“Redline”: quando l’adrenalina diventa arte

“Redline”: quando l’adrenalina diventa arte
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Se cercate un anime leggero ma estremamente entusiasmante, Redline fa sicuramente al caso vostro con corse mozzafiato e un’animazione eccelsa

Redline rappresenta la punta di diamante della sua casa di produzione: un film di animazione dal grande impatto visivo. Qui, infatti, il disegno fa da padrone frame dopo frame, trasportando lo spettatore in una caricatura della galassia dove l’esagerazione e l’inverosimile lasciano senza fiato.

Diretto da Takeshi Koike dello studio MadHouse e prodotto da Tohokushinsha Film, Redline si distingue nel 2009 per la sua natura controcorrente rispetto alle uscite del periodo. Lo studio infatti decide di non porsi limiti con un lungometraggio degno di nota che ad oggi, rimane un capolavoro dell’animazione secondo la critica occidentale.

Illegalità ed esagerazione in una galassia lontana lontana

In un universo alquanto bizzarro e decisamente cyberpunk, le corse intergalattiche sono all’ordine del giorno per un bravo ragazzo di nome JP.

Una delle corse illegali più importanti e conosciuta come Redline, rappresenta per JP una imperdibile occasione. Dopo aver partecipato alle selezioni, con la gara preliminare Yellowline, il protagonista si guadagna il nome di “bravo ragazzo” per il suo approccio decisamente inusuale. Nelle corse infatti è concesso l’uso della violenza in qualsiasi forma e le auto sono dotate di armi per sbarazzarsi dei propri avversari.

JP rappresenta ciò che c’è di buono nell’umano: gentilezza e altruismo saranno fattori determinanti che usciranno allo scoperto nelle varie situazioni che gli si presenteranno davanti.

I personaggi secondari, nonostante il focus sulle strade sterrate e macchine da corsa, si incastrano perfettamente nella trama. Proprio come per un motore ben oliato riescono a far scorrere liscio tutto il film senza generare intoppi.

Le figure al fianco di JP costituiscono un elemento fondamentale per l’evolversi degli eventi. Grazie ai flashback, vengono esplorati i background di alcuni personaggi arrivando a comprendere anche le motivazioni del protagonista che lo spingono a partecipare alla gara.

Non mancano chiari riferimenti a cult dell’animazione nipponica, ma preferiamo lasciare questa scoperta a chi deciderà di vedere Redline. Non possiamo affermarlo con certezza, ma tali richiami sembrano chiari ed evidenti e c’è qualcosa di estremamente familiare nell’ultima parte del film che vale la pena vedere.

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Pura adrenalina

In Redline, l’unicità e l’assurdo fanno da padrone in un cocktail adrenalinico di corse automobilistiche e guerre intergalattiche in un mondo cyberpunk.

Sì, avete letto bene, “guerre intergalattiche”. Infatti, oltre ad assistere a gare incredibilmente esagerate e violente, ci si metterà di mezzo anche una guerra. Evidentemente non bastavano solo i concorrenti in una lotta all’ultimo sangue ma anche militari infuriati che cercano in tutti i modi di sabotare la corsa.

Questo rende ogni frame, un concentrato di colpi di scena. Alle volte sarà difficile giudicare questa trama che a tratti rimane poco consistente o addirittura inesistente. Le pecche dovute alla storia, però, non bastano per giudicare negativamente questo lungometraggio animato in quanto il fulcro di esso risiede nell’arte visiva più che nella sceneggiatura.

Un capolavoro per gli occhi

In tutta la durata del film non troverete momenti fermi, ogni singolo fotogramma è stato realizzato con l’intento di trasmettere a pieno la sensazione del movimento incontrollato e della velocità delle macchine da corsa.

La polvere sulle strade sterrate, la deformazione delle auto e dei piloti, l’esagerazione dei disegni, rendono questo anime un capolavoro che difficilmente ritroverete in altri prodotti audiovisivi.

L’utilizzo dei colori, con neri profondissimi ad accentuare le ombre, favoriscono un contrasto eccellente con la luminosità delle tonalità chiare. Questo conferisce maggiore enfasi, evidenziano il fattore velocità e movimento.

Inoltre, è d’obbligo sottolineare che non viene fatto uso del disegno digitale, con disegni interamente fatti a mano per un totale di 100.000. Un mosaico composto in maniera eccelsa.

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Perchè Redline?

Non è un caso che questo film prenda il nome di Redline, infatti, nel culto delle automobili sportive il termine si riferisce ad una situazione critica del motore. In particolare, quando quest’ultimo raggiunge un punto critico al massimo delle sue prestazioni. Quel punto in cui il contagiri segna il massimo numero di giri al minuto (RPM).

Le auto Redline, progettate appositamente per sopportare questa condizione al motore, spingono al massimo le prestazioni per ottenere alti regimi durante le corse e offrendo una velocità eccezionale.

Questo concetto viene trasposto nell’anime in modo chiaro ed evidente. I veicoli dei piloti sono dotati di motori potenti che raggiungono velocità smisurate e portate all’esagerazione e irrealismo tali che lo stesso JP rischia costantemente la vita perché il corpo di un essere umano non è in grado di sopportare condizioni simili.

“Il diamante allo stato grezzo”

Redline rimane di fatto, un diamante allo stato grezzo, non in grado di essere apprezzato da tutti. A dire il vero non ebbe molto successo in Giappone, al contrario di noi occidentali: secondo alcuni è definito come uno dei punti più alti dell’animazione nipponica.

Giudicare questa opera per la trama, che effettivamente è inesistente, non ha senso. Questo anime merita di essere visto per l’impegno da parte dello studio e la capacità di rappresentare concetti come velocità e adrenalina nelle corse automobilistiche spingendoli all’esagerazione, riducendo il tutto ad una sorta di caricatura dello sci-fi cyberpunk.

Un climax che ci alimenta minuto dopo minuto con scene incredibili, con personaggi alieni strambi e un essere umano che in mezzo a tutto questo sembra quasi fuori posto per il carattere e per la sua macchina, anch’essa differente tra tutte per la sua dimensione ridotta.

Questo anime, anche se ormai datato, merita assolutamente la visione. Consigliato per i fan più sfegatati dell’animazione giapponese ma pienamente godibile anche per chi si avvicina a questo mondo o ne è del tutto estraneo.

a cura di
Lorenzo De Bonis

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Lorenzo De Bonis

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