La tranquillità è sinonimo di “Paranoid Android”: chi l’avrebbe mai detto?

La tranquillità è sinonimo di  “Paranoid Android”: chi l’avrebbe mai detto?
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Nasce oggi la rubrica #PagineRock che vi racconta come sono nati i più grandi successi della musica internazionale.

Immaginate una serata che doveva essere divertente, ricca di aspettative che si trasforma in un brutto incubo. Vi è mai capitato? Così, da questa situazione di disagio è stata scritta una delle canzoni più belle di Thom Yorke e dei Radiohead.

Siamo a Los Angeles, in un pub dove il frontman della band vuole trascorrere una serata tranquilla fino a quando non viene circondato da persone strane, sovraeccitate (drogate) che iniziano a disturbarlo con mille domande. La situazione degenera, i personaggi diventano violenti, caotici come una donna che si infuria quando le viene versato un drink addosso. Il cantante torna a casa ma nel sonno continua a sentire quelle voci, in particolare della donna e le urla di quel pub.

Decide di alzarsi e iniziare a scrivere il testo di “Paranoid Android“:

“Please could you stop the noise

I’m trying to get some rest

From all the unborn chicken voices in my head

Ambition makes you look pretty ugly

Kicking, squealing Gucci little piggy”

Dal punto di vista musicale, la canzone è già pronta da tempo, mancano solo le parole. Quel pub cosi piccolo diventa, appunto, il microcosmo iniziale che scatena il genio, la creatività e l’invettiva di Thom Yorke che si allarga fino a toccare temi davvero attuali della nostra società come la critica nei confronti del sistema capitalistico nella sua totalità, ritenuto responsabile della brutalità dell’essere umano, sempre più e solo intento alla ricerca del successo e del guadagno ad ogni costo.

Si critica lo stile di vita materialistico, la perdita di umanità ed empatia perché si è troppo intenti e concentrati su cose superficiali e futili (ritorna ancora una volta l’episodio della donnina “porcellina e strillante” del pub alla quale viene versato un bicchiere addosso, un episodio che sconvolse e colpì tantissimo lo stesso Yorke).

La canzone fa riferimento a Marvin , androide paranoico da cui deriva il titolo del brano e personaggio della saga di fantascienza “ Guida galattica per autostoppisti” dello scrittore inglese Douglas Adams. Da qui anche lo spunto per il videoclip disegnato da Magnus Carlsson e tra i più passati nella rotazione di MTV di quegli anni (1997).Un videoclip vero, crudo  da una parte criptico e dall’altra poetico.

Il protagonista è Robin ( alter ego di Marvin). Entrambi depressi, alienati ed estranei , troppo diversi per questa civiltà moderna, materialista. Tutti questi aspetti vengono sottolineati nel videoclip attraverso la storia di questo ragazzo disoccupato cronico e ormai indifferente a tutto e tutti  tanto da essere ridicolizzato dalla società. Non a caso si arriva all’esasperazione con la fuga finale dello stesso protagonista che si rifugia sopra un palo mentre il cattivo (un omone di affari raffigurato in tanga) tenta di buttare giù lo stesso palo. Un finale tanto assurdo e surreale ma immaginato come unica soluzione possibile per scappare da questo mondo così brutale e superficiale.

Pensare che la scintilla di Paranoid Android era già scattata nell’agosto del 1996 quando i Radiohead decisero di fare come i Beatles come dichiarato anche dal bassista Colin Greenwood: “ In Paranoid Android, il sound verso il quale ci siamo indirizzati era costituito dall’idea di un incontro tra Dj Shadow e i Beatles”. E, lo stesso Thom Yorke fece un paragone con i Fab Four, dichiarando: “inizialmente si trattava di 3 canzoni separate e non sapevamo che farcene . Poi pensammo a “Happiness is a warm gun” – tre canzoni che John Lennon unì insieme  – quindi perché non provarvi anche noi?”

Ci sono riusciti perfettamente. L’intero album di“ Ok Computer” è da considerarsi tra i più influenti e importanti nella storia della musica. Nel 2015 è stato definito “culturalmente, storicamente o esteticamente significativo” dalla Biblioteca del Congresso di Washington, Stati Uniti. Un album che descrive il passaggio di un’epoca, nulla sarebbe stato come prima. La musica sarebbe cambiata e quei temi (la disumanità e le ansie dell’uomo moderno, la paura che la tecnologia possa prendere il controllo sulla nostre vite) affrontati nell’album da Yorke sarebbero diventati chiodi fissi (anche nel suo progetto solista) in quanto frutto di profonde riflessioni, qualcosa di veramente vissuto, concreto e a tratti banale come una serata, apparentemente tranquilla, in un pub di LA.

Non seguendo alcun tipo di mode, i Radiohead sono stati profetici nell’introdurci ed indicarci un percorso purtroppo inevitabile ma ancora attuale del mondo in cui viviamo, denunciandone gli aspetti che da tanto, ormai troppo tempo inquinano la nostra società. Cosi è nato uno dei capolavori della musica rock e degli anni ’90!

a cura di

Ivana Stjepanovic

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