare nome a causa di un problema di omonimia e decisero di ribattezzarsi come The Pink Floyd Sound, in onore di due grandi del blues.
I Pink Floyd sono una delle band più iconiche ed idolatrate del mondo musicale moderno, con i loro synth e il loro sound sperimentale hanno cambiato il modo di fare e di percepire la musica.
La band originale, che muove i suoi primi passi nella swingin London, è composta da Barret, Roger Waters, Richard Wright e Nick Mason.
Il vero successo arriva tra il settembre del 1966 e il marzo del ’67 ed è legato all’UFO CLUB, un locale che diventa il punto d’incontro del movimento underground londinese, e di cui i Pink Floyd diventano house band.
Tra i loro primi successi ed esperimenti possimo ricordare la canzone Interstellar Overdrive, brano strumentale di quasi 10 minuti, che verrà eletta inno della controcultura inglese.
Il principale artefice della musica della band, in questo periodo, è proprio Syd Barret che scrive The Piper At the Gate of Dawn praticamente da solo. Ma Barret è logorato dalla dipendenza dall’LSD e da problemi di schizofrenia e, a causa del suo comportamento spesso imprevedibile, i Pink Floyd si vedono costretti ad allontanarlo dal gruppo nel 1968.
David Gilmour, un suo vecchio amico, chiamato inizialmente per dare sostegno sul palco colmerà il vuoto lasciato da Barnet.
A questo punto il principale songwriter diventa Roger Waters che imprime il suo stile alla band che nel frattempo si è arricchita dell’estro artistico di Gilmour.
Mentre nel mondo spopolano i ritmi sfrenati del rock ‘e roll i Pink Floyd si distinguono per i loro ritmi lenti e cadenzati che sembrano proiettare l’ascoltatore in una dimensione diversa, quasi onirica, in grado di suscitare immagini vivide nella mente dello spettatore.
Il punto di svolta nella loro carriera arriva nel 1973: con The Dark Side Of the Moon i Pink Floyd entrano nell’Olimpo della musica.
Un’opera filosofica che analizza le cause dell’alienazione, lo scorrere del tempo, la paura della morte e la follia. Un album complesso, pesante, ma che è risultato essere un capolavoro.
Alienazione e problemi di comunicazione sono temi cari alla band che verranno approfonditi anche in altri album come Animals e Wish You Were Here.
I Pink Floyd sono tra le icone più emulate ed amate. System of a Down, Foo Fighters, Radiohead; le band che hanno reso omaggio ai Pink Floyd sono tantissime tanto che elencarle tutte sarebbe praticamente impossibie. A volte però si va oltre il semplice tributo; nel 2005 i Dream Teathre nel corso di due concerti, uno ad Amsterdam ed uno a Londra, hanno reinterpretato l’intero The Dark Side Of the Moon.
Ma non solo musicisti, anche l’arte rende omaggio a questo gruppo iconico. Ono Arte Contemporanea, dal 26 settembre al 30 novembre, ha allestito una mostra dal titolo Pink Floyd: il lato oscuro. Quaranta scatti che ci fanno rivivere la storia di questa band vista dall’obiettivo di Torm Thorgerson, Jill Furmanovsky, Baron Wolman e Colin Prime.
Attraverso questi scatti possiamo ripercorrere la storia della band, dal loro primo tour fino all’apice del loro successo, mostrandoci anche quel loro lato oscuro, come quello della luna, a cui hanno legato in modo indissolubile il loro successo.
A cura di
Laura Losi