Sex Education: la serie volge al termine

Sex Education: la serie volge al termine
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Con la sua ultima stagione uscita il 21 settembre su Netflix si conclude Sex Education, la serie che ha segnato una svolta nel panorama seriale dell’ultimo decennio.

A pochi giorni dall’uscita, proveremo ad analizzare e a raccontare le nostre prime impressioni di questa ultima stagione di Sex Education che in linea con le precedenti, vede i nostri protagonisti affrontare un ennesimo cambiamento.

E così, dopo la chiusura del vecchio liceo di Moordale avvenuta nella stagione precedente, Otis, Eric, Ruby e Aimee tentano di inserirsi al meglio nel nuovo liceo di Cavendish, mentre negli Stati Uniti Maeve vive il suo sogno nella prestigiosa Wallace University

Amsterdam nello spazio

Lo stile particolare di Sex Education è sempre stato una caratteristica della serie, uno stile chiaramente non solo narrativo, ma anche fortemente estetico, grazie ai costumi e alla fotografia.

Quest’ultima stagione non è da meno e sin dal primo episodio, con l’ambientazione nel nuovo liceo, sembra di essere catapultati con maggiore evidenza in una realtà che elude il tempo e lo spazio. Gli outfit dei protagonisti ancora più fantasiosi, abbinati ai colori vivaci della messa in scena confondono la nostra percezione e dividono la nostra mente tra l’Inghilterra degli anni ’80 e una puntata di Zoey 101. 

It’s like Amsterdam…but in space and everyone seems happy and queer

Eric s04 e01

Continuando su un’analisi cromatica di questa stagione, possiamo dire che qui in particolare i colori vivaci svolgono una duplice funzione: da un lato sottolineano l’atmosfera apparentemente paradisiaca che si respira a Cavendish, un posto idilliaco dove inclusione e positività sono le parole chiave, ma dall’altro lato contrastano le tematiche affrontate, che con l’avanzare degli episodi assumono sfumature leggermente più cupe rispetto alle stagioni precedenti. 

Toxic Positivity

Partiamo dunque proprio dal nuovo liceo che con la sua politica di apertura e tolleranza ribalta gli schemi classici dei licei americani, rappresentando per gli studenti della Moordale un vero e proprio shock culturale.

Al Cavendish c’è una sessione giornaliera di yoga, un forte senso di sostenibilità e un gruppo di studenti noti per essere gentili, insomma un vero e proprio apparente paradiso dove alcuni dei protagonisti riescono ad ambientarsi senza problemi e dove altri invece, si ritrovano spaesati e intrappolati.

Con l’introduzione dei nuovi personaggi – il gruppo di studenti gentili – questa stagione mette in luce come una continua ostentazione di un’eccessiva positività nasconda in realtà una tossicità di fondo che si avvale della negazione delle emozione e impedisce alle sensazioni che si stanno provando di scorrere libere.

Tuttavia, seppur rimanendo fedele alle stagioni precedenti, qui le sotto trame legate ai nuovi personaggi, vittime delle tempistiche da finale di stagione, vengono trascurate per lasciare maggiore spazio all’approfondimento e alla (ri)affermazione dei personaggi principali.

Sfumature cupe

Sullo sfondo di un’atmosfera conclusiva che aleggia in questi ultimi otto episodi e concentrando maggiormente l’attenzione sui protagonisti, i toni narrativi assumono sfumature sempre più intime e drammatiche e lo fanno parlando di solitudine e insicurezze, di malattia e di morte, di depressione e di accettazione.

Partendo da Jean che apre questa stagione con il figlio appena nato e una diagnosi di depressione post-partum. Un’eccezionale Gillian Anderson che ricopre il ruolo di madre single con un figlio da accudire e timorosa, una volta ferma, di non riuscire più a risalire sul treno della carriera.

Passando per Maeve, visibilmente più matura e diversa dalla Maeve della stagione precedente, con una borsa di studio presso una prestigiosa scuola degli Stati Uniti sì, ma ancora incerta sulle proprie ambizioni e insicura delle proprie capacità.

Fino a Aimee che continua il suo percorso di guarigione dopo le molestie subite e trova nell’arte e nella fotografia un modo per poter affrontare il trauma, superarlo e andare avanti con la propria vita. Significativi e di grande impatto sicuramente i suoi autoscatti che hanno come protagonisti i jeans che indossava sull’autobus.

Da secondari a personaggi più amati della serie

Parliamoci chiaro, già nella stagione precedente avevamo lasciato questi due personaggi con un percorso evolutivo avviato, un percorso che si è consolidato in quest’ultima stagione e che ha soddisfatto e superato le aspettative.

Adam, smarrito e con il cuore a pezzi dopo la rottura con Eric nella stagione precedente, in questa stagione intraprende un nuovo percorso iniziando a lavorare in fattoria, risanando il rapporto con il padre e arrivando finalmente ad accettare se stesso anche in relazione agli altri.

E poi, cosa possiamo dire di Ruby se non che è proprio lei la colonna portante dell’intera linea narrativa collegata ai drammi scolastici? Indagata e approfondita a 360 gradi, Ruby è stata in grado di trasmettere a pieno il suo cambiamento dalla prima stagione, confermandosi uno dei personaggi migliori dell’intera serie.

Protagonisti trascurati

Se è vero che la maggior parte dei protagonisti viene approfondita per dar loro una fine coerente con i propri personaggi, è vero anche che altri sono stati lasciati indietro. Sto parlando di Eric e Otis, la nostra amata coppia di migliori amici che in questa stagione risulta costantemente sotto tono.

Certo, Eric arriva a una maggiore consapevolezza di se stesso e alla fine capisce la propria vocazione, ma in qualche modo sembra che non sia in grado di spiccare come era solito fare nelle stagioni precedenti e, soprattutto, non risulta in grado di raggiungere a pieno quella completa evoluzione come accade ai suoi compagni.

Stessa cosa per Otis che a differenza di Eric, non appare fermo alla sua versione precedente, ma addirittura sembra fare passi indietro rispetto alle stagioni passate e per la maggior parte di questa stagione lo vediamo egoista, infantile e presuntuoso verso Eric, verso sua madre e soprattutto verso Maeve. Certo verso la fine tornerà a essere il solito Otis, ma si ha come l’impressione che ritorni a esserlo solo per dare una degna fine al suo personaggio.

Conclusioni

Nonostante queste ultime critiche, si sentirà la mancanza di una serie come Sex Education, una serie che ha segnato una profonda svolta nel panorama seriale odierno proprio grazie alla particolarità del suo stile narrativo.

Possiamo dunque affermare con assoluta certezza che anche nel finale, più simile a un prologo che a un epilogo, Sex Education è riuscita nel suo intento iniziale: parlare di sesso apertamente e senza censure o vergogna, istruendo lo spettatore a una maggiore consapevolezza personale e soprattutto consensuale in qualsiasi tipologia di relazione.

a cura di
Francesca D’Orta

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