“Il famiglio della Strega”, la realtà dietro le storie

“Il famiglio della Strega”, la realtà dietro le storie
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Arriva oggi in libreria il Famiglio della Strega, edito da Effequ, un saggio di Francesca Matteoni

Tutti noi siamo cresciuti con la paura della Strega, alimentata dai racconti che ci facevano quando eravamo bambini. Le streghe erano sempre donne, spesso vecchie e brutte, che avevano la funzione di spauracchio. Crescendo, andando a scuola, abbiamo scoperto che queste figure, che credevamo frutto dell’immaginazione, in realtà sono realmente esistite e sono state perseguitate. Oggi, soprattutto nella letteratura fantasy, stanno avendo una nuova vita e, spesso, ricoprono il ruolo di protagoniste. Ma cosa sappiamo davvero di loro?

Chi sono davvero le streghe?

Si tratta di figure che mi hanno sempre affascinato ma di cui, nella realtà sapevo ben poco. Ho avuto il piacere di ricevere da Silvia Costantino di Effequ, a Testo, Il famiglio della Strega di Francesca Matteoni, in uscita oggi, un saggio che parla di streghe, famigli e sangue.

L’autrice nel suo testo non affronta tematiche di cui spesso si sente parlare, come i processi o l’inquisizione, ma presenta al lettore storie meno conosciute che aiutano a fare un po’ di luce su questo argomento.

Una stima dice che siano state torturate e uccise tra le quaranta e le sessantamila persone con l’accusa di stregoneria. Persone e non donne perché, a differenza di quello che la maggior parte di noi pensa, spesso si trattava di uomini. In alcuni stati, come ad esempio in Finlandia infatti, le streghe maschio costituivano la maggioranza.

Matteoni nel suo saggio indaga in modo approfondito il legame con i famigli e ci mostra come questi siano cambiati nel corso dei secoli: da animali domestici (come gatti, cani e capre) si sia arrivati agli Imp, fino a giungere ai niggets (nel 1915). I famigli, con il passare del tempo perdono la loro accezione di animali domestici magici e diventano “sostanza fisica” del demonio.

Un legame antico, quasi materno, legava le streghe ai famigli che, spesso, si nutrivano di loro, lasciando marchi sul loro corpo. Questi segni, che potevano essere degli ematomi o delle escrescenze, bastavano per tacciare gli accusati di stregoneria.

In un clima di terrore e di paura, spesso, erano le persone che trovavano sul loro corpo macchie o escrescenze a recarsi dal boia per assicurarsi di non essere state toccate dal demonio.

L’importanza del sangue

Matteoni ci parla a lungo e in tutto il saggio del sangue, liquido vitale che può portare alla morte. Sostanza di primaria importanza per le streghe e per i loro rapporti con diavoli e famigli.

Simboleggiando la forza nascosta nel corpo, il sangue contiene sia la vita, quando fluisce regolarmente all’interno dei suoi confini fisici, sia la morte, quando fuoriesce o il suo corso è in qualche modo ostruito e deviato.

Nel corso della storia il corpo della donna è sempre stato visto come inferiore a quello dell’uomo: il suo unico scopo era quello di creare nuova vita. Quando, per motivi biologici, questo diventava impossibile la donna perdeva la sua utilità.

Il Malleus Maleficarum, nome in cui tutti ci siamo imbattuti sui libri scolastici, scritto nel quindicesimo secolo era un testo estremamente misogino che presentava la donna come compagna ideale del diavolo a causa della sua debolezza sia fisica che morale.

Il sangue diventa fondamentale nei sabba (o negli incontri al cimitero adiacente la chiesa), in cui il sangue veniva usato per sigillare il patto diabolico, in contrapposizione a quello salvifico di Cristo, che ha purificato Maria Maddalena (figura in cui convergono sia il peccato sia la redenzione).

Ma il sangue non serviva soltanto a sancire un patto o a lanciare “malefici” era anche un modo per liberarsene. Matteoni fa luce sulla pratica dello scratching, una tecnica che consisteva nel far sanguinare la strega (che in alcuni casi andava incontro alla morte). Secondo la credenza, infatti, facendo scorrere il sangue di chi aveva gettato il sortilegio le vittime sarebbero guarite dai malefici.

Il saggio

Si tratta di un’opera di circa 160 pagine, breve ma intensa. Ho apprezzato lo stile di scrittura di Matteoni che non risulta mai pesante o accademico. L’autrice ci presenta una serie di osservazioni, avvalorate da citazioni di processi e trascrizioni di dichiarazioni risalenti all’epoca trattata. Uno spaccato sulla società del tempo.

Si tratta di un testo che fa riflettere perché nonostante parli di epoche lontane ( anche se come detto in precedenza viene citata una strega vissuta nel ‘900), getta luce anche sulla nostra attualità. Quante volte noi, abbiamo paura del diverso?

La ricerca di un nemico interno alla comunità da esporre e perseguitare non si è affatto esaurita, e vede la compartecipazione di vittime e aggressori, entrambi spinti dal bisogno di aderire a un gruppo, a una maggioranza, a un credo condiviso che forma la società e la sigilla, determina la sicurezza e azzittisce ogni vocazione minoritaria e anelito al cambiamento.

Credo che Il Famiglio della Strega sia un’opera da leggere per fare un po’ di chiarezza su queste figure che da sempre affascinano, e spaventano. Perché, come dice Matteoni, forse anche tu potresti essere una strega.

a cura di
Laura Losi

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Laura Losi

Laura Losi è una piacentina classe 1989. Si è laureata in Giornalismo e Cultura Editoriale presso l’Università degli Studi di Parma con una tesi sulla Comunicazione Politica di Obama. Avrebbe potuto essere un medico, un avvocato e vivere una vita nel lusso più sfrenato, ma ha preferito seguire il suo animo bohemien che l’ha spinta a diventare un’artista. Ama la musica rock (anche se ascolta Gabbani), le cose da nerd (ha una cotta per Indiana Jones), e tutto ciò che riguarda il fantasy (ha un’ossessione per Dragon Trainer). Nel 2015 ha pubblicato il suo primo romanzo “Tra le Rose” e a breve vedrà la luce anche la sua seconda fatica, il cui titolo rimane ancora avvolto nel mistero (solo perché in realtà lei non lo ha ancora deciso).

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