Tra musica e cinema: l’intervista a Rodrigo D’Erasmo

Tra musica e cinema: l’intervista a Rodrigo D’Erasmo
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È da poco terminato il Nòt Film Fest di Santarcangelo di Romagna, una settimana dedicata al mondo del cinema indipendente. Qui abbiamo avuto modo di incontrare Rodrigo D’Erasmo, ospite per una conversazione dedicata al mondo della musica e un’esibizione di live scoring, insieme al producer e sound engineer, Francesco Donadello, Stefano Pilia e Jacopo Battaglia.

Di talenti come Rodrigo D’Erasmo ce ne sono pochi, e lui è davvero eccezionale. Principalmente un violinista, ma in generale un polistrumentista straordinario, ha contribuito in modo significativo a molti dei prodotti musicali più interessanti nel panorama della musica rock, dell’indie rock e del cinema degli ultimi venticinque anni.

Da anni è membro fisso degli Afterhours come violinista, chitarrista e mente creativa. Rodrigo ha lavorato con tantissimi artisti del panorama italiano come Diodato, Ghemon, Dente, Nada e anche con artisti di fama mondiale, come i Muse.

Abbiamo avuto l’opportunità di fare due chiacchiere insieme a Rodrigo D’Erasmo, grazie ai ragazzi del Nòt Film Fest di Santarcangelo di Romagna. Dalla musica al cinema, in un’intervista davvero unica.

Ciao Rodrigo. Grazie per essere qui insieme a noi di The Soundcheck. Come va? Come stanno andando questo giorni al Not Film Fest di Santarcangelo?

Molto bene. Il borgo è bellissimo, l’accoglienza splendida al Festival, super stimolante. C’è gente da tutto il mondo ed è molto affascinante confrontarsi con così tanti ambiti del cinema indipendente internazionale.

Sei qui in occasione del Not Film Fest, per suonare principalmente, ma anche soprattutto parlare di musica e di cinema. Raccontaci un po’ il tuo come è nato questo tuo legame tra musica e cinema.

Con due esperimenti, due esperienze abbastanza complesse sono state i primi due film che ho fatto perché erano due commedie e quindi è stato un battesimo del fuoco perché ero tendenzialmente non la musica che faccio. Come dire che che più spontaneamente creo produco non ha molto a che fare con la commedia, quindi è stata una palestra enorme da solo fare due colonne sonore per due commedie, anche grosse e importanti.

Quali sono le differenze tra scrivere per il cinema, quindi comporre una colonna sonora e invece, scrivere una canzone?

Il mio coinvolgimento inizia comunque a partire dalla sceneggiatura, e talvolta anche prima di essa. Parte da un dialogo iniziale con il regista, poiché ritengo che sia la fase più vergine, più libera, e che conceda maggiore spazio alla fantasia e alla creatività, ancor prima che il regista si immerga nella creazione e nella realizzazione del film. È come una tela completamente bianca, sulla quale si può dipingere con la propria tavolozza di colori.

Negli ultimi due dischi con gli Afterhours ho collaborato con Manuel e molti brani sono stati creati a quattro mani. Inizialmente, è come comporre una colonna sonora per un film che ancora non esiste o, in ogni caso, per i nostri film, per le nostre vite di quel momento. Manuel interviene poi per aggiungere le parole, generalmente rifinendo il testo quando la musica è già pronta e la melodia vocale è stata definita. In definitiva, il processo non è molto diverso, poiché compongo in base alla sceneggiatura.

La principale differenza sta nel fatto che nella sceneggiatura, sto musicando la storia di qualcun altro, mentre nel caso di una canzone per la mia band, si tratta della mia storia.

Il tuo ultimo lavoro riguarda la colonna sonora del documentario dedicato al grande Sergio Leone. Cosa ha rappresentato per te Leone e come ti sei avvicinato ai suoi film?

Fin da bambino ero affascinato dalla “Trilogia del dollaro“. Li ho amati fin da ragazzo e li ho visti centinaia di volte, anche se all’epoca non capivo molto da un punto di vista cinematografico. Ero affascinato soprattutto dalle storie, dall’immaginario e dalle immagini.

Con l’età adulta, ho iniziato a comprendere la grandezza visionaria del regista e cosa fosse stato in grado di realizzare, essendo un pioniere assoluto nel genere del western. È stato un onore per me realizzare questo documentario, poiché è stato il primo autorizzato ufficialmente dalla famiglia. Quindi, è stato un lavoro molto intenso, meticoloso e profondo.

In particolare, ho discusso molto con Raffaella, sua figlia. Abbiamo cercato di trovare un equilibrio tra le musiche di Ennio e le mie, il che, in un certo senso, equivaleva a toccare una sorta di maestà. Non ero spaventato, ma ho agito con molta attenzione e rispetto.

Ora vado più sul personale. Quale colonna ti sarebbe piaciuto scrivere?

Abbiamo parlato di Ennio Morricone, e mi piacerebbe condividere un aneddoto interessante che è emerso, credo anche nel suo documentario. Pare che Kubrick abbia richiesto i servizi di Morricone per comporre la colonna sonora di “Arancia meccanica”.

Tuttavia, Morricone era impegnato nella realizzazione di “Giu la testa” con Sergio Leone, e Leone era non solo geloso ma completamente coinvolto nel suo lavoro. Morricone decise quindi di rifiutare l’offerta per “Arancia meccanica” e continuare a collaborare con Sergio Leone.

Posso dirti che è una scelta che avrei fatto anch’io.

Hai anticipato prima che stai lavorando a un progetto importante, di cui non puoi anticiparci niente. Ci sono altri progetti in corso?

Stiamo anche valutando qualcosa di nuovo nel campo documentaristico, forse una sorta di serie, ma stiamo ancora valutando se riusciremo a realizzarla o meno. Purtroppo, anche su questo fronte, non posso darti ulteriori dettagli. Passando al fronte della colonna sonora, anche se quella del film è già stata completata e chiusa, dobbiamo considerare i tempi del cinema, quindi uscirà l’anno prossimo.

Inoltre, sono in tour con Diodato fino alla fine di settembre. A novembre, realizzerò uno spettacolo con Filippo Timi su Pasolini. Faremo una settimana di residenza all’Angelo Mai a Roma, ed è uno spettacolo che abbiamo già quasi completato l’anno scorso. Ora lo stiamo perfezionando per portarlo in tour nel 2024. Si intitolerà “Scopate sentimentali“, un nostro delirio psichedelico su Pasolini, molto bello e divertente, oltre che interessante. In autunno, invece, vorrei trascorrere un po’ più di tempo a casa a scrivere.”

Nòt Film Fest

Nòt Film Fest è uno dei principali festival internazionali del cinema indie in Italia che si svolge ogni anno a fine agosto, a
Santarcangelo di Romagna. NOT nel dialetto romagnolo locale significa “Notte”, ma è la parola inglese “Non” che definisce il modo della manifestazione di celebrare i film. Una piattaforma per registi indipendenti internazionali alimentata da un movimento basato sulla comunità, che mira a dare voce ai più unici e innovativi.

Quest’anno ha visto protagoniste 111 opere da 27 paesi diversi. Durante il festival si sono alternati tantissimi momenti di formazione insieme a a registi e produttori, e momenti dedicati ovviamente alla musica.

a cura di
Martina Giovanardi

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