Florence + The Machine – Ippodromo Snai San Siro (Milano) – 22 giugno 2023

Florence + The Machine – Ippodromo Snai San Siro (Milano) – 22 giugno 2023
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Florence arriva con la sua “macchina” sul palco del pullunante ippodromo milanese con alcuni dei suoi successi

Straordinaria, nel senso più etimologicamente fedele del termine, extra ordinaria, fuori dall’ordinario, perché Florence e la sua voce non appartengono a questo mondo di banale ordinarietà.

Come un angelo caduto dal cielo, per citare Nada, danza sul palco a piedi scalzi con un vestito religioso e vittoriano, facendo ondeggiare i suoi lunghi capelli ramati. Eravamo tutti incantati dalla sua bellezza e leggevo nelle espressioni di quelli che avevo affianco dello stupore: non riuscivamo a capire da dove venisse, se da un quadro preraffaellita o dal mondo fatato di Fairy Oak.

Incomincia così il live, alle 21:45, con “Heaven is here”: brano vocalmente poco impegnativo, giusto per scaldare le corde vocali che, invece, saranno messe a dura prova a partire da “Dog days are over”.

A partire da questa canzone, in effetti, scardina le porte delle sue inibizioni con i suoi virtuosismi fraseggistici e i suoi falsetti edenici e con la sua interpretazione fatalistica e trascendentale intona le note di “Big God”, rivolgendo lo sguardo verso il cielo stellato di Milano.

Non neghiamo di esserci commossi numerose volte, in particolare con “Never let me go”, noi così come moltissimi altri, se non tutti, mentre ondeggiavamo il cellulare per creare l’atmosfera.

Tra una canzone e l’altra, poi, scendeva ad accarezzare il pubblico delle prime file: un pubblico con le corone di fiori, con i vestiti a fiori, io stessa ne indossavo uno, perché Florence crea ambienti, atmosfere, mode e ne eravamo tutti consapevoli.

Conclusioni

Una catarsi: il canto di Florence ti libera dal peccato, ti accarezza, ti consola, ti fa dimenticare. E tu ti abbandoni e trai insegamento dalla sua purezza. Una Beatrice che indica al Dante che è in noi la strada della salvezza e del perdono, una strada che, a differenza di quella del poema, non è per nulla oscura.

a cura di
Benedetta D’Agostino

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Benedetta D'agostino

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